meduse e idre
Tentacoli e trasparenze
Meduse e polipi sono animali appartenenti alle classi degli Scifozoi e degli Idrozoi, del phylum Celenterati. In molte specie si alternano una generazione come polipo e una come medusa. Le stupende ed evanescenti meduse si lasciano trasportare dalle correnti marine; al contrario i piccoli polipi degli Idrozoi vivono posati sulle rocce sommerse, dove generalmente formano colonie. Entrambi si nutrono catturando piccoli organismi con i loro tentacoli urticanti. Sia fra le meduse sia fra i polipi esistono alcune forme adattate a vivere nelle acque dolci. In generale si tratta di animali assai semplici e primitivi, che hanno conservato lo stesso modello di organizzazione anatomica a partire dal Cambriano, circa 500 milioni di anni fa
Insieme ai coralli e agli anemoni di mare, le meduse e le idre fanno parte del phylum dei Celenterati, organismi acquatici che possiedono una cavità digerente provvista di una sola apertura con funzioni di bocca e di ano. L’alimentazione dei Celenterati avviene grazie a un numero variabile di tentacoli che circondano questa apertura e con i quali catturano piccole prede o particelle alimentari in sospensione nell’acqua. Per via della loro semplice anatomia, questi animali non hanno un vero apparato circolatorio né organi per la respirazione. Mentre coralli e anemoni di mare appartengono alla classe degli Antozoi, idre e meduse fanno parte rispettivamente degli Idrozoi e degli Scifozoi.
In questi animali si possono presentare due diverse forme di organizzazione anatomica: la forma polipoide e la forma medusoide. La prima conduce un’esistenza bentonica, ossia vive sul fondo con l’apertura e i tentacoli rivolti verso l’alto. In questo modo, il polipo cattura piccolissimi invertebrati che si posano inavvertitamente sui suoi tentacoli, oppure raccoglie minuscole particelle alimentari portate dalla corrente.
La medusa, invece, conduce una vita planctonica. Infatti si lascia trasportare dalle correnti e vive orientata in maniera opposta rispetto al polipo, con l’apertura rivolta verso il basso. In questo modo cattura piccole prede che passano sotto di lei, sempre usando i tentacoli.
Le meduse si riproducono sessualmente, ovvero producono uova e spermatozoi che si fondono tra loro dando origine a nuovi individui. Invece, i polipi, in linea di massima, si moltiplicano asessualmente, attraverso un processo chiamato gemmazione: sul corpo dell’animale compare una sorta di gemma che si accresce e poi si stacca conducendo vita propria. In diverse specie di Idrozoi e Scifozoi, troviamo entrambe le forme nel ciclo biologico: dalle uova fecondate delle meduse nascono i polipi, mentre dalle gemme di questi ultimi si formano piccole meduse. Questo fenomeno si chiama alternanza di generazione perché è come se nella stessa specie si alternassero sempre una generazione medusoide con una polipoide.
I Celenterati sono uno dei più antichi gruppi di animali pluricellulari apparsi sul Pianeta. Secondo i paleontologi, le meduse sono apparse nel periodo Cambriano, il più antico dell’Era Paleozoica. Infatti, fossili datati a tale periodo mostrano l’impronta dell’ombrello caratteristico di questi animali. I polipi, invece, sarebbero apparsi un poco più avanti nel tempo, nel Siluriano, più di 400 milioni di anni fa. Queste considerazioni comunque si basano solo su rari esemplari fossili: si tratta infatti di animali che difficilmente lasciano tracce fossili a causa dell’inconsistenza del loro corpo formato da percentuali elevatissime di acqua e spesso privo di strutture rigide. Inoltre, poiché negli Idrozoi forme polipoidi e medusoidi sono abitualmente presenti nella stessa specie, il ritrovamento dell’una potrebbe far pensare alla contemporanea presenza dell’altra.
Tra gli Idrozoi le forme anatomicamente più semplici sono quelle d’acqua dolce appartenenti al genere Hydra. Questi piccolissimi polipi conducono vita solitaria nelle acque pulite, senza formare colonie. Aderiscono con un disco basale alle piante acquatiche, alle alghe o alle pietre sommerse. Sono capaci di spostarsi compiendo strani movimenti e perfino lente capriole! Se disturbati, fanno rientrare completamente i tentacoli e contraggono il corpo diventando come palline. Si nutrono di piccolissimi invertebrati e spesso vivono in simbiosi con alghe verdi unicellulari. Queste ultime vivono all’interno del corpo dell’idra, cosicché questo si colora di verde.
Al momento della riproduzione sessuale, sul corpo di questi piccoli polipi compaiono sia le gonadi femminili, più grandi e poste in basso, sia quelle maschili, vicino alla corona di tentacoli. Quando invece si moltiplicano asessualmente, sul corpo del polipo compare direttamente una nuova, minuscola idra che si accresce rapidamente. A un certo punto sembra di vedere un’idra con due teste, finché quella neoformata si stacca e conduce vita indipendente. Nella mitologia greca si chiamava proprio Idra un mostro con numerose teste capaci di rigenerarsi qualora fossero state tagliate.
Come avviene per i coralli, anche gli Idrozoi di forma polipoide possono formare colonie, ma queste sono generalmente più piccole e fragili rispetto a quelle degli Antozoi. Alcuni Idrozoi coloniali formano scheletri rigidi, anch’essi costituiti da carbonato di calcio.
Nelle barriere coralline le colonie di Idrozoi spesso si installano fra quelle enormi dei coralli e contribuiscono in tal modo al grande spettacolo della biodiversità di questi splendidi ecosistemi.
In molti Idrozoi si riscontra una chiara alternanza di generazione, come per esempio nel genere Obelia, dalla cui colonia si formano sacchetti di meduse che poi si liberano e vagano nell’acqua. Queste meduse sono assai piccole e visibili solo al microscopio. Molte altre specie costituiscono colonie miste e polimorfe, ossia formate da individui polipoidi e medusoidi di diversa configurazione e che svolgono differenti compiti, come se fossero parti di un solo organismo. Un esempio di queste colonie particolari è dato dalla velella (Velella), un piccolo idrozoo che spesso si trova spiaggiato in grande numero dopo le tempeste. La velella è formata da un disco galleggiante di consistenza cartilaginea su cui si trova un individuo medusoide modificato che fa da vela e capta il vento per spostarsi. Al di sotto del disco ci sono numerosi individui polipoidi che si occupano dell’alimentazione e della riproduzione.
Ma la colonia più spettacolare e nello stesso tempo più inquietante è la caravella portoghese (Physalia), la cui colonia è tenuta in superficie da un grosso individuo medusoide pieno di gas. Da questa sorta di galleggiante pendono numerosi polipi trasformati in filamenti urticanti, lunghi anche alcuni metri. I pesci che urtano questi filamenti vengono paralizzati e poi consumati dalla colonia. Nei mari tropicali questa specie può trovarsi con una certa frequenza ed è molto pericolosa per chi nuota.
Alla classe degli Scifozoi appartengono meduse le cui dimensioni e la cui complessità anatomica superano di molto quelle degli Idrozoi. Sono queste le meduse che si osservano generalmente lungo le nostre spiagge e che incutono tanta paura ai bagnanti. Vengono chiamate scifomeduse e possiedono un corpo meno trasparente di quello delle idromeduse per via di una maggiore percentuale di cellule nei tessuti. La parte superiore del corpo ricorda il cappello di un fungo e viene chiamata ombrello. Le scifomeduse sono molto belle e meriterebbero di essere osservate con interesse invece che con disgusto quando si muovono con grazia elegante in mezzo ai riflessi della luce tra le onde. L’importante è fare attenzione che non ci sfiorino la pelle. Le cellule urticanti che si trovano sui tentacoli e sull’ombrello possono provocare forti bruciori che vanno calmati con ammoniaca o con urina. Generalmente le meduse, anche se fastidiose, non rappresentano un pericolo per l’uomo. Tuttavia, nei mari tropicali australiani esistono specie molto più temibili, come la vespa di mare, Chironex fleckeri, il cui veleno può essere fatale.
Nella mitologia greca, Medusa era la più bella delle Gorgoni e di lei si invaghì Poseidone. Ma la dea Atena, gelosa della sua bellezza, volle punirla e la trasformò in un mostro, con serpenti al posto dei capelli, capace di pietrificare chiunque la guardasse. In seguito, Perseo le tagliò la testa con la spada e ne fece dono ad Atena che la pose nel mezzo del suo scudo. Dal suo sangue caduto nel mare nacquero i coralli. Il viso di Medusa fu dipinto da Caravaggio e da Rubens; l’uccisione di lei fu immortalata dal capolavoro di Benvenuto Cellini, la statua di bronzo in piazza della Signoria, a Firenze.