MEININGEN (A. T., 53-54-55)
Città della Germania, nella Turingia sud-occidentale, 70 km. a NO. di Coburgo e 90 a SO. di Erfurt, a 298 m. s. m., nell'alta valle della Werra, intagliata in una piattaforma calcarea che separa il rilievo del Röhn (a occidente) dalla Selva Turingia (a oriente). È esempio tipico di città a pianta regolare, e ciò è dovuto anche al fatto che è stata in parte (soprattutto nei quartieri settentrionali) ricostruita dopo un incendio avvenuto nel 1874. Posta in posizione ridente, circondata da bei boschi, offre un soggiorno riposante. L'altipiano circostante, come pure i colli più vicini (Grosse Dolmar, m. 740, e Hohe Geba, m. 750) si possono facilmente raggiungere da Meiningen, punto di partenza per molte escursioni. La città è toccata dalla linea Berlino-Basilea e possiede un aeroporto. Contava 10 mila abitanti nel 1875, saliti a 17.669 nel 1910 e a 18.221 nel 1925.
Monumenti. - Nella parrocchiale originariamente romanica, trasformata in epoca gotica, si trovano numerose notevoli pietre sepolcrali del sec. XVI. Il castello principesco Elisabethenburg, costruito nel 1682 da Bernardo duca di Sassonia-Meiningen in onore della moglie Elisa, ha nella Sala dei giganti un bel soffitto in stucco di stile barocco. Ricordiamo inoltre la chiesa del castello e le ricche collezioni di arazzi, porcellane e vecchi dipinti.
Storia. - Nominata per la prima volta come località nel 982, ricevette il diritto municipale nel 1344. Fino al 1542 appartenne al vescovato di Würzburg, passò poi ai principi di Henneberg e dopo la loro estinzione (1583) alla Casa di Sassonia. Dal 1680 al 1918 fu residenza dei duchi di Sassonia-Meiningen. Nel 1920 fu annessa al territorio della Turingia.
Bibl.: Schriften des Vereins für meiningische Geschichte, Meiningen 1888 segg.; E. Döbner, Bausteine zu einer Geschichte der Stadt Meiningen, Meiningen 1902; G. Voss, Die Bau- und Kunstdenmäler des Herzogtums Sachsen-Meiningen, Jena 1909; G. Lilie, Meiningen und seine Umgebung, Meiningen 1927; M. Grube, Geschichte der Meininger, Stoccarda 1926.
Compagnia teatrale di Meiningen.
Ebbe, fra il 1874 e il 1890, importanza fondamentale nella storia del teatro tedesco. La costituì nel 1870 il duca Giorgio di M., il quale in gioventù aveva studiato pittura con W. Lindenschmitt e aveva portato sempre al teatro un interesse assai vivo, accresciuto ancora dopo il suo matrimonio con l'attrice Ellen Franz (1873). Era il tempo in cui l'evocazione storica dominava il gusto nella poesia, nella pittura, nell'architettura: e la compagnia dei "Meininger" fu l'interprete di questo stile nell'arte scenica. Dai grandi poeti del passato - Shakespeare, Molière, Goethe, Schiller, Kleist, Grillparzer - fu tratto il repertorio: e il colore locale e il colorito del tempo vennero curati nell'allestimento scenico con la più scrupolosa precisione, così da trasformare la scena in un quadro storico vivente. Costumi di seta e velluto e altre stoffe costose sul modello degli autentici, secondo la storia del costume del Weiss; architetture sceniche riprodotte con scrupolo di particolari dal vero: nulla fu trascurato per giungere all'illusione di un'oggettiva visione storica: per l'esecuzione del Giulio Cesare di Shakespeare furono chiesti a Roma a E. Q. Visconti gli schizzi dell'ambiente in cui l'azione si svolge.
Ma la compagnia dei "Meininger" fu, al tempo stesso, sotto altri più essenziali aspetti, innovatrice. Prima di tutto fu nuovamente elevato il tono della rappresentazione, con severità di esigenze e serietà d'intendimenti d'arte. L'effetto della rappresentazione non fu più cercato nell'abilità scenica di un singolo più o meno valente attore, ma nella totale dignità artistica dell'esecuzione. La recitazione delle parti principali non fu più abbandonata all'estro dell'attore, ma studiata in relazione all'insieme dell'opera recitata: e furono studiati con lo stesso spirito anche la recitazione delle parti minori, i gesti delle comparse, la loro posizione sulla scena. Il duca rivestiva al medesimo tempo le qualità di sovrano e di regista e non transigeva. Aveva scelto come direttore della compagnia Ludwig Chroneck, abile organizzatore, esperto del mestiere e fedelissimo esecutore della sua volontà: ma interveniva egli stesso nelle decisioni, fissando definitivamente ogni particolare.. E le prove dovevano essere ripetute finché l'unità di tono e di stile dell'esecuzione non fosse raggiunta. Un allestimento scenico restava in prova, se era necessario, per mesi. E anche gli attori maggiori dovevano adattarsi, se era il caso, a parti secondarie: quando Hans von Bülow, "Hofmusikintendant" a Meiningen, protestò perché a sua moglie era stata affidata una parte di second'ordine e minacciò d'andarsene, ricevette senz'altro il congedo.
Si comprende come nessuno degli attori più noti si lasciasse indurre ad accettare il pesante giogo di questa disciplina. Ma sotto la fermezza di questa disciplina, attori nuovi e giovani si formarono: come J. Kainz, L. Barnay, Makowsky. E quando, uscendo da Meiningen, la compagnia si presentò al pubblico delle maggiori città dell'impero - nel maggio del 1874 si presentò per la prima volta a Berlino - parve fosse sorto sul teatro un mondo nuovo. In breve tempo la fama dei "Meininger" varcò anche i confini dell'impero: e la compagnia fu chiamata a Budapest, a Mosca, a Pietroburgo, a Stoccolma, a Copenaghen, ad Amsterdam, e, nel 1881, anche a Londra, donde il duca - dall'arte di Kean - aveva in origine tratto stimolo e ispirazione per i suoi progetti di riforma. Nel volgere degli anni anche il repertorio si ampliò, s'arricchì con opere di Auzengruber, Biørnson, Ibsen (Pretendenti alla corona e Gli spettri): in 16 anni furono date 3000 rappresentazioni.
Nel 1890 la compagnia si sciolse. La sciolse il duca stesso, conscio che "il suo compito era finito". Il naturalismo dominava ormai la letteratura e dinnanzi alle esigenze del nuovo gusto e alla sua "sete di realtà", non poteva non diventare manifesto tutto ciò che di convenzionale, decorativo, lo storicismo scenografico dei "Meininger" conteneva in sé. Alla ricerca di un'esteriore verità storica succedeva una ricerca più essenziale: la ricerca della semplice verità umana nell'interpretazione.
Bibl.: R. Prölss, Das herzogliche Meiningesche Hoftheater, seine Entwicklung seine Bestrebungen und die Bedeutung seiner Gastspiele, Meiningen 1887; C. W. Allers, Die Meininger, Lipsia 1890; P. Richard, Cronik sämtlicher Gastspiele des Sachsen-Meiningeschen Hoftheaters, Meiningen 1891; K. Weser, Zehn Jahre Meininger, in Archiv für Theatergeschichte, I (1904); A. Klaar, Herzog Georg von Meiningen, in Shakespeare-Jahrbuch., LI (1915); E. Wolf, Georg II., Herzog von Meiningen, in Deutsches Biographisches Jahrbuch, I (1925); M. Grube, Geschichte der Meininger, con riproduzione di numerosi schizzi scenici del duca, Berlino 1926; J. Bab, Das Theater der Gegenwart, Lipsia 1928.