MEER, Simon, van der
Fisico e ingegnere olandese, nato a L'Aia il 24 novembre 1925. Dopo aver ottenuto il diploma scientifico nel 1943, ha proseguito gli studi per due anni nel liceo classico, data l'impossibilità di accedere alle università olandesi in quegli anni. Finita la guerra, si è laureato in ingegneria all'Istituto di Delft nel 1952, specializzandosi in sistemi di controllo. Il suo primo impiego è stato presso i laboratori di ricerca Philips, con il compito di occuparsi dello sviluppo dei microscopi elettronici. Nel 1956 è entrato a far parte del Centro europeo di ricerca nucleare con sede a Ginevra. M. ha ricevuto lauree ad honorem dalle università di Ginevra, Amsterdam e Genova, ed è socio della American Academy of Arts and Sciences. Dal 1987 è socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1984 è stato insignito, con C. Rubbia, del premio Nobel per la fisica per la scoperta delle particelle W+, W− e Z0.
Durante i primi anni di lavoro presso il CERN, M. si è occupato del progetto del proto-sincrotrone e ha inventato un sistema per aumentare l'intensità dei fasci di neutrini, particelle subatomiche quasi prive di massa e totalmente prive di carica. Dal 1967 al 1976 ha diretto la progettazione del super-protosincrotrone di Ginevra. Nel 1976 è entrato a far parte di un grosso progetto del CERN per la conversione dell'SPS in un anello di accumulazione per fasci di protoni e antiprotoni circolanti in versi opposti. Il progetto, sotto la direzione del fisico C. Rubbia, si riprometteva l'identificazione delle ipotetiche particelle W e Z previste dalla teoria elettrodebole dovuta a Sh. L. Glashow, S. Weinberg e A. Salam. Le difficoltà nell'identificazione di queste particelle derivano dalla loro rilevante massa, pari a circa 100 volte quella del protone, che richiede fasci di elevatissima energia (300 GeV). Inoltre, la vita media prevista di tali particelle era talmente bassa (10-18 secondi), da renderne possibile l'identificazione solamente attraverso i prodotti di decadimento. Uno di questi prodotti è il cosiddetto neutrino sfuggente (elusive neutrino), la cui mancanza di carica e di massa preclude la possibilità d'individuarlo se non calcolando energia e momenti mancanti per il rispetto delle leggi di conservazione.
Uno dei punti più critici dell'intero progetto era costituito dalla necessità di concentrare fasci coerenti di protoni e antiprotoni con intensità di almeno 1031 cm-2s 1. Questa difficoltà si accentua particolarmente per le antiparticelle che debbono essere prodotte da collisioni di fasci di materia su bersagli adatti, ma che conducono a fasci di debole intensità. Occorre pertanto prevedere degli anelli di accumulazione ove concentrare opportunamente i fasci. M. ha brillantemente contribuito a risolvere questo problema attraverso un sistema detto di raffreddamento stocastico del fascio: il raffreddamento si riferisce alla riduzione delle velocità relative delle particelle, mentre stocastico alla statistica necessaria per il processamento di grandi numeri di particelle. Le prime collisioni tra protoni e antiprotoni sono avvenute nel giugno 1983, e già nei primi mesi del 1984 è stata annunciata la scoperta delle particelle W+ e W− , seguita dopo pochi mesi dalla Z0.