MENS
Personificazione della mente accorta. Su un denaro dell'imperatore Pertinace una figura femminile tiene in mano gli attributi: ghirlanda e cornucopia. L'iscrizione suona menti laudandae, da interpretare in questo caso come mente di Pertinace, che merita un'alta lode. Ma mens significa qualcosa di più, la meditata accortezza, la εὐβολία: dei Greci, che da tempo aveva goduto un particolare culto nell'Italia meridionale (in un'iscrizione dell'Italia meridionale l'accortezza di un adolescente vien considerata un dono della bona Mens).
La dea penetrò a Roma nel 217 a. C., dopo la catastrofe del lago Trasimeno, conseguenza dell'irresponsabilità e leggerezza, nonché della non osservanza dei riti religiosi. Immediatamente le fu promesso un sacrario, che fu però consacrato solo due anni più tardi - dopo la battaglia di Canne. Questo fu rinnovato da M. Emilio Scauro nel 107 a. C., quando i Cimbri minacciarono Roma. Circa 300 anni dopo ne appare nuovamente il nome, ma questa volta sulle monete. Pertinace trovò Roma in uno stato simile dopo il malgoverno di Commodo; per domare il disperato stato di confusione era necessario un uomo di "meditata accortezza". Questi fu Pertinace: i suoi sforzi incontrarono il riconoscimento espresso dall'iscrizione della moneta. Sotto Antonino Pio compaiono quali simboli della M. gli attributi ghirlanda e cornucopia, divenuti poi, sotto M. Aurelio i contrassegni della Laetitia (v.). La conclusione è facile: con l'uso di questi caratteristici auributi per le gioie delle feste si vuole accennare al ritorno del saeculum aureum che la mens laudanda di Pertinace faceva sperare.
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult, 2 ed., Monaco 1904, p. 313 ss.; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra 1954, pp. 238 ss.; 263.