MENAICHMOS (Μέναιχμος, Menechmus)
Scultore di Naupatto, operante circa la metà del V secolo. Eseguì con il concittadino Soidas la statua crisoelefantina di Artemide cacciatrice per Calidone, dove la dea aveva l'epiteto di Lafria.
Pausania (vii, 18) afferma che Ottaviano, dopo la distruzione di Calidone, donò il simulacro a Patrai, dove egli lo avrebbe visto. Si è voluto identificare l'Artemide Lafria con l'Artemide di Pompei statuetta arcaicizzante nel Museo Nazionale di Napoli. Le monete di Patrai, però, battute in età imperiale romana hanno sul rovescio una immagine di Artemide tra un altare ed un cane; la dea in abito amazzonio ha la mano destra al fianco e nella sinistra regge un arco, la gamba destra è portante e la sinistra è leggermente piegata. La identificazione di questa immagine con l'Artemide Lafria è testimoniata dalla leggenda che spesso la accompagna, non si tratta però, evidentemente, di una scultura dell'età di M.; C. Anti ritiene di risolvere le difficoltà pensando che sul più antico basamento che sosteneva la scultura di M. e Soidas fosse stato posato un simulacro opera di Damophon (riprodotto nelle monete di età romana) e interpretato da Pausania come opera dei due artisti del V secolo. Plinio (Nat. hist., xxxiv, 80) ricorda di M. un vitello che piega il collo sotto il ginocchio, probabilmente di un sacrificatore: non è possibile identificare questo gruppo con quello celebre e ripetuto della Vittoria tauroctona, tanto usato in età romana e che deriva da un rilievo attico della fine del V secolo. Sempre Plinio dice che M. scrisse sulla sua arte; anche Ateneo parla di un M. (ii, 65; xiv, 633 e 635) che ha scritto sugli artisti, parlando di poeti e di musici. La Suda lo nomina come storico di Sicione, vissuto verso il 300 a. C. Può darsi che sia una personalità diversa dallo scultore e che Plinio lo abbia confuso con questo per il fatto che trattò di arte.
Bibl.: Fr. Studniczka, in Röm. Mitt., III, 1888, p. 277 ss.; C. Anti, in Annuario Atene, II, 1916, p. 181 ss.; id., in Boll. d'Arte, XIV, 1920, p. 79; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXIV, p. 380, s. v.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 701 s., s. v.; C. Picard, Manuel, II, Parigi 1935, p. 104; L. Lacroix, Les reproductions de statues sur les monnaies grecques, Liegi 1949, p. 232 ss.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 102. Sulla statua da Pompei: A. Giuliano, in Archeologia Classica, V, 1953, p. 48 ss.