MELEAGRO (Μελέαγρος) di Gadara
Filosofo e poeta, vissuto tra la fine del secolo II e il principio del I a. C. Dalla nativa Gadara (Siria) passò a Tiro, e infine a Cos, dove morì. È difficile intravvedere a quale ambiente intellettuale appartenesse. La Siria ai suoi tempi era centro di cultura abbastanza fiorente: poiché di là provenivano altri poeti d'epigrammi, come Antipatro Sidonio e Filodemo Gadareno, e vi prosperavano varie scuole filosofiche. M. seguiva la scuola dei cinici; e in particolare si propose a modello il suo antico compaesano, il cinico Menippo (del sec. III a. C.), del quale imitò anche i caratteristici componimenti satirici, parte in prosa e parte in versi, le cosiddette satire menippee. Ma delle satire menippee di M. ci è pervenuto soltanto qualche titolo (p. es., la Comparazione del pisello con la lenticchia); come il solo titolo ci è noto di una sua opera dossografica, sulle opinioni dei filosofi (Περὶ δοξῶν). Né si può dire che le sue disposizioni filosofiche siano rispecchiate nella sua rimanente produzione, costituita dagli epigrammi, di cui possediamo un numero cospicuo (circa centotrenta). Infatti, gli epigrammi di M. - e questo è il loro pregio - sono per lo più pura poesia, e non s'ispirano neanche, come si potrebbe presumere, a motivi cinici, o a una concezione cinica della vita.
Per la forma dell'epigramma, che presso i Greci vantava una lunga tradizione e specialmente nell'età alessandrina era venuta in grandissima voga trattando di svariati argomenti, M. aveva una speciale inclinazione. Perciò fu tratto, non solo a comporre epigrammi proprî, ma anche a raccogliere (durante la sua vecchiezza) e pubblicare studiosamente gli altrui. Infatti a M. risale la prima antologia di tali carmi, che attraverso successivi incrementi e compilazioni mise capo alla cosiddetta Antologia palatina. Egli la intitolò Corona (Στέϕανος) con un'introduzione - anche questa in versi - in cui sono descritti, o, meglio, paragonati rispettivamente a singole specie di fiori, i poeti compresi nella raccolta.
Gli epigrammi di M. sono quasi tutti erotici. I più squisiti sono quelli che si raggruppano intorno alla figura di Eliodora. Un altro gruppo analogo ha per oggetto Zenofila, colei che dopo la morte di Eliodora conforta la vita attristata di Meleagro. I motivi poetici che dànno occasione a questi carmi sono per lo più abbastanza comuni, già consumati dalla tradizione alessandrina e non di rado ripetuti, con un certo virtuosismo, dall'autore stesso; tuttavia ricevono generalmente l'impronta d'un sentimento nuovo, originale. Il sentimento di M., sebbene non sia profondo, è pieno di dolcezza e di affettuosità. Le cose d'intorno, gli oggetti della natura egli li chiama a condividere le sue gioie e i suoi dolori. Perciò tutte le cose gli si colorano del molle incanto che è nella sua anima, bramosa di contemplazione, di piccoli sogni tranquilli. A questi elementi d'interiorità M. dà forse maggiore sviluppo che i suoi predecessori. Infatti i suoi epigrammi hanno spesso un'estensione che li distacca dal tipo dei primi maestri alessandrini, come Asclepiade, Callimaco, ecc.
Ediz.: Gli epigrammi sono sparsi nei varî libri dell'Antologia Palatina (v. le edizioni citate sotto antologia, III, p. 544). Versioni: Gli epigrammi di M., tradotti da G. Mazzoni, Firenze 1880; Les, poésies de M. en vers franåais, per P. Louys, Parigi 1893.
Bibl.: F. Susemihl, Geschichte der griech. Litter. in der Alexandrinerzeit, Lipsia 1891-92, I, p. 46 segg.; II, pp. 555-57; C. Cessi, La poesia ellenistica, Bari 1912, pp. 294-98; H. Ouvré, Méleagre de G., Parigi 1894; C. Radinger, Meleagros v. G. Eine litteraturgeschichtliche Studie, Innsbruck 1895; E. Bignone, L'epigramma greco, Bologna 1920.