Vedi MEGARA dell'anno: 1961 - 1995
MEGARA (Μέγαρα)
Città greca, centro politico della Megaride, la regione posta fra l'istmo di Corinto, l'Attica e la Beozia, a breve distanza dal golfo di Salamina.
Ebbe grande floridezza nei secoli VIII e VII divenendo potenza colonizzatrice (in Sicilia fondò Megara Hyblaea; nella Propontide, Calcedone) ed inoltre conquistando la vicinissima isola di Salamina. Rioccupata l'isola dagli Ateniesi, M. cade sotto la tirannide di Teagene che, coordinate le forze, riconquista Salamina e riprende la politica colonizzatrice, fondando Eraclea sul Ponto. Alla caduta di Teagene, Atene rioccupa l'isola: arbitra Sparta, allora, fu deciso che Salamina venisse assegnata ad Atene, Nisea a M. e Perachora a Corinto. La crisi interna porta alla formazione di una oligarchia che per lungo tempo regge le sorti della città: M. entra nella lega del Peloponneso, partecipa alle guerre persiane, dopo una alleanza con Atene, nel 446 essa rientra nella lega del Peloponneso: in questo periodo sorge quell'odio famoso tra le due città vicine che portò alla guerra del Peloponneso durante la quale il territorio megarese era annualmente invaso e devastato dalle forze ateniesi. L'egemonia spartana si fece sempre più dura finché, nel 394 a. C., M. si ribellò e, caduta la potenza di Sparta, ottenne una certa floridezza. Le vicende successive ci narrano l'avvicinamento di M. alla Macedonia, il conseguente assedio di Demetrio Poliorcete nel 357, il passaggio della città alla lega achea, poi alla beotica e nuovamente all'achea, finché nel 146 essa si arrese ai Romani che ne fecero la base per l'assedio di Atene. Nel periodo imperiale M. ebbe una relativa floridezza.
I resti antichi sono scarsissimi, malgrado la descrizione di Pausania (i, 39-44) lunga, confusa ed interrotta da digressioni ci indichi che la città dovesse essere abbastanza estesa e racchiudesse templi ed edifici notevoli, e malgrado i riferimenti di alcuni scrittori antichi circa l'ampiezza e la solidità delle sue case (Isocr., De pace, 117; Tertull., Apolog., 39). La città antica, come del resto la moderna, si estendeva su due collinette: l'acropoli orientale, chiata Caria, da un mitico re di M. a nome Cara, che Pausania, giungendo da Eleusi, cita per prima, e l'occidentale detta di Alkathoos.
Nell'avvallamento fra le due acropoli, Pausania ricorda una fontana costruita da Teagene, notevole per grandezza, bellezza e numero delle colonne. Questa fontana è l'unico edificio, fra quelli menzionati, che si possa ancora ammirare.
Vicino alla fontana il periegeta cita un antico santuario, adornato ai suoi tempi da statue di imperatori romani e da un simulacro bronzeo di Artemide Sotèira, opera di Strongylion; una replica di questa statua era a Pagai: su monete di M. e Pagai troviamo lo stesso tipo di Artemide, in corsa verso destra, con corta tunica e due torce nelle mani: si crede trattarsi di una riproduzione della statua. Nello stesso luogo Pausania cita le statue dei dodici dèi, opera di Prassitele.
Segue il tèmenos di Zeus che comprendeva un notevole tempio. La statua del dio, all'interno, non fu mai portata a termine a causa della guerra del Peloponneso. Pausania dice che il viso del dio era di avorio ed oro, il resto di argilla ed alabastro; dietro, sulla spalliera del trono erano le Horai e le Moirai. Pausania aggiunge che dentro il tempio giacevano pezzi di legno lavorati su cui l'artista avrebbe dovuto porre l'oro o l'avorio: le notizie sono importanti per le nozioni sulla tecnica crisoelefantina. Come artefici della statua, Pausania ha sentito parlare di Theokosmos, megarese, che fu però aiutato da Fidia: la descrizione dello Zeus di Megara ha molti punti in comune con quella dello Zeus di Olimpia; sulle monete di M. Zeus è raffigurato seduto, con uno scettro sulla sinistra ed una Vittoria o un'aquila nella destra tesa.
Sulla collinetta detta Caria, Pausania nota il tempio di Dioniso Nyktèlios, il santuario di Afrodite Epistrophìa, un oracolo detto della Notte, un tempio di Zeus Koniòs all'aperto, senza tetto, ed inoltre le statue di Asklepios ed Igea, opera di Bryaxis, ed il cosiddetto mègaron di Demetra, costruito da Cara durante il suo regno.
Scendendo dalla collinetta, verso N, viene notata la tomba di Alcmena, ivi deceduta durante un viaggio da Argo a Tebe; nelle vicinanze della città, in località Rhus, Pausania cita un altare ad Achebo, la tomba di Hillos, figlio di Eracle, cui era vicino il tempio di Iside, ed uno di Apollo Agràios e di Artemide Agrotèra, un tempietto dedicato all'eroe Pandion, vicino al quale è la tomba di Ippolita; non lontano è la tomba di Tereo.
Sull'acropoli, detta Alkathoos, Pausania cita la tomba di Megareus, una ἑστία degli dèi detti prodomei, presso la quale è una pietra su cui Apollo posò la lyra per aiutare Alkathoos che costruiva le mura: se questa pietra veniva colpita con un sasso, risuonava come una corda tesa. In cima alla collinetta Pausania vede un tempio di Atena con la statua della dea; prossimi a questi sono due altri santuarî di Atena. Il tempio di Apollo Pöthios, in mattoni, fu da Adriano ricostruito in marmo: le immagini del dio - in avorio - sono simili alle immagini lignee egiziane, sebbene richiamino esempî eginetici. Sull'acropoli Pausania cita pure un santuario di Demetra Thesmophòros.
Scendendo, egli nota la tomba di Kallipolis, figlia di Alkathoos, e sulla strada verso il pritaneo è citata la tomba di Ino ed un heròon di Ifigenia. All'interno della città Pausania nota alcune tombe tra le quali quella dei caduti nelle guerre persiane. Viene poi citato un santuario di Dioniso Patròos che custodiva una immagine lignea del dio presso la quale era la statua del satiro di Prassitele. Vicino al santuario di Dioniso è un tempio di Afrodite in cui era una immagine eburnea della dea; tra le altre opere Pausania cita Peithò ed un'altra dea chiamata Paregoron, opera di Prassitele; Eros, Imeros e Pothos opere di Skopas. Segue il tempio della Tyche, la cui statua è opera di Prassitele; nel tempio sono pure le Muse ed uno Zeus bronzeo, opera di Lisippo. Un iscrizione con inciso il nome di Lisippo è stata rinvenuta su blocchi di pietra che dovevano formare un grande piedistallo.
Nell'agorà Pausania vede la tomba di Corebo con raffigurato, in rilievo, Corebo che vince la Poinè, e che Pausania dice essere il più antico rilievo da lui veduto in Grecia: accanto c'è la tomba di Orsippos.
Uscendo dall'agorà si nota il santuario di Apollo Prostatèrios, in cui Pausania dice che sono un Apollo, un'Arteme, una Latona ed altre statue, opere di Prassitele.
Come ultimi monumenti Pausania cita un santuario delle Eileithyiai. Vicino al porto della città è citato il santuario di Demetra Malophòros. Da M. Pausania va ad Aigosthena, poi torna indietro e si dirige, lungo la costa, verso Corinto.
Da M. proviene il colossale torso di koùros al Museo Nazionale di Atene; un altro torsetto è al museo di Eleusi: entrambe le opere sono datate, dalla Richter, al periodo tra il 555 ed il 540 a. C.
Bibl.: Sugli scavi: D. Philios, ᾿Ανασκαϕαὶ ἐν Μεγάροις, in Πρακτικά, 1883, p. 25; H. G. Lolling, Συμβολαὶ εἰς τῆν τοπογραϕίαν τῆς Μεγαρίδος, in ᾿Εϕημ. ᾿Αρχ., III, 1887, p. 201 ss.; id., ᾿Ανασκαϕαὶ παρὰ τὰ Μέγαρα, in °᾿Εϕημ. ᾿Αρχ., 1890, fig. 21 ss.; E. L. Highbarger, The History and Civilisation of Ancient M., Baltimora 1927; K. Hanell, Megarische Studien, Lund 1934. Per il koùros colossale: G. M. A. Richter, Kouroi, Londra 1860, figg. 297-299.