MENHIR
Termine dialettale bretone (da men = pietra e hir = lungo), passato nell'uso ad indicare il tipo di monumento preistorico consistente in una pietra, a forma approssimativa di parallelepipedo, posta verticalmente sul terreno. In italiano più propriamente gli si dà il nome di "pietra fitta".
Varia è l'altezza di questi monoliti: da un massimo di m 2o,50 (M. Hroeck, nel Morbihan) si giunge a quelli di 3-4 m della Catalogna; e varia è anche la loro disposizione: appaiono isolati spesso, ma anche ordinati in file (e allora prendono il nome di alignements: quello di Carnac, in Bretagna, è lungo complessivamente circa 3 km); oppure a circolo (i cosiddetti cromlech; per esempio quello di Er-Lanic, sempre in Bretagna). Circa l'uso cui erano adibiti, non s'è ancora trovata una spiegazione soddisfacente: per i m. isolati, la diretta associazione con i dolmen, che si riscontra molto di frequente nel N della Francia e anche altrove, farebbe pensare ad una loro destinazione per segnalare tombe di eccezionale importanza; ma ciò non esclude che, col tempo, possono aver assunto anche il significato di veri e proprî simulacri di morti o di divinità, tanto più che alcuni di essi recano tracce di sommarie sculture antropomorfe: gli alignements, anch'essi eretti a volte nelle vicinanze di dolmen, potrebbero verosimilmente essere stati luoghi di raduno, o forse vie sacre; per i cromlech, infine, è indicativo il fatto che a volte circondano la collina dolmenica, suggerendo lo scopo di un rafforzamento del terreno; da qui essi possono aver acquisito un valore simbolico anche nella forma isolata, che è quella comune.
L'area di diffusione dei m. coincide con quella degli altri monumenti megalitici: regione ricchissima è la Francia; il solo Morbihan (Bretagna) ne conserva ben 3500; le isole britanniche possiedono in numero rilevante strutture megalitiche affini (a Stonehenge, Avebury, ecc.); in Germania le zone centro-meridionali (Renania centrale, Palatinato, sporadicamente Sassonia e Turingia, ecc.) ne conservano una discreta quantità; l'Africa settentrionale, e soprattutto la Siria e la Palestina, ne hanno restituiti moltissimi, spesso in relazione con dolmen, e particolarmente nelle forme di circoli e file di pietre. In Italia le uniche regioni ove se ne trovano, come per i dolmen, sono la Puglia (più precisamente la penisola salentina) e la Sardegna. I m. salentini, circa un centinaio, sono generalmente dei parallelepipedi a sezione rettangolare, con le facce maggiori rivolte a N e S; misurano dai 3 ai 4 m di altezza e sono per lo più isolati. Più che veri e proprî m., quelli della Sardegna sono pietre coniche di dimensioni ridotte, che si trovano generalmente in relazione con aree sacre o sepolcrali. Sono a volte caratterizzati da elementi come cuppelle e mammelloni che sembrano accennare a rappresentazioni antropomorfe; in particolare se ne incontrano alcuni, di tipo "femminile", raggruppati insieme ad altri del tipo semplice.
Che gran parte dei m. appartengano all'Eneolitico ed all'Età del Bronzo è da considerare provato; tuttavia il m., spesso quando appare isolato, può essere stato una costruzione di epoca molto più tarda, avente il semplice significato di pietra di confine, come è accertato a Miltenberg (Assia), e fortemente sospetto in molti casi di altre regioni.
Bibl.: J. B. Waring, Stone Monuments, Tumuli and Ornaments of Remote Ages, 1870; M. Beaudoin, De la signification des Menhirs, in Bull. Société préhistor. franç., I, 1904, p. 123 ss.; M. Gervasio, I Dolmen e la Civiltà del Bronzo in Puglia, Bari 1913; J. de C. Serra-Ràfols, W. Bremer, P. Thomsen, in M. Ebert, Reallexicon der Vorgeschichte, vol. VIII, Berlino 1927, s. v.; Z. Le Rouzic, Les monuments mégalithiques de Carnac, 1931; M. J. Fleure, Rough Stone Monuments in Western Europe, in Annual British School Athens, XXXVII, 1936-37, p. 96 ss.; J. Röder, Pfahl und Menhir, Coblenza 1949 (con ampia bibliografia precedente); M. Pallottino, Sardegna nuragica, Roma 1950; C. Drago, I. M. di Terre d'Otranto, in Bullettino di Paletnologia Italiana, LXIII, 1953, p. 147 ss.; G. Palumbo, Inventario delle pietre fitte salentine, in Riv. di Scienze Preistoriche, X, 1955, p. 86 ss.