memorie ottiche
Dispositivi capaci di registrare e leggere dati mediante tecniche e componenti radianti nella banda ottica. Le memorie ottiche sono alla base dei relativi sistemi di immagazzinamento, recupero ed eventuale duplicazione di grandi quantità di informazione codificata in forma digitale. Le capacità di immagazzinamento di larghe quantità di dati, l’assenza di contatto fisico fra la memoria e i dispositivi di lettura/scrittura e la loro rinnovabilità costituiscono fattori di merito importanti rispetto ad altre memorie quali quelle magnetiche che tuttavia, consentono tempi di accesso più brevi. Dispositivi quali il Digital versatile disc (DVD) e il Compact disc (CD), nelle loro varianti di sola lettura e/o scrittura (CD-ROM, CD-R, CD-W), sono attualmente di larghissimo uso anche nelle apparecchiature audio/video di uso comune. Essi rappresentano lo stato dell’arte della tecnologia nel campo delle memorie ottiche planari bidimensionali e hanno capacità di immagazzinamento dati dell’ordine del gigabyte (0,65 GB per il CD e 4,7 GB per il DVD). La spinta verso sempre maggiori capacità di immagazzinamento di dati ha portato allo sviluppo dell’High definition digital versatile disc (HD DVD) e del Blue-ray disc (BD), le cui capacità sullo stesso formato del DVD sono di decine di gigabyte. Capacità di immagazzinamento dati ancora maggiori sono proprie dei dispositivi magneto-ottici (MOD) introdotti alla fine degli anni Ottanta del Novecento, basati sull’effetto magneto-ottico di Kerr e utilizzanti laser rossi per l’indirizzamento. L’uso di laser blu-violetto, che consentono maggior risoluzione spaziale, e di materiali a cambiamento di fase ha portato allo sviluppo delle unità Ultra density optical (UDO), le cui capacità sono dell’ordine delle centinaia di gigabyte. L’avvento di dispositivi di immagazzinamento a 3 dimensioni e di tecniche di registrazione olografica attualmente in sviluppo potrebbero portare a capacità di memoria dell’ordine di terabyte per centimetro cubo. L’uso di macromolecole sintetiche e di proteine fotocromiche (sia wild type sia mutanti) per la realizzazione di memorie ottiche, anche tridimensionali, potrebbe aprire prospettive rivoluzionarie nel settore. Tuttavia, nonostante l’intensa attività di ricerca nel settore, le difficoltà di implementazione rendono tali prospettive ancora lontane.