MELODIA
. Etimologicamente (dal greco μέλος e ᾠδή) significa poesia cantata, ma nell'uso musicale questa parola ha preso il significato più vasto di "successione di suoni animata dal ritmo e regolata da leggi strofiche, in modo da acquistare contorni e fisionomia proprî". Le successioni così atteggiate, anche svolgendosi nella più ampia libertà di rapporti - sia rispetto alle recondite simpatie tra suono e suono, sia rispetto all'aggruppamento dei suoni in figure, sia infine rispetto al senso tonale - assumono il valore di pensiero musicale, e i loro diversi momenti si coordinano nella memoria dell'ascoltatore, sì da formare un tutto compiuto.
La melodia ha un nucleo generatore detto motivo (v.), generalmente contenuto nella prima frase o nella prima semifrase o nella battuta iniziale. Nel motivo appaiono di solito nettamente tracciati: la figura o le figure ritmiche caratteristiche della melodia, l'impulso essenziale del suo movimento, il sentimento fondamentale ond'essa è pervasa. Tutto ciò che seguì, anche dilungandosi molto dalla base primiera, non sarà che il suo svolgimento naturale, come quello di un discorso dalla propria premessa.
Due tipi principali di melodie si distinguono: melodia strofica o chiusa e melodia infinita.
Il primo tipo ha due derivazioni: per la melodia cantata, dalle forme metriche della poesia cui si unisce; per la melodia strumentale, dalla danza e dalle diverse necessità metriche dei suoi movimenti. Del resto il fatto stesso che il ritmo, con le sue regolari ripartizioni, sembra essere stato l'elemento primigenio della musica, ha operato in modo che la funzione direttiva sia rimasta a esso in ogni manifestazione musicale, e però anche nella melodia.
La melodia strofica si snoda in frasi, composte di un egual numero di misure, più comunemente di quattro (onde il termine quadratura); due, o anche tre, frasi formano un periodo. Fra i periodi intercorrono rapporti di conclusioni armoniche, fondati di solito sui principî naturali della modulazione. Tali rapporti possono essere messi in rilievo dalle successioni degli accordi, se la melodia è rivestita dall'armonia; ma a ogni modo essi esistono, anche se il pensiero melodico è lasciato nella sua originaria nudità, e comunque essi seguono istintivamente le inflessioni e gli accenti delle frasi e dei periodi. Poiché, a simiglianza del discorso parlato, in cui si distinguono gli accenti delle parole e quelli delle frasi, anche nella melodia cadono accenti, non solo su quei membri ritmici che formano la battuta, ma anche sugli aggruppamenti di battute. Il secondo tipo di melodia (melodia infinita) è una sorta di esaltazione poetica del discorso ordinario, ottenuta coi modi e i mezzi della musica - suono e ritmo -, ma libera da ogni soggezione a leggi strofiche, e quindi anche da conclusioni tonali periodicamente distribuite. Un tal genere di melodia conviene così al canto vocale unito alla parola, come a quello semplicemente vocalizzato o melismatico, come infine al canto strumentale.
A questi due grandi rami se ne può aggiungere un terzo, adatto più particolarmente alla struttura polifonica, e cioè la melodia tematica. È chiaro che, uscendo dal regime monodico, in cui la melodia foggia il suo aspetto in piena libertà e subordina a sé ogni elemento accompagnante, ed entrando nel regno della polifonia, il pensiero musicale deve estrinsecarsi in altro modo. Nella musica contrappuntistica, le parti, avendo tutte la stessa importanza, debbono usarsi dei riguardi reciproci, sia per mantenere unità al discorso generale, sia per avvicendarsi con giusto criterio nei compiti preminenti. Il pensiero melodico perciò, in un tal genere di musica, assume un aspetto di aforisma, o proposizione, che trova il suo logico sviluppo, circolando tra le parti di polifonia, dando luogo a gemmazioni nuove, trasformandosi anche nelle linee ritmiche e melodiche, mutando direzione nel movimento, alterando il proprio carattere espressivo originario, financo frammentandosi in piccoli incisi per ricomporsi poi a rinnovata e solenne unità; facendo in una parola quello che fa il seme fecondo su terra ferace. Questo tipo di melodia è il tema, la cui lunghezza non è determinata, ma che di solito occupa un piccolo numero di battute, per poter meglio serbare i suoi caratteri necessarî d'incisività e di riconoscibilità. Appartengono al tipo di melodia tematica: il soggetto e il controsoggetto della fuga; le brevi entità melodiche su cui si fondano gli episodî imitati del mottetto e del madrigale, e che si rinnovano a ogni frase o concetto del testo; i Leitmotive dell'opera wagneriana e suoi derivati; le idee capitali delle composizioni strumentali in genere e sinfoniche in specie, soprattutto nei tempi o brani foggiati secondo quel particolare procedimento architettonico che si dice sviluppo.
La melodia - tornando al suo concetto generale - è legata da particolari rapporti all'armonia. Questa, per lo più, nel rivestire il pensiero melodico, asseconda le tendenze armoniche in esso contenute; talora, per ragione di effetto o di varietà, le contrasta.
Comunque, l'armonia deve tener conto del fatto che la melodia, nella grandissima pluralità dei casi, non è composta solo di suoni integranti alcuni accordi (note buone), ma anche di suoni estranei a questi. Tali suoni si comprendono nella denominazione generale di note accidentali melodiche e si distinguono in: note di passaggio, note di volta, appoggiature (diatoniche e cromatiche), ritardi, anticipazioni, note sostituite, note aggiunte, note di sfuggita (échappées, nella terminologia francese). La pratica delle note estranee è sorta nella quasi totalità con la monodia, quasi la presenza di tali suoni sia una condizione integrante per l'espressività o anche solo per l'ornamentazione del pensiero melodico.
In linea estetica si può da ultimo ritenere che la melodia, a qualunque tipo essa appartenga, dagli stadî più ingenui dell'arte popolare ai più raffinati dell'arte dotta, è figlia di un misterioso spirito di coesione che unisce in un solo organismo vitale suono, ritmo, intensità, dinamica, capacità armoniche, colore o timbro. Questi elementi, che da soli avrebbero poca o nessuna virtù espressiva, nell'unirsi ne acquistano una piena di fascino e di forza, da cui scaturisce tutta l'emotività della musica: S'intende che ciò va detto per la melodia creata dall'ispirazione, non per quella che l'esperto artefice può anche inventare a freddo, a simiglianza dell'altra. Ed è perciò che le opere degl'imitatori, le esercitazioni stilistiche, e in genere tutta la musica che si scrive senza l'impulso prepotente del sentimento, anche se riveli abilità e buon gusto, resta priva di potere emotivo e di vitalità.
La storia del pensiero melodico, nello stato attuale degli studî, è ben lungi dall'essere completa; essa si riferisce specialmente a quella parte del patrimonio artistico dei popoli che ha lasciato traccia di documenti. Possiamo quindi distinguere tre periodi: 1. greco-romano e cristiano fino all'800 d. C., in cui prevaleva la monodia pura (senz'accompagnamento armonico) e la melodia era ligia alla ritmica del verso (Grecia) o del periodo verbale (cristianità); 2. medievale (800-1590), in cui lo sviluppo e il conseguente predominio della polifonia imposero la melodia tematica, atta perciò allo stile imitativo; 3. moderno (dal 1600 in poi) nel quale il sorgere della monodia accompagnata aprì la via alle molteplici forme della melodia vocale e strumentale, trovando in pari tempo l'equilibrio tra la concezione orizzontale e la verticale del pensiero sonoro.
Queste grandi fasi sono peraltro quelle della musica dotta. Nel campo della musica popolare o anonima, che è sempre stata prevalentemente monodica, gli studî - aiutati dall'etnografia - sono cominciati solo da poche decine d'anni; ma già importanti raccolte di canti folkloristici sono formate e dànno modo di studiarne i diversi caratteri melodici.
Bibl.: G. Venezian, Melodia (vol. II di Teoria generale della musica), Parma-Milano 1924; S. Jadassohn, Le forme nelle opere musicali, 4ª ed., Lipsia 1910; id., La natura della melodia nella musica, Lipsia 1899; G. Bas, Trattato di forma musicale, Milano 1920 segg.