BROEDERLAM, Melchior
Pittore fiammingo documentato tra il 1381 e il 1409. Al servizio di Filippo l'Ardito come pointre de Monseigneur nel 1381, B. divenne valet de chambre quando questi, nel 1384, ereditò la contea di Fiandra. Dal 1386 al 1392 lavorò al castello di Hesdin, dove dipinse apparati scenici (engiens d'esbatement). Il duca si rivolse a B. anche per decorare imbarcazioni (1386) o per realizzare bandiere (1392 e 1396), e ancora lo chiamò a Digione (1390) o a Parigi (dal 1390 al 1397) perché partecipasse alla preparazione delle sue feste. B. venne interpellato anche per eseguire dei progetti per la decorazione di castelli, mentre l'ultima menzione che lo riguarda è relativa alla fornitura di uno stampo per un pezzo di oreficeria. Il suo lavoro più importante resta l'incarico di dorare, colorare e completare con alcune pitture due retabli commissionati fin dal 1390 allo scultore Jacques de Baerze; completato il lavoro nel 1399, B. portò l'opera in Francia, alla certosa di Champmol e per questo il 16 dicembre 1401 ricevette una gratifica. Nel 1391, in occasione di un passaggio da Ypres, Filippo incaricò il pittore di aggiungere l'effigie del suocero Luigi di Mâle nella serie dei conti di Fiandra esposti nel palazzo comunale. Nel 1403 un documento della stessa città indica che a questa data egli era altrove, forse in Borgogna.I soli interventi certi di B. sono quindi la doratura e la decorazione policroma dei due retabli di Jacques de Baerze (Digione, Mus. des Beaux-Arts), dove il suo apporto appare peraltro difficilmente enucleabile, e in particolare il retro delle ante del retablo della Crocifissione, comprendente quattro scene dipinte abbinate su ciascuno dei pannelli: l'Annunciazione e la Visitazione, la Presentazione al Tempio e la Fuga in Egitto. La prima e la terza si inscrivono entro architetture situate nello spazio secondo principi di prospettiva empirica; la Visitazione e la Fuga in Egitto si collocano, invece, all'interno di paesaggi dalle rocce frastagliate. La finezza e l'eleganza del disegno, valorizzato dal colore, rientrano nello stile gotico internazionale e conferiscono un carattere prezioso all'insieme, sottolineato dalla fantasia e dalla delicatezza di tono delle architetture. La poetica atmosfera irreale è però temperata, peraltro, da alcune notazioni di vita comune, come quella del s. Giuseppe della Fuga in Egitto, grosso contadino malvestito che beve a garganella.Si è tentato di attribuire altre opere a B., ma nessuna delle proposte appare realmente convincente. L'ipotesi più verosimile è quella che riconosce la sua influenza, o il prodotto del suo atelier, in una Vergine con il Bambino proveniente dall'antica Coll. Beistegui (Parigi, Louvre). Più recentemente si è voluta ravvisare una reminiscenza della sua arte (van Buren, 1979) in una serie di disegni che illustrano la storia di Giasone e del vello d'oro (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kupferstichkab.), ipoteticamente indicati come studi per le decorazioni a fresco da eseguirsi nel castello di Hesdin; la dimostrazione rimane, tuttavia, scarsamente convincente e sembrerebbe più verosimile vedere in questi fogli dei progetti, più tardi, per arazzi.La maggior parte degli studiosi vede in B. uno dei rappresentanti di rilievo del Gotico internazionale in area fiamminga e Comblen-Sonkes (1986) ha giustamente sottolineato la novità della sua tecnica pittorica, che anticipa quella eyckiana, pur senza averne la preziosità e la trasparenza.
Bibl.: L. de Laborde, Les Ducs de Bourgogne, 3 voll., Paris 1849-1852; C.C.A. Dehaisnes, Documents et extraits divers concernant l'histoire de l'art dans la Flandre, l'Artois et le Hainaut avant le XVe siècle, Lille 1886; C. Monget, La Chartreuse de Dijon, d'après les documents des archives de Bourgogne, 3 voll., Montreuil-sur-Mer-Tournai 1898-1905; D. Roggen, De twee retabels van de Baerze [I due polittici di de Baerze], Gentse Bijdragen tot de Kunstgeschiedenis 2, 1935, pp. 91-107; C. Sterling, Les peintres du Moyen-Age, Paris 1945; Dijon, Musée des Beaux-Arts, Catalogue des sculptures, a cura di P. Quarré, Dijon 1960, p. 10, tavv. II-V; G. Troescher, Burgundische Malerei. Maler und Malwerke um 1400 in Burgund, dem Berry mit der Auvergne und in Savoyen, mit ihren Quellen und Ausstrahlungen, 2 voll., Berlin 1966; P. M. de Winter, The Patronage of Philippe le Hardi, Duke of Burgundy (1364-1404) (tesi), Ann Arbor 1976; D. Murrel Hinkey, The Dijon Altarpiece by Melchior Broederlam and Jacques de Baerze: A Study of its Iconographic Integrity (tesi), Ann Arbor 1976; A. H. van Buren, The Model Roll of the Golden Fleece, ArtB 61, 1979, pp. 359-376; M. Comblen-Sonkes, Le Musée des Beaux-Arts de Dijon (Les Primitifs flamands, I. Corpus de la peinture des anciens Pays-Bas méridionaux au quinzième siècle, 14), 2 voll., Bruxelles 1986.A. Châtelet