MELEZIANI
. Furono i seguaci di Melezio, vescovo di Licopoli nel Basso Egitto e morto verso il 326, autore dello scisma sorto in seguito a una prevaricazione di Melezio, che durante la persecuzione si arrogò di ordinare preti e vescovi nelle comunità private dei loro pastori: ciò senza considerare il diritto della sede di Alessandria di ordinare vescovi per tutto l'Egitto, né quello dei vescovi stessi. Quattro di essi, Filea, Esichio, Pacomio e Teodoro, dal carcere dov'erano stati rinchiusi scrissero a Melezio per protestare. Ma dello stesso anno 306 è un provvedimento in cui Pietro, vescovo di Alessandria, regolava la riammissione nella Chiesa dei lapsi. Contro questa misura protestò Melezio, in nome di una concezione rigoristica della Chiesa, per la quale il suo scisma assomiglia molto ad altri, in particolare al donatismo. E col donatismo lo scisma meleziano ha pure in comune il carattere di essere stato un movimento che reclutava i suoi adepti specie nell'elemento indigeno, tra il popolino di lingua copta. Melezio, condannato a sua volta ai lavori forzati nelle miniere, benché fosse scomunicato da Pietro di Alessandria, continuò a fare ordinazioni considerandosi capo di una "chiesa dei martiri" e sostenendo che, come arcivescowo della Tebaide, era indipendente dalla giurisdizione del patriarcato alessandrino. Lo scisma continuò, e vani riuscirono i tentativi di pacificazione compiuti da Osio, vescovo di Cordova, in nome di Costantino, e l'anno dopo (325), nel concilio di Nicea, che riconobbe valide le ordinazioni fatte da Melezio, pur posponendo il suo clero al cattolico e ingiungendogli di subire una "più mistica imposizione delle mani".
Prima di morire, tuttavia, Melezio consacrò vescovo di Menfi Giovanni Arcaf, riaccendendo così la lotta nella stessa Alessandria, ove al vescovo Alessandro succedeva S. Atanasio. Contro questo comune e formidabile avversario, meleziani e ariani si unirono; onde le accuse lanciate contro S. Atanasio e la sua condanna nel sinodo di Tiro. Confusi con gli ariani, i meleziani non lasciarono più grandi tracce nella storia: qualche accenno a loro si trova però in documenti, tra cui un papiro del 512. Ma lo scisma, che ci rivela i contrasti pronti a scoppiare in Egitto tra l'elemento indigeno e quello totalmente grecizzato, serve a far comprendere meglio le vicende posteriori del cristianesimo egiziano.
Bibl.: E. Amann, in Dictionn. de théol. cath., che non tiene abbastanza conto dei papiri pubblicati da H. J. Bell, Jesus and Christians in Egypt, Londra 1924; su questi, v. anche K. Holl, in Sitzugsber. preuss. Akad. (phil.-hist. Kl.), 1925, pp. 18-31; H. von Soden, in Theolog. Literaturzeitschr., 30 maggio 1925; E. Buonaiuti, in Ricerche religiose, I (1925), p. 393 segg.