MEGARA (Μέγαρα)
1°. - Figlia di Creonte, re di Tebe, è nota nell'epos tebano come la prima moglie di Eracle, al quale il padre stesso la dette in sposa come ricompensa per aver liberato la città dai Minii. Ebbe dall'eroe numerosi figli, sul nome e sul numero dei quali regna nella tradizione disaccordo, e così pure sulla versione della loro tragica fine per mano di Eracle, in preda alla pazzia suscitata da Hera. Secondo la tradizione, accolta da Euripide nel suo Heraklès mainòmenos, anche M. cade vittima insieme con i figli della follia del marito. In loro onore si celebravano a Tebe dei sacrifici presso la porta di elettro (Pind., Isth., iv, 104 ss.): là, ancora al tempo di Pausania (i, 41), si mostrava ai visitatori, accanto alla casa di Anfitrione e al talamo di Alcmena, la tomba di M. e dei suoi figli.
Nella Lesche delfica, Polignoto (Paus., x, 29, 7), seguendo il quadro della Nékyia omerica, rappresenta M. come figura singola isolata accanto a Klymene. In più tarde raffigurazioni, invece, M. nell'Ade fa costantemente gruppo con i figli. È questo il caso di tre grandi vasi àpuli di Karlsruhe, Monaco e Napoli (provenienti rispettivamente da Ruvo, Canosa e Altamura) con scene d'Oltretomba, nelle quali compaiono eroi ed eroine di numerosi miti scaglionati su diversi piani: lo spazio in alto a sinistra è occupato tutte e tre le volte dalle figure di M. e dei figli; M. ammantata, seduta con una impostazione di tre quarti verso sinistra, si volge ai due fanciulli seminudi, in piedi accanto a lei (solo nell'anfora di Monaco uno è seduto). Le varianti nei tre esemplari sono minime, limitate al gesto di M. (che in un caso poggia la mano sulla spalla del figlio più vicino) e agli oggetti tenuti in mano dai fanciulli (una coppa, un lungo ramo, un turibolo, ecc.). Nel vaso di Napoli le iscrizioni dei nomi accompagnano le figure.
Il momento culminante del mito, quello della follia di Eracle, è rappresentato sul cratere pestano di Madrid firmato da Assteas: su un rogo improvvisato con mobili e oggetti della casa, Eracle sta per gettare un fanciullino che tiene in braccio; a destra M. fugge terrorizzata. Lo sfondo della scena è costituito da una specie di loggiato a colonne (fra le quali sporgono a mezzo busto le figure di Alcmena, Iolao, Mania). Se questo loggiato, come è probabile, rappresenta il logèion dell'edificio scenico greco, si deve ammettere che la figurazione derivi da un'opera teatrale, sulla cui identificazione, tuttavia, regna un notevole disaccordo fra gli studiosi. Sembra però senz'altro da escludere la possibilità di vedervi un riflesso della tragedia di Euripide, dove la versione stessa del mito è diversa. In essa Eracle compie con l'arco e con le frecce la sua strage, alla quale non si sottrae perciò neanche M. che, invece, nel cratere di Assteas appare nell'atto di fuggire.
Monumenti considerati. Anfora àpula di Karlsruhe: Wiener Vorlegeblätter, serie E, tav 3; S. Reinach, Rép. Vas., 108; C. V. A., Karlsruhe, ii, tav. 62. Anfora di Napoli: Wiener Vorlegeblätter, serie E, tav. 2: S. Reinach, Rép. Vas., 167. Anfora di Monaco: Wiener Vorlegeblätter, serie E, tav. 1; S. Reinach, Rép. Vas., 258, 4: Furtwängler-Reichhold, tav. x; M. Schmidt, Dareiosmaler, Münster 1960, tav. 20. Cratere di Assteas: A. D. Trendall, Paestan Pottery, p. 31, tav. 7.
Bibl.: O. Jessen, in Roscher, II, 2, 1894-97, c. 2452, s. v.; Krischan, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 146 ss.; L. Séchan, Études sur la tragédie grecque dans ses rapports avec la céramique, Parigi 1926, p. 524-5 (con bibl. precedente).
(S. De Marinis)