MEGARA HYBLAEA (XXII, p. 776)
Il sito dell'area urbana di M. H. sulla costa orientale della Sicilia, 20 km circa a N di Siracusa, è costituito da un settore della piana costiera ai piedi degli Iblei, compreso tra le foci del Cantera (antico Alabon) e del torrente San Cusumano, rispettivamente a Nord e a Sud. La sua estensione non è segnata da alcuna sopraelevazione del suolo: i due pianori costieri sui quali si estende la città sono intervallati da una depressione poco profonda, mentre il versante occidentale dell'area urbana, al di là dell'attuale linea ferroviaria, è assolutamente pianeggiante e risulta delimitato dalle fortificazioni di età arcaica che si sviluppano per circa 3400 m, secondo un settore di cerchio molto ampio. Esse sono precedute all'esterno da un fossato e costituite da una cortina di blocchi squadrati elevantisi a scarpata, dalla quale sporgono, a intervalli di circa 25 m, delle torri semicircolari. È conservata una porta urbica con l'impianto degli apprestamenti difensivi. Nella pianura, all'esterno della cinta muraria, a Ovest e a Sud, verso Siracusa, si estendono le vaste necropoli arcaiche la cui esplorazione, iniziata già alla fine del secolo scorso, è continuata e ha avuto un notevole incremento in questi ultimi anni rendendo corredi funerari che cronologicamente si distribuiscono tra l'estrema fine dell'8° secolo e la fine del 6° secolo a. Cristo.
Le opere di esplorazione della città, già identificata nel sec. 16°, furono iniziate da F. S. Cavallari nel 1879 e continuate da P. Orsi nel 1917-1920. Esse riguardarono un tratto della cinta muraria arcaica, le fondazioni di due templi situati all'incirca 200 m a NE della porta urbica della cinta muraria medesima. Uno di essi è impostato sul fossato perimetrale di un villaggio neolitico la cui parziale esplorazione ha reso documentazione ceramica di particolare interesse. Alla prima fase delle esplorazioni si devono riportare anche i resti, ancora in vista immediatamente all'interno della cinta muraria, di un edificio di non chiara interpretazione presentante, sull'asse mediano, dei pilastri ottagonali. Opere di scavo sistematico ed estensive sono state condotte dall'École Française de Rome dal 1949 in poi sul pianoro Nord della città dove si era sostanzialmente sviluppata la città che, dopo la distruzione del 483 a. C. ad opera di Gelone, aveva ripreso vita con la deduzione della colonia fondata da Timoleonte nella seconda metà del 4° secolo a. C. e che poi fu distrutta da Marcello nel 214/13 a. Cristo. A quest'epoca rimonta una cinta muraria costruita in fretta sul limitare Ovest e Sud del pianoro settentrionale dell'area urbana arcaica. I fatti storici ricordati dalle fonti letterarie hanno trovato piena conferma nei dati resi dall'indagine archeologica che però, ad avviso degli archeologi che hanno eseguito gli scavi (G. Vallet, F. Villard), sarebbero in contrasto con le notizie fornite da Tucidide (VI, 4) relative alla fondazione della città, le quali comportano la data del 728/727 a. Cristo. È parso che l'evidenza archeologica potesse indicare una cronologia più alta (metà circa dell'8° secolo a. C.), ma i dati archeologici di recente acquisizione, soprattutto a Siracusa, sembrano oggi avvalorare i calcoli desunti dal racconto tucidideo.
Le esplorazioni degli ultimi venticinque anni hanno permesso di conoscere e definire l'assetto e l'evoluzione costruttiva di una delle zone più vitali dell'area urbana, quella dell'agorà. Di essa infatti sono stati identificati gli elementi costruttivi fondamentali riferentisi alla seconda metà del 7° secolo a. C. in un'area in cui non sono documentate preesistenze di alcun genere. La forma dell'agorà, estendentesi per 4200 m2, è trapezoidale, risultante dalla delimitazione su tre lati, Nord, Est e Ovest di altrettante strade. Solo in un caso, dalla parte di Ovest, la sede stradale è parte integrante dell'area dell'agorà, negli altri due casi due stoai escludono le strade dalla stessa. Sul lato Sud essa è limitata da due templi (uno a colonnato centrale, di m 20,30 × 7,65, l'altro in antis di m 14,50 × 6) che con le due stoai si conservarono nella loro struttura generale fino al 483 a. C. lasciando, così, pressocché inalterato l'assetto dell'agorà. Presso l'estremo Nord del suo lato Ovest si trova una costruzione interpretata come un santuario, mentre dalla parte opposta è un pritaneo composto da 3 ambienti e da una corte: complesso datato intorno al 530 a. C. e impostato su una costruzione precedente.
Di questo tipo di agorà, rispondente esclusivamente a funzioni civili e religiose, è rilevante la singolarità e la complessità organizzativa che pone, peraltro, il problema dei motivi che regolarono o condizionarono il tipo d'impianto e il suo rapporto con lo schema generale dell'impianto urbanistico e, soprattutto, del sistema viario complessivo. L'interrogativo che si pone all'indagine archeologica futura è se l'impostazione dell'agorà e dei quartieri intorno ad essa gravitanti, rappresenti l'epicentro dell'impianto urbanistico o se sia una soluzione particolare relativa a uno dei settori dell'area urbana. Intorno all'area dell'agorà sono disseminate alcune case risalenti ancora all'8° secolo a. C., appartenenti, cioè, alla prima generazione dei coloni greci. Esse sono di forma quadrangolare di 4-5 m di lato, costruite direttamente sulla roccia, risultanti allineate su quelle che saranno le strade dell'impianto posteriore, e facenti capo, con ogni probabilità, a una serie di lotti di terreno che costituiscono la base organizzativa degl'isolati posteriori. Di questi, risalenti alla seconda metà del 7° secolo a. C. a E e a O dell'agorà, è stato definito l'assetto e l'organizzazione. Strade di circa 3 m di larghezza ed equidistanti delimitano degl'isolati di 25 m di larghezza, coperti da strutture di case di abitazione a non densa distribuzione. Gl'isolati a E e a O dell'agorà, pur nell'identicità delle loro strutture, non sono tali quanto a orientamento, per il quale presentano una convergenza verso Nord. Sia l'agorà che le case di epoca ellenistica conservano lo stesso allineamento della città arcaica determinando una continuità, nel sito e nella distribuzione, dell'apparato abitativo e monumentale urbano.
I monumenti più rilevanti di epoca ellenistica situati intorno all'area dell'agorà sono costituiti da un tempio in antis di ordine dorico, a N dell'agorà stessa e datato alla seconda metà del 4° secolo a. C., dall'edificio delle terme situate a S dell'agorà e che furono ricostruite dopo la distruzione della città del 214/13 a. Cristo. Sull'estremità Nord-Est del pianoro settentrionale della città si sono rinvenute le fondazioni di un tempio arcaico ritenuto di Hera. Nel quadro dell'attività artistica è stato possibile identificare una ceramica di produzione locale datata tra il 7° e il 6° secolo a. C., che per il periodo più antico s'ispira ai repertori decorativi protocorinzi e poi a quelli orientalizzanti secondo originali criteri di composizione. Particolarmente interessanti risultano le decorazioni figurate policrome eseguite in genere sulla superficie di vasi di grandi dimensioni e prodotti nel corso del 7° secolo a. Cristo.
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