MELILLI
Centro tra Augusta e Siracusa, più all'interno, intorno al quale si stendono vaste necropoli preistoriche.
Una serie di gruppi più o meno numerosi di tombe sicule a grotticella artificiale si aprono lungo le pendici rocciose del Monte Crimiti non lontano dall'attuale centro di Melilli.
I sepolcreti appartengono per lo più alla prima fase dell'Età del Bronzo (1800-1400 a. C.), rappresentata in modo imponente nello stesso territorio siracusano a Castelluccio, circa 30 km più a S. Formando quasi un anello attorno a M., si sono riconosciute piccole necropoli ad O nella cava di Mangiapicciotti, a S nelle cave di Canniolo, di Cannatello e dell'Acqua; a S-E nella costa della Fenestra; un gruppo più cospicuo si è incontrato invece nella Costa dei Gigli e nel Vallone della Neve, località alquanto lontane ad E di Melilli. Se scarsi risultati hanno ottenuto le esplorazioni dell'Orsi (dicembre 1898) nel Vallone della Neve, ove i sepolcri (circa 50) del tipo a cella rotonda (taluni con un letto funebre rialzato sul fondo, qualche altro con una nicchia o loculo simile a quelli frequenti nei periodo successivo) tutti frugati, hanno restituito un bicchiere a clepsidra monoansato, un coltello di selce, mezz'ascia di basalto ed una perla di bronzo; ben più importanti indizî archeologici avevano offerto però già nel 1891 all'Orsi il sepolcreto lungo il margine destro della Cava Secchiera, a circa km 4 a N-E di M., e la piccola necropoli di Bernardina nell'alto corso del fiume Cantera all'incrocio delle rotabili M. Villasmundo-Augusta. Il gruppo di tombe (non meno di una cinquantina) di carattere molto arcaico di Cava Secchiera ha restituito coltelli di selce, piccoli ciottoli forati ad uso di pendaglio, un oggettino di bronzo di uso incerto, e, di peculiare interesse, una placchetta d'osso con quella decorazione a cerchielli che compare particolarmente nel mondo egeo (Troia II e dopo). La necropoli di Bernardina, di gran lunga la più importante del gruppo, consentì subito all'Orsi di condurre uno studio sull'architettura tombale della prima Età del Bronzo. Fu ricavata lungo il margine settentrionale e declive di una terrazza di facile difesa per trovarsi in gran parte circondata dalla profonda Cava del Cucuzzaro, nei cui fianchi a picco si incontrano anche grottoni di abitazione molto più tardi, di età bizantina. Il tipo delle camere funebri esplorate (circa 35) è quello assai arcaico della cella a circolo o ad ellisse irregolare di piccole dimensioni (diametri medî inferiori al metro e mezzo) con vòlta a forno (altezza tra m 0,70-0,90), preceduta in qualche raro caso da un'anticella ellittica assai stretta, e con piccoli portelli di ingresso aperti entro un nicchione emisferico, sul cui piano roccioso furono spesso scavati cunicoli di deflusso delle acque fino ad una distanza da 2 a 8 m dalla finestrella della tomba: non vi manca qualche esempio di tomba gemina. I cadaveri vi erano deposti rannicchiati. In armonia con l'alto arcaismo dei sepolcri è il numeroso corredo contenutovi. All'entrata della cella era talora un grande vaso a bacino; intorno allo scheletro si trovarono collocati vasi di cattiva argilla, senza decorazioni o con ornati a rilievo o a graffito, talvolta dipinti con fregi bruni su fondo rosso vivo o giallastro: sono in genere bicchieri e poculi a una o due anse, tazze ed anforette, pissidi globulari. Molte forme richiamano a Troia, altre al bicchiere biansato miceneo. Oltre a manufatti dell'industria litica (lame di selce) furono restituiti numerosi oggetti di ornamento personale in pietra (due accette minuscole e pendaglietti forati, qualche perla di calcite), in conchiglia (dentalium; cypraea) e denti di squalo forati, in bronzo (una piccola spirale; un sottile filo arcuato a tre quarti di cerchio; qualche perla forata).
Il pianoro sovrastante alla necropoli di Bernardina doveva essere la sede dell'abitato, che, con suggestiva ipotesi, è stato attribuito ad una frazione del grosso centro indigeno di Hybla, sede nel sec. VIII a. C. di quel re Iblon, che, secondo narra Tucidide (vi, 4), concesse pacificamente ai coloni megaresi il permesso di insediarsi sulla costa e fondare Megara Hyblaea.
Bibl.: P. Orsi, La necropoli sicula di Melilli, in Bull. Paletn. Ital., XVII, 1891, p. 53 ss., tav. IV-VI; id., Di due sepolcreti siculi nel territorio di Siracusa, in Archivio Storico Siciliano, XVIII, 1893, p. 308 ss., tav. I-III; id., Sepolcri siculi del primo periodo, in Not. Scavi, 1899, p. 69; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, I2, Milano 1958, p. 109, fig. 45; L. Bernabò Brea, La Sicilia prima dei Greci, Milano 1958, p. 107; p. 110, tav. 42.