Vedi MEGIDDO dell'anno: 1961 - 1995
MEGIDDO (v. vol. IV, p. 977 e S 1970, p. 584, s.v. Palestina)
Durante gli anni '70-'80 si è proceduto a un riesame delle stratigrafie e dei materiali provenienti dagli scavi, condotti negli anni 1925-1939 dall'Oriental Institute di Chicago e negli anni 1966-1974 dall'Università Ebraica di Gerusalemme dopo sporadici sondaggi (1960-1965). Le stratigrafie oggetto di più precise puntualizzazioni riguardano i periodi pertinenti al Brorizo Tardo e al Ferro I-II. Gli strati X-IX sono stati riesaminati da H. E. Kassis come particolarmente significativi per la vita di questo insediamento, rappresentando il periodo di passaggio tra il Bronzo Medio (strato X) e il Bronzo Tardo (strato IX); è in questo periodo, infatti, che fanno la loro apparizione un particolare tipo di ceramica locale, la Bichrome Ware, e materiali d'importazione come la Cypriot Base-Ring Ware e la White Slip Ware. Il riesame di questo materiale ceramico, basato sulle tipologie più caratteristiche del periodo, cioè i piriform juglets (una produzione probabilmente originaria dei centri di lavorazione della Palestina meridionale) e la Bichrome Ware, con le caratteristiche decorazioni di uccelli e pesci, abbassa la cronologia proposta da G. Loud nei suoi rapporti di scavo; infatti, poiché la prima apparizione in Palestina dei materiali in Bichrome Ware è contemporanea al sorgere della XVIII dinastia egiziana, lo strato X, dove essa compare per la prima volta, va datato alla metà del XVI sec. a.C., laddove, invece, questa datazione era stata assegnata allo strato IX. Un altro periodo abbastanza discusso nella vita di questa città riguarda i primi secoli del I millennio a.C. (Ferro I-II), periodo sul quale già si soffermarono, alla fine degli anni '60, gli scavi israeliani. Mentre, infatti, è relativamente semplice definire gli strati pertinenti al Ferro I (strati VIIB, VIIA, VIB, VIA), poiché ciascuno di essi è separato da un chiaro livello di distruzione, con il Ferro II diventa più difficile stabilire una cronologia per l'assenza di tali livelli di distruzione. Le discussioni più recenti sulla M. di questo periodo si sono incentrate nell'area della porta urbica generalmente conosciuta come Solomonic Gate, scoperta negli anni 1936-37. Più in particolare le opinioni si sono divise sulla cronologia degli strati VA, IVB e IVA, e sulla unicità e contemporaneità della porta urbica con le fortificazioni e le c.d. stalle (o magazzini, secondo le differenti interpretazioni). Secondo D. Ussishkin, autore di una rivisitata cronologia della M. del I millennio a.C., il livello della città salomonica è il VA-IVB, fatta eccezione per la Porta Salomonica che sarebbe, invece, più tarda e apparterrebbe allo strato IVA (omride), così come le «stalle». La prima città salomonica, infatti, caratterizzata da palazzi monumentali, quartieri residenziali, deboli difese e una piccola porta urbica, sarebbe stata rimpiazzata (strato IVA) da una città protetta da una cinta muraria, il Solid Wall, con una monumentale porta urbica e dotata di un sistema idrico, che avrebbe contribuito a dare nuovo sviluppo alla città del periodo neo-assiro. Tale sistema di approvvigionamento idrico, completamente sotterraneo, era formato da un pozzo verticale e da un tunnel orizzontale, che serviva a convogliare l'acqua dalla sorgente al pozzo, interno al muro di cinta cittadino; nel periodo di assedio, esso permetteva il rifornimento dell'acqua esclusivamente dall'interno della città, proteggendo oltretutto gli abitanti dalla possibilità di inquinamenti da parte dei nemici. Anche a Hazor è stato rinvenuto un sistema di approvvigionamento idrico analogo a questo, la cui costruzione sembra risalire al IX sec. a.C. Le differenze di tecniche e tipologie costruttive tra la M. degli strati VA-IVB e la M. dello strato IVA esprimono dunque anche una differente funzione attribuita alla città, prima centro civile provinciale e ora solida roccaforte. L'evoluzione della città di questo periodo è stata tracciata anche da A. Kempinsky, sulla base di sincronismi ceramici (assai vicini quelli con gli strati XI-X di Tell Qasile). Il repertorio ceramico dello strato VA rappresenta il reale inizio delle forme ceramiche caratteristiche del Ferro II: la Dark Red Wash Ware, la Hand Burnish Ware e il gruppo cipro-fenicio Red on Black.
Ancora secondo Kempinsky, sulle rovine dello strato VA, un sovrano d'Israele, forse il re Acab, costruì un centro militare e amministrativo, facendo raggiungere alla città il massimo della sua espansione (6 ha), mentre la porta urbica salomonica sarebbe stata costruita insieme al muro di fortificazione agli inizî dello strato IV.
La successiva M. dello strato IIIB mostra un nuovo radicale cambiamento planimetrico, dovuto, assai probabilmente, alla recente dominazione aramaica nel Nord di Israele durante il regno di Hazael e di suo figlio Bar Hadad. Benché la città dello strato IIIB non abbia subito distruzioni violente, il successivo strato IIIA reca comunque i segni di una nuova svolta nella vita cittadina: le case private sono più numerose e spaziose delle precedenti, la planimetria della città ha strade dritte e intersecantisi ad angolo retto, mentre due ampi edifici (n. 1052 e n. 1369) situati a O della porta urbica, nella disposizione delle stanze sui quattro lati dell'ampia corte interna, testimoniano l'influenza assira nella città. Dopo la conquista assira, M. divenne la capitale della provincia assira di Galilea.
Nel corso del VII sec. a.C., M. (strato II) divenne un insediamento aperto senza fortificazioni; la città, definitivamente distrutta dal faraone Necao nel 609 a.C., conserva lievi tracce della presenza persiana nel più superficiale livello I.
Bibl.: Y. Aharoni, The Stratification of Israelite Megiddo, in Erlsr, X, 1971, pp. 53-57; I. Dunayevsky, A. Kempinsky, The Megiddo Temples, in ZDPV, LXXXIX, 1973, pp. 161-185; H. E. Kassis, The Beginning of the Late Bronze Age at Megiddo. A Re-Examination of Stratum X, in Berytus, XXII, 1973, pp. 5-22; O. Tufnell, The Middle Bronze Age Scarab-Seals from Burials on the Mound at Megiddo, in Levant, V, 1973, pp. 69-82; Y. Yadin, The Megiddo Stables, in Erlsr, XII, 1975, pp. 57-62; A. Siegelmann, A Capital in the Form of a Papyrus Flower from Megiddo, in TelAvivJInstA, III, 1976, p. 141; Y. Aharoni, Y. Yadin, in EncAExHL, III, 1977, pp. 830-855, s.v.; F. R. Brandfon, The Earliest City Wall at Megiddo, in TelAvivJInstA, IV, 1977, pp. 79-83; A. Harif, Common Architectural Features at Alalakh, Megiddo and Shechem, in Levant, XI, 1979, pp. 162-167; W. H. Shea, The Conquest of Sharuhen and Megiddo Reconsidered, in IsrExplJ, XXIX, 1979, pp. 1-5; D. Ussishkin, Was the «Solomonic» City Gate at Megiddo Built by King Solomon?, in BASOR, 239, 1980, pp. 1-18; B. Wood, The Stratigraphic Relationship of Local and Imported Bichrome Ware at Megiddo, in Levant, XIV, 1982, pp. 73-79; G. J. Wightman, Megiddo VIA-III: Associated Structures and Chronology, ibid., XVII, 1985, pp. 117-129; G. I. Davies, Cities of the Biblical World. Megiddo, Cambridge 1986; I. Singer, The Political Status of Megiddo VIIA, in TelAvivJInstA, XV-XVI, 1988-1989, pp. 101-112; A. Kempinsky, Megiddo. A City-State and Royal Centre in North Israel, Bonn 1989; E. Stern, Hazor, Dor and Megiddo in the Time of Ahab and under Assyrian Rule, in IsrExplJ, XL, 1990, pp. 12-30; D. Ussishkin, Notes on Megiddo, Gezer, Ashdod and Tel Batash in the Tenth to Ninth Centuries B.C., in BASOR, 277-278, 1990, pp. 71-92; G. J. Wightman, The Myth of Solomon, ibid., pp. 5-22.