CHIESA, Melchiorre
Vissuto fra la prima e la seconda metà del sec. XVIII, si hanno scarse notizie sulla sua vita. Nato forse a Firenze (un manoscritto raccolto dal musicologo tedesco Karl Proske lo dice "di Firenze"), secondo altri a Milano, fu attivo soprattutto nella città lombarda, ove ricoprì numerosi incarichi musicali. Già nel 1758 aveva al suo attivo un certo numero di composizioni: i due mottetti per soli e strumenti Coelo,tonanti e In hoc mare tempestoso, conservati a Dresda nell'archivio della Katholische Hofkirche, sono segnati: "Milano, 28 luglio 1758", dal che si desume che il C. non può essere nato dopo il 1740, conconsiderato il normale corso di studi di un musicista in quell'epoca.
Fu stimato maestro di cappella in numerose chiese milanesi: S. Maria presso S. Satiro, S. Giorgio al Palazzo, S. Maria Fulcorina, S. Maria alla Scala; nello stesso anno 1775 era maestro di cappella nelle chiese di S. Lorenzo, di S. Eustorgio e nell'Oratorio dei filippini. Nel 1770 lo troviamo al teatro Ducale, sempre a Milano, in qualità di secondo maestro al cembalo, in occasione della rappresentazione del Mitridate re del Ponto di Mozart. Quando il teatro alla Scala s'inaugurò il 3 ag. 1778 con Europa riconosciuta di A. Salieri, il C. era, con G. B. Sammartini, maestro al cembalo. E l'anno, successivo, quando Giuseppe Sarti vinse il concorso per maestro della cappella del duomo, fra i giudici sedeva il C., ad ulteriore conferma della fama da lui goduta.
Intorno al 1775, l'editore Welcker di Londra pubblicò Sei trio per due violini e basso continuo op. I, l'unica opera del C. che ci sia pervenuta a stampa. Manoscritti di sua musica sacra e da camera si trovano disseminati in importanti città europee: da Vienna a Dresda a Karlsruhe, oltre che, in Italia, a Milano e a Genova. Dal 1784 non si hanno di lui più notizie, per cui la sua scomparsa si può collocare intorno al 1782 e il 1783.
Con G. B. Lampugnani, G. Giulini, F. Galimberti, G. Piazza, il C. appartenne a quella scuola milanese che, intorno a G. B. Sammartini, dette un contributo determinante, per quanto riguarda l'Italia, allo svilupparsi e allo stabilirsi della sinfonia nella sua forma classica. Il C., anche se non si cimentò ampiamente - a quanto ci è dato sapere dai documenti superstiti - nel nuovo genere della sinfonia e del concerto, derivati dalle compassate strutture barocche e accoglienti il principio della opposizione dialettica fra due temi diversi, dimostrò ugualmente nella sua produzione cameristica e per piccoli complessi la padronanza del nuovo linguaggio. L'opera strumentale del musicista appare improntata a una piacevole scorrevolezza, a una particolare cura del carattere lirico del secondo tema, a un gustoso gioco dei contrasti dinamici e delle modulazioni, a una spiccata grazia melodica soprattutto negli andanti. Da segnalare infine una singolare ricercatezza timbrica, nelle musiche del C.: ne fanno fede una Sonata per mandolino e basso e una per saltero e basso obbligato, oltre a più consuete Sonate per due flauti e continuo.
L'opera del C. si colloca nella particolare fioritura musicale della città di Milano, favorita nel primo Settecento dalla dominazione austriaca: nel 1748 l'orchestra del teatro Ducale era considerata la più ampia d'Europa; manifestazioni e cerimonie varie, esecuzioni musicali pubbliche nel palazzo sforzesco, diffondevano sempre più il culto della musica e favorivano il nascere di vere e proprie schiere di esecutori dilettanti. Il C., come altri maestri della scuola milanese, "si videro costretti - come scrive G. Barblan - a non insistere su forme musicali per le quali occorreva la bravura di solisti virtuosi, quale il "Concerto", e a ripiegare verso espressioni sinfoniche che esigessero medie difficoltà tecniche e inoltre apparissero chiare nella struttura, carezzevoli e lineari nella tematica: in una parola, che dilettassero gli esecutori dilettanti e gli ascoltatori" (in Storia..., p. 626).
Del C. risultano stampati solo Sei Trio per archi, di cui si conserva una copia sia al British Museum (segnatura g. 274. d. [3]) sia alla Bibliothèque du Conservatoire national de musique di Parigi. Delle numerose opere rimaste manoscritte, lo Eitner agli inizi del Novecento segnalava i due mottetti Coelo tonanti e In hoc mare tempestoso a Dresda, oltre a Quattro Canti spirituali per coro, soli e piccola orchestra nella chiesa cattolica della stessa città; una Sinfonia nella biblioteca di Karl Proske (Regensburg, Bischöfliche Zentralbibl.); Sonate e Concerti per flauto, per due trombe ecc. a Karslruhe (Badische Landesbibl.); Sonate per cembalo a Darmstadt (Hessische Landesbibl.); Sonate per violoncello, per mandolino, e una Sonata notturna a Vienna. In Italia, opere manoscritte del C. si trovano al conservatorio di Milano e in quello di Genova: più precisamente, Milano possiede un Duetto in fa maggiore per due flauti, un Notturno I in si bemolle per due violini e basso continuo; una Ouverture in re maggiore per diversi strumenti e una in mi bemolle (moderatamente trascritta da Guglielmo Barblan e ripresa in occasione della Settimana musicale senese nel 1958); tre Sonate notturne: II, in sol maggiore per due flauti, III, in si bemolle per due violini, IV, in sol maggiore per due violini. Per lo stesso organico di due violini e basso continuo sono scritti anche il Trio II in mi bemolle, il Trio III in si bemolle il Trio IV in mi bemolle. L'Istituto musicale "N. Paganini" di Genova possiede i seguenti manoscritti: Ouverteur a più stromenti in la maggiore (M. 4.31-24); Ouverteur in Gesoreut in sol maggiore (M. 4.31-23); Ouverteur in re maggiore (M. 4.31); Sonata notturna a tre in la maggiore (SS.A. 1.15 (G.7.); Sonata notturna a tre in si bemolle maggiore (M. 4.31.18); Sonata a tre in si bemolle maggiore (M. 4.31.19); Sonata a tre in re maggiore (M. 4.31.25); Trio in do maggiore (M. 4.31.26); Trio a due violini e basso in sol maggiore (M. 4.31.27); Sonata a tre due flauti e basso, in do maggiore (M. 4.31.20); Sonata a due flauti e basso, in sol maggiore (M. 4.31.21); Sonata a due flauti e basso in re maggiore (M. 4.31.22); Sonata a due: Saltero e basso obbligato in sol maggiore (M. 4.31.28).
Fonti e Bibl.: J. Zuth, Die Mandolinhandschrift in der Bibliothek der Geselschaft der Musikfreunde Wien, in Zeitschrift für Musikwissenschaft, XIV (1931-32), p. 94; P. Cambiasi, La Scala 1778-1906. Note stor. e statistiche, Milano 1906, p. 4; G. Barblan, Sammartini e la scuola sinfonica milanese, in Musicisti lombardi ed emiliani, Siena 1958, pp. 37 s.; Id., in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 626, 651, 654, 663 n. 1; F. Mompellio, ibid., p. 557 n. 4; C. Sartori, Sammartini postmortem, in Albrecht Gedenkschrift, Kassel 1962, pp. 153-155; Genova,Biblioteca dell'Istituto musicale "Niccolò Paganini". Catal. del Fondo antico, a cura di S. Pintacuda, Milano 1966, pp. 148 s.; E. Wellesze-F. W. Sternfeld, Le origini della sinfonia, in Storia della musica Oxford, VII, Milano 1976, p. 427; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, pp. 423 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV (Suppl.), col. 1449; La Musica. Dizionario, I, p. 397; Enc. Ricordi-Rizzoli, II, p. 80.