melanoma
Tumore maligno derivante dalle cellule melanocitiche, a sede solitamente cutanea, raramente extracutanea (occhio, cavo orale, retto, vulva, pene). Il m. si colloca al nono posto fra le neoplasie maligne per incidenza nel mondo. In Italia l’incidenza è in media di 12÷13 nuovi casi all’anno ogni 100.000 abitanti. Per quanto riguarda l’indice di mortalità, i dati riportati dalla letteratura indicano valori oscillanti intorno a 2÷4 decessi per 100.000 abitanti all’anno.
Si riconoscono 4 forme principali: il m. a diffusione superficiale (superficial spreading melanoma), il più frequente; la lentigo maligna m. (frequente al volto negli anziani), il m. acrale-lentigginoso (in sede palmo-plantare o ungueale); il m. nodulare. Le prime tre forme presentano inizialmente uno sviluppo superficiale od orizzontale e solo successivamente diventano invasive presentando una crescita verticale in profondità. Il m. nella fase di crescita orizzontale si presenta come una macchia policroma, comprendente colori che variano dal marrone chiaro al marrone scuro, al nero, al bianco, al blu. Su questa macchia, in genere a lento accrescimento superficiale, può successivamente rendersi evidente un nodulo. Nel caso del m. nodulare la crescita è subito verticale in profondità. Nel 10÷20% dei casi il m. diffonde ai linfonodi loco-regionali e, successivamente, può dare metastasi a distanza (cute e linfonodi non loco-regionali, polmone, fegato, tessuto osseo, tessuto cerebrale).
La diagnosi del m. in fase iniziale si giova della cosiddetta regola ABCDE (Asimmetria, Bordi irregolari, Colori diversi nella stessa macchia, Dimensioni maggiori di 6 mm, Evoluzione, ossia recente cambiamento di una lesione pigmentaria preesistente). Un ulteriore ausilio diagnostico è offerto dalla visione in epiluminiscenza con dermoscopio.
Il m. presenta proliferazione di melanociti atipici, isolati o riuniti in gruppi, nel contesto dell’epidermide, con tendenza a invadere il derma in profondità. L’invasione in profondità viene valutata con due parametri: i livelli di Clark, che indicano il livello anatomico di invasione con una stadiazione da I a V, e lo spessore di Breslow, misurato dallo strato granuloso fino alla parte più profonda: se lo spessore è inferiore a 1 mm il m. è detto sottile e la prognosi è buona con sopravvivenza a 5 anni nel 90% dei casi, mentre se lo spessore è maggiore di 4 mm la prognosi è peggiore.
La terapia elettiva è quella chirurgica, con asportazione tempestiva delle lesioni primitive cutanee, soprattutto se sottili. Nel caso di localizzazione ai linfonodi loco-regionali si esegue la linfadenectomia; in presenza di metastasi a distanza, si ricorre alla chemioterapia o all’immunochemioterapia (dacarbazina, cisplatino, vinblastina, nitrosuree, interferone, IL-2, ecc.). Il m. è però spesso resistente sia alla chemioterapia che alla radioterapia, per cui i risultati sono modesti e la sopravvivenza, in presenza di metastasi agli organi interni, è inferiore all’anno.