CARPANI, Melchiorre
Nacque a Lodi nel 1726, e nel 1744 professò i voti nella Congregazione regolare di S. Paolo, detta dei barnabiti. Nel 1764 si offrì volontario per recarsi in Birmania, dove la missione cattolica, affidata dal 1721 ai barnabiti, era in difficoltà per mancanza di sacerdoti. La sua candidatura venne accettata, e il C. partì da Livorno il 1º dic. 1764, con i padri Gherardo Cortenovis, Antonio Re e Ambrogio Miconi. Da Smirne, dove erano giunti il 1º genn. 1765, i missionari si recarono a Bassora; di qui una fortunosa navigazione li condusse a Bombay, dove le febbri trattennero il C. e i suoi compagni per qualche tempo. Recatisi quindi per mare nel Bengala, i missionari raggiunsero Rangun agli inizi del 1767. Il vicario apostolico dei regni di Ava e del Pegu (l'attuale Birmania), monsignor Antonio Maria Percoto, affidò al C. la cura della comunità cristiana di Rangun, che contava circa 3.000 persone. In quella città il C. risiedette dal 1767 al 1774, acquistando con l'esercizio della medicina, nella quale era abbastanza esperto e che aveva già praticato durante il viaggio, un notevole prestigio. La guarigione, da lui operata, della sorella del re del Pegu gli valse la giudice delle controversie tra i forestieri residenti a Rangun. Andavano tuttavia inasprendosi i contrasti con i sacerdoti buddisti, preoccupati dalla presenza sempre più organizzata delle missioni cattoliche nel paese, i quali impedirono con la violenza la costruzione di un seminario a Rangun. Contemporaneamente, l'antica rivalità con i sacerdoti portoghesi, che nonostante le disposizioni papali consideravano tuttora abusiva la presenza dei barnabiti in Birmania, esplose in un triplice tentativo di assassinio del C. da parte di un prete portoghese (1773). L'enorme scandalo che ne seguì e il desiderio di sottrarre il C. a pericoli di tal genere indussero il Percoto a rimandarlo in Italia, sostituendolo a Rangun con il padre Gherardo Cortenovis. Il C. partì agli inizi del 1774, portando con sé alcuni scritti di monsignor Percoto e i disegni dei caratteri dell'alfabeto birmano, destinati alla stamperia della Congregazione di Propaganda Fide; fece tappa a Meliapur in India, per riferire l'accaduto al vescovo portoghese e sollecitarne l'intervento nei confronti del suo clero, e giunse a Roma prima della fine dell'anno.
Con i caratteri approntati in base ai suoi modelli venne stampato nel 1776 a Roma il primo libro in lingua birmana: un Alphabetum Barmanum, curato dallo stesso C. e contenente notizie sulla Birmania, nonché la traduzione in quella lingua del Pater Noster, dell'AveMaria e del Credo. Vennero inoltre fusi sessantamila caratteri birmani, che, insieme con quarantamila caratteri latini, vennero mandati a Rangun, affinché la missione potesse servirsene nella sua opera di evangelizzazione.
Nel 1775 il C. tornò a Lodi, come proposto del collegio barnabitico di S. Giovanni delle Vigne; fu in seguito direttore spirituale delle angeliche di Milano. Di una sua missione a Vienna (15 agosto-15 novembre 1780) presso Maria Teresa e Giuseppe II si ignorano gli scopi.
Morì a Lodi, nel collegio di S. Giovanni delle Vigne, l'8 luglio 1797.
Opere: Alphabetum Barmanum seu Bomanum regni Avaefinitimarumque regionum, Romae 1776 (solitamente attribuito a G. C. Amaduzzi, che ne scrisse l'introduzione); Memorie sopra la vita di Hyder AlyKan…, Lodi 1782 (una seconda ed. accresciuta, Memorie sopra la vita di Hyder Ali Kan che comprendono la storia moderna dell'Indostan dai principi di quel gran Conquistatore fino alla sua morte ed ai Preliminari di Pace segnati a Versailles il dì 20 gennaio 1783, uscì a Bassano nel 1784); epigramma in lingua birmana in lode del re di Svezia Gustavo, in Saggio dei caratteri di esotiche lingue…, Roma 1784. Alcune lettere sono state pubblicate in appendice a L. Gallo. Sono andate perdute le sue Osservazioni sopra due codici Barmani in foglia di palma, e le Osservazioni sul libro Kammura peguano, ossia Trattatodelle Ordinazioni de' Talapoini del secondo Ordine detti Pinzen, in carattere Pali o Bali sopra ole dorate con versione del libro, già al Museo Borgiano di Velletri.
Fonti e Bibl.: L. Gallo, Storia del cristianesimo nell'impero birmano, Milano 1862, pp. 58 ss. e passim; A. De Gubernatis, Storia dei viaggiatori ital. nelle Indie orientali, Livorno1875, pp. 68 s.; O. Premoli, Storia dei barnabiti, Roma 1925, pp. 241 ss. e passim;G. Boffito, Scrittori barnabiti, I, pp. 424-426; Enc. catt., III, col. 926.