MELEAGRO (Μελέαγρος, Meleager)
Figlio di Ares oppure di Oineus re degli Etoli e di Althaia, M. prese parte alla caccia del cinghiale di Calidone, alla spedizione degli Argonauti e ai ludi funebri in onore di Pelia. Nella caccia calidonia fu l'uccisore del cinghiale. La leggenda di M. fu prediletta dal mondo classico: Omero, Stesicoro, Bacchilide, Sofocle, Euripide, Ovidio, Stazio ed altri poeti trattarono il mito; l'arte figurativa rappresentò più volte l'eroe, specialmente impegnato nella sua maggiore impresa (v. anche meliacr).
La caccia al cinghiale calidonio appare spesso rappresentata già dall'epoca arcaica (v. caccia). L'impresa compariva infatti tra le numerose decorazioni del Trono di Amyklai (Paus., iii, 18, 15). Nelle figurazioni arcaiche a noi pervenute il cinghiale è al centro della composizione, e ai lati si ordinano le schiere dei cacciatori talmente simili tra loro nelle dimensioni e nei gesti, che solo una maggior vicinanza delle figure alla belva indica una più diretta partecipazione dei personaggi all'azione (così sono tre anfore tirreniche a Berlino - F 1705-1707-; vaso François a Firenze; brocca dei Musei Vaticani). Nella kölix a figure nere di Archikles e Glaukytes (E.A.A., i, fig. 752; iii, fig. 1194), M., combattendo insieme con Peleo, attacca il cinghiale dalla parte posteriore.
In età classica M. fu soggetto scelto dai maggiori artisti: Polignoto lo rappresentò nella Nèkyia della Lesche di Delfi (Paus., x, 31, 3); Parrasio ben due volte, la prima con Eracle e Perseo (Plin., Nat. hist., xxxv, 69), l'altra con Atalanta (Sueton., Tiber., 44; Plin., Nat. hist., xxxv, 72). All'incirca contemporanee a Polignoto (metà del V sec. a. C.) sono numerose raffigurazioni di M. alla caccia calidonia, in cui si nota che lo schema arcaico viene sostituito da un nuovo tipo iconografico: il cinghiale rimane ancora al centro della composizione, ma immediatamente vicino è M. che affronta la belva a piedi; la composizione della scena e lo schema dei singoli personaggi hanno permesso di attribuire l'originale da cui derivano queste rappresentazioni su vasi (tra i numerosi esempî ricorderemo la decorazione sul collo di un cratere da Spina, dell'inizio del V sec.) e rilievi (caratteristici quelli melici) alla scuola di Polignoto (Mikon secondo l'attribuzione del Loewy). Nell'heròon licio di Gyölbashi-Trysa (v. trysa) dove gli eroi della caccia calidonia, vestiti con costumi locali, sembrano rappresentare su un piano mitologico le imprese dl. un mondo locale imbevuto di cultura classica, le figure ripetono schemi polignotei, ma il rapporto spaziale tra i personaggi è completamente perduto. Un ricordo della composizione polignotea, più che da altri monumenti, si può ricavare dalla raffigurazione di un cratere italiota del museo di Berlino (F 3258) della prima metà del IV sec. a. C.: la caccia si svolge su un terreno ondulato, le figure si dispongono su piani sovrapposti, gli alberi stanno ad indicare il paesaggio.
All'inizio del IV sec. M. è rappresentato con Atalanta su un gruppo di vasi attici a figure rosse, attribuiti allo stesso ceramografo, convenzionalmente chiamato Pittore di Meleagros (v.): i due personaggi sono per lo più raffigurati armati di lancia, non impegnati in alcuna azione; M. appare di età giovanile, imberbe, con abito corto. Skopas rappresentò la caccia di M. nel frontone orientale del tempio di Atena Alea a Tegea, e non è escluso che lo scultore abbia ripreso lo schema di qualche personaggio dalla pittura polignotea che dalla metà circa del V sec. fu con ogni probabilità l'unica fonte di ispirazione nella redazione figurativa della leggenda. Della seconda metà del IV sec. è la creazione del Meleagro (Museo Vaticano: la replica più tradizionale; Roma, Villa Medici, la replica migliore della testa), opera di attribuzione incerta (v. skopas). A Kalydon alla fine del II sec. a. C. è dedicato a M. un heròon di iniziazione mistica; tra le sculture decoranti l'heròon, l'eroe è stato riconosciuto in una testa di derivazione scopadea.
Nelle urne volterrane (la forma etrusca del nome dell'eroe è Meliacr) con la rappresentazione della caccia calidonia, il cinghiale appare mentre irrompe da una caverna, (al di sopra della quale compaiono i torsi di alcuni cacciatori) motivo paesistico comune alle rappresentazioni polignotee. La derivazione dal testo polignoteo è evidente anche nella pittura romana dove la caccia calidonia era divenuta motivo comune, come dimostra la descrizione di Filostrato Minore, Imagines, e citazioni di Filostrato Maggiore, Imagines, e Callistrato, Descriptiones. Nei mosaici rimane fisso il solo gruppo di M. e del cinghiale, intorno al quale compaiono alcuni personaggi scelti in base alle necessità e alle possibilità del campo musivo. Un èmblema del museo di Chiusi, forse di età augustea, rappresenta M. mentre, vestito di tunica, combatte il cinghiale. Di derivazione polignotea è anche un mosaico di Leptis Magna. M. partecipante all'eroica caccia appare nel sepolcro dei Nasoni, a Roma, di età traianea o all'inizio dell'età antoniniana, in un mosaico costantiniano di Antiochia e in un tardo mosaico di Alicarnasso. Nei sarcofagi, lo schema polignoteo è avvertibile in quelli di fabbricazione attica: è meno presente invece in quelli di fabbricazione romana. Nella scultura a tutto tondo di epoca romana, ricordiamo una statua da Efeso, del II sec. d. C., dove Antinoo morto e divinizzato si identifica con M.: l'eroe che muore dopo aver ucciso il cinghiale, simbolo demoniaco, viene gradualmente a rappresentare il simbolo della lotta della virtù contro il male.
Un piatto bizantino in argento attesta la sopravvivenza della figura di M.: l'eroe è reso secondo la generica tipologia della scultura del IV secolo.
Monumenti considerati. - Un elenco completo della rappresentazione vascolare è in F. Brommer, Vasenhsten z. griechischen Heldensage, 2a ed., Marburg 1960, p. 235 ss. Per i monumenti di età arcaica: P. de La Coste-Messelière, Au Musée de Delphes, Parigi 1936, p. 120 ss. Per i monumenti di età classica e romana: A. Giuliano, cit. in bibl. Per i sarcofagi: C. Robert, Die antiken Sarkophagreliefs, iii, 2, Berlino 1904, p. 268 ss.; iii, 3, Berlino 1919, p. 515 ss.; 573 ss. Per il piatto bizantino di Monaco di Baviera: Die Kunst, l, 1952, p. 321 ss.
Bibl.: Van der Kolf, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 44 ss., s. v.; A. Giuliano, Un sarcofago di Eleusi col mito di Meleagro, in Ann. Atene, XXXIII-XXXIV, N. S. XVII-XVIII, 1955-1957, p. 184 ss.