Vedi MELFI dell'anno: 1973 - 1995
MELFI (v. S 1970, p. 468)
All'ampia serie di scoperte degli anni passati va aggiunta l'esplorazione pressoché totale della necropoli di un insediamento sorto in località Pisciolo a controllo di un guado del fiume Ofanto, di prevalente (ma non esclusivo) aspetto daunio.
Fra le c.a 200 tombe scavate spiccano due sepolture dello scorcio del V sec. a.C., riferibili a una coppia di dinasti locali, caratterizzate da notevoli peculiarità sia nel campo del rituale che in quello del corredo funerario (tombe 43 e 48). In entrambi i casi, alla cassa contenente solo un'olla di carattere rituale deposta accanto al defunto (riccamente abbigliato, come provano i molti monili, fra cui alcune ambre scolpite di eccezionale bellezza), si contrapponeva una grande fossa, in cui era depositata un'ingente quantità di vasellame sia metallico sia ceramico, fra cui spicca un rhytón attico a figure rosse.
In assenza totale delle armi, la deposizione maschile è contrassegnata da un cratere e da un carro a due ruote simile a quelli già noti, quella femminile invece da un candelabro in bronzo. È comune a entrambe la presenza di grandi lebeti bronzei con tre piedi applicati in ferro, del tipo «atlantico». Al pari della maggioranza dei pezzi, fusi o laminati, di cui si è fatta menzione, si tratta di importazioni di beni di prestigio sia dall'area costiera dello Ionio sia dall'ambiente etrusco ed etrusco-campano.
In analogia con quanto riscontrato in molti degli abitati dell'area melfese e dell'intero territorio della provincia di Potenza, il passaggio dal V al IV sec. a.C. coincide approssimativamente con la fine di questo insediamento, sorto ai primi del VI sec., nel momento d'inizio dello sviluppo dell'intero mondo daunio.
Alla luce anche di queste ulteriori acquisizioni, M. può essere considerata come una sorta di sito-cerniera fra le due principali aree culturali della zona centro-settentrionale della Basilicata, quella daunia a oriente e quella a occidente e a S delle genti, tuttora anonime, portatrici della ceramica a decorazione subgeometrica bicroma della «serie secondaria» (De la Genière, 1968), detta ora anche «nord-lucana» (Yntema, 1985). Queste ultime sono destinate a lasciare il posto all’èthnos lucano nel corso della prima metà del IV sec. a.C.
Nel 1976, all'interno del castello di fondazione normanno-sveva, è stata allestita una prima sezione del Museo Archeologico del Melfese, destinato ad accogliere le testimonianze delle fasi precedenti la romanizzazione raccolte in tutta la zona compresa fra il corso dell'Ofanto, le alture dell'Appennino lucano e l'alta valle del Bradano.
I materiali di epoca successiva sono invece esposti nel museo della vicina Venosa, tranne il monumentale sarcofago rinvenuto nel territorio di Rapolla, trasferito dalla precedente sistemazione presso il Palazzo Vescovile.
Bibl.: Popoli anellenici in Basilicata (cat.), Napoli 1971, p. 99 ss.; G. Tocco, Scavi nel territorio di Melfi, in Civiltà preistoriche e protostoriche della Daunia. Atti del Colloquio Internazionale di Preistoria e Protostoria della Daunia. Foggia 1973, Firenze 1975, p. 334 ss.
Per la ceramica subgeometrica: J. De La Genière, Sala Consilina. Recherches sur l'âge du fer dans l'Italie méridionale, Napoli 1968; D. G. Yntema, The Matt-Painted Pottery of Southern Italy, Utrecht 1985.