menscevismo
Corrente minoritaria sorta nel Partito socialdemocratico russo nel 1903, che si contrappose al di Lenin sostenendo l’impossibilità di attuare una rivoluzione proletaria in Russia e quindi la necessità di collaborare con le forze progressiste borghesi per instaurare un regime liberale, capitalistico, considerato premessa indispensabile per la realizzazione di una società socialista. Capi del m. furono in origine G.V. Plechanov, L. Martov e A.S. Martynov, uniti dalla convinzione che la rivoluzione dovesse essere un prodotto borghese e che il compito del proletariato fosse quello di «esercitare una pressione rivoluzionaria sulla borghesia liberale e radicale, forzandola a spingere la rivoluzione fino al raggiungimento degli scopi prefissi». Nel 1905 i menscevichi entrarono nel Comitato federale del Partito socialdemocratico, insieme con i bolscevichi, ma l’unione fu ben presto compromessa dalle divergenze teoriche su numerosi problemi. Con la vittoria bolscevica del nov. 1917 i principali capi della frazione menscevica si trasferirono all’estero.