KEMĀL, Meḥmed Nāmyq
Scrittore, poeta e patriota turco, nato nel 1840, morto a Chio nel 1888. Nato da una delle più nobili famiglie di Turchia, fu sempre nemico dichiarato d'ogni specie d'aristocrazia politica e casta privilegiata. Geniale ed efficace continuatore dell'opera del suo maestro, Shinīsī, dedicò tutta la sua vita a rinnovare la Turchia, schiava delle antiche forme, dal punto di vista politico, letterario e scientifico, elevandola al livello delle nazioni occidentali.
Morì, mentre attendeva alla compilazione della sua maggiore opera storica, La storia ottomana (di cui, per opera di suo figlio, il poeta ‛Alī Ekrem, sono stati pubblicati 4 volumi), credesi di crepacuore, essendogli stato proibito di continuare a pubblicare il lavoro. Mentre le sue poesie Sospiro, Lampo di vittoria, e molte altre, in cui palpita amore di patria, rappresentano solo una sua attività secondaria, i suoi drammi (La patria; Povero ragazzo, ecc.) fra cui Gelāl ed-dīn, tragedia romantica considerata il capolavoro del romanticismo ottomano, assicurarono a K. il suo più grande successo d'artista. Benché difetti, come mancanza di naturalezza ed enfasi eccessiva, svisino alquanto i suoi drammi, questi rimangono opere potenti, con cui egli intese agire sul popolo; allo stesso fine mirano pure i suoi romanzi (Il risveglio; Gezmī). Egli fu il primo che, in poesia, abbia cantato l'amore puro e onesto; fu quegli che popolarizzò fra i suoi connazionali le idee di patria, dovere, coscienza, ecc., e nel principio da lui bandito (nella prefazione alla versione La primavera della scienza, una delle molte opere da lui tradotte in turco) e da lui stesso seguito nelle sue opere drammatiche, che cioè i letterati devono rivolgersi non già a un pubblico scelto, come sempre è avvenuto in Turchia, bensì al popolo, consiste l'originalità e l'eccellenza della sua produzione letteraria.