MEGIDDO (ebr. Mĕghiddō; volg. Mageddo)
Già potente e celebre città cananea situata su un contrafforte sud-orientale della catena del Carmelo e dominante l'antica via militare e carovaniera che dall'Egitto, per la pianura di Saron e il passo di Arah, immetteva nella pianura di Esdrelon e quindi in Babilonia. Dalla più remota antichità sino ai tempi moderni, il passo di Megiddo fu ritenuto dai grandi condottieri d'eserciti, da Tutmosis III (1479 a. C.) sino a Napoleone e al generale Allenby (1917) di capitale e decisiva importanza strategica per l'occupazione della Palestina e dei regni del Nord. Come altre città della Palestina, Megiddo fu prima una stazione neolitica, poi un centro di culto e infine una piazzaforte segnalata negli annali egiziani e nelle lettere di Tell el-‛Amarna. Sotto le mura di Megiddo si batterono Tutmosis I, II e III contro la coalizione degli eserciti della Siria del nord. La posizione fu abbandonata da Ramses III all'arrivo dei Filistei. Nella distribuzione della Terra Promessa Giosuè assegnò Megiddo alla tribù di Manasse che non riuscì mai a conquistarla. Riconobbe la sovranita di Salomone il quale la fortificò di nuovo istituendovi una prefettura (III [I] Re, IV, 12); ma nel 932 compare nella lista delle città conquistate dal faraone Sheshonq. Ricostruita durante il regno di Acab (870), divenne, dopo la distruzione del regno d'Israele, capoluogo d'una provincia assira. Dopo la caduta di Ninive sembra che sia stata incorporata al regno di Giuda; il re Giosia vi fu sconfitto e ferito a morte mentre tentava d'impedire l'avanzata dell'esercito di Necho II verso la Siria. L'importanza storica e strategica di Megiddo andò poi declinando: né i Greci né i Romani l'abitarono e col tempo il sito, ridotto a un ammasso di rovine, fu livellato e coltivato.
Un primo esperimento d'analisi archeologica di Tell el-Mutesellim, identificato per il sito dell'antica città di Megiddo, curato negli anni 1905-1906 da una società tedesca, mise in evidenza l'importanza archeologica del luogo per influenze babilonesi, egiziane, cananee e israelite. Nel 1925 l'Istituto orientale dell'università di Chicago ne intraprese la esplorazione metodica e scientifica procedendo meticolosamente dall'alto in basso e classificando strato per strato tutti i piani di diversa civiltà.
Finora sono stati esaminati quattro strati che datano dal secolo IV al X a. C. I primi due, persiano e babilonese, hanno rivelato i resti d'un insignificante villaggio; il terzo, del sec. VII, ha dato alla luce gli avanzi d'un tempio d'Astarte con altare votivo e molte figurine della dea. Di grande interesse storico è invece il IV strato attribuito all'età di Salomone. È ancora in corso l'esplorazione completa di tutta la città israelitiea che nella tecnica muraria si mostra dipendente dall'arte fenicia. Vi fu scoperta una serie di scuderie capaci di contenere 300 cavalli. Le stalle disposte in doppia linea per 12 cavalli ciascuna avevano un corridoio, in mezzo, per i carri e per i custodi. Ogni coppia di cavalli, legata mediante anelli scavati nei pilastri che sorreggevano il tetto, aveva davanti a sé una mangiatoia di pietra. Questa costruzione sembra da mettersi in relazione col commercio fatto da Salomone con l'Egitto (III [I] Re, IV, 12).
Fra gli oggetti rinvenuti sono da notare una grande quantità di scarabei, una stele col nome di Sheshonq, numerosi vasi e cocci e un curioso sotterraneo, non ancora completamente esplorato. Molto materiale archeologico che riporta l'abitazione del sito al terzo millennio a. C., è stato dato dall'esame della necropoli nei declivî orientali della collina.
Bibl.: G. Schumacher, Tell el-Mutesellim, I, Lipsia 1908; Watzinger, II, ivi 1929; C. S. Fisher, The excavation of Armageddon, Chicago 1927; P. L. O. Guy, New Light from Armageddon, ivi 1931.