Vedi MEDMA dell'anno: 1961 - 1995
ΜEDMA (v. vol. IV, p. 959)
Studi recenti hanno insistito in primo luogo sulle origini e la persistenza del nome, nelle due forme già attestate in età greca (Μέδμα e Μέσμα) e nei rispettivi derivati, primi fra tutti Mesima - che ancora permane come nome del fiume - e Medima, ben attestato fin entro il XII sec., e più debolmente in seguito, mentre senza localizzazione resta la Medma ligure testimoniata solo da Stefano di Bisanzio. L'ipotesi (Rix, 1951-1959) che il nome, nella sua forma certamente più antica (Μέδμα), sia da connettersi a una radice come quella di med-ius, e debba indicare in origine il fiume come asse di aggregazione di un territorio circostante, non è senza conseguenze per l'interpretazione della tarda storia di Medma.
L'esame di tutte le fonti letterarie che menzionano M. ha portato ad acquisizioni parziali sulla sua storia: ma in primo luogo va citata qui l'importante iscrizione arcaica su uno scudo (in origine almeno due, dei quali l'altro conservato in piccola parte), rinvenuto a Olimpia. In essa, Ipponiati, Medmei e Locresi (in quest'ordine) sono i dedicanti, e gli avversari a cui gli scudi furono strappati sono i Crotoniati. Non possiamo indicare con certezza a quale battaglia debba riferirsi la dedica: l'ipotesi che fosse quella celebre della Sagra sembra ora perdere terreno, di fronte a una cronologia dell'iscrizione che debba scendere fino alla fine del VI secolo.
In ogni caso, dopo l'accertata fondazione locrese, che pare confermata dai dati archeologici, Crotone è l'altro polo di attrazione per i Medmei. Sembrano provarlo, con differente grado di probabilità, i due stateri di Crotone (fine del V sec. a.C.) con la sigla me, se si ha ragione di interpretarla, come i più fanno, come l'inizio del nome di M. (Gorini, 1985); tali coniazioni attesterebbero dunque una pertinenza di M. all'orbita crotoniate: il rovescio, quindi, della situazione registrata nello scudo iscritto del santuario olimpico. Non per questo conosciamo le ragioni che opposero M. e Hipponion, da una parte, all'antica madrepatria Locri nel 422 a.C., come attesta Tucidide (v, 5, 3): poiché egli non menziona in questo contesto Crotone, è più facile credere a una serie di focolai locali (a M. e Hipponion si può aggiungere anche Messina, per breve tempo locrese) suscitati, come la sequenza narrativa di Tucidide lascia intendere, dagli Ateniesi per mettere in difficoltà la nemica Locri. Un diretto contatto politico fra Atene e la piccola città magnogreca, che il rilievo dato da Tucidide a questa notizia fa supporre, si offre come sfondo (non però spiegazione) all'irrompere, nella fertile e variata coroplastica medmea, di tipologie e declinazioni stilistiche di matrice spiccatamente attica, e proprio nell'ultimo scorcio del V sec. a.C.: di specialissimo rilievo è la serie di arale in terracotta che, uniche in tutta la produzione di quel genere così vastamente diffuso nella grecità occidentale, presentano scene di tragedie attiche, talora identificabili con precisione. Un tal filo ripete, più tardi, l'approdo ad Atene dell'unico Medmeo di cui ci sia noto il nome, Filippo di M. (detto poi di Opunte), discepolo di Socrate e poi di Platone, editore delle Leggi e autore di opere specialmente matematiche, astronomiche, ottiche e metereologiche oltre che (almeno secondo Diogene Laerzio) dell'Epinomide.
D'altro segno è il passo di Diodoro Siculo (XIV, 78, 5) dove si pone al 396-5 (o 395-4) a.C. una massiccia deportazione di quattromila Medmei a Messina per opera del siracusano Dionisio: mettendo questa notizia in serie con altre analoghe d'anni e d'eventi (gli abitanti di Caulonia tutti trasferiti a Siracusa, e il loro territorio donato ai Locresi nel 389 a.C.: Diod. Sic., XIV, 106, 3; gli abitanti di Hipponion tutti trasferiti a Siracusa, e il loro territorio donato ai Locresi nel 388 a.C.: Diod. Sic., XIV, 107, 2), si può ipotizzare (con una cautela giustificata dalla mancanza di precise cesure abitative finora riscontrabili archeologicamente) che anche M. sia stata del tutto spopolata: in tal caso, la cifra di quattromila abitanti fornita da Diodoro (la cui fonte potrebbe essere Timeo) prenderebbe un singolare valore di valutazione demografica. Congruente con l'ipotesi che lo svuotamento di M. abbia comportato la consegna del suo territorio ai Locresi è il carattere della monetazione della città, che si svolge in sintonia con quella locrese, e inizîa con stateri di tipo corinzio, che per considerazioni tipologiche e metrologiche sarebbero da riconnettere alle inizîative valutarie innescate dallo stesso Dionisio I.
Nessuna notizia utile a datare la fine di M. ci viene dalle fonti; tuttavia, gli scavi hanno mostrato una continuità di frequentazione abitativa che dall'età arcaica si spinge al primo quarto del III sec. a.C.; mentre, allo stato della documentazione, le tracce di insediamenti rurali romani di I sec. a.C.-I sec. d.C. appaiono piuttosto come una rioccupazione di un territorio ormai spopolato, o almeno non più veramente città. Quella cesura al III sec. potrebbe dunque ben corrispondere a un qualche episodio, che ci resta ignoto, della lotta fra Greci e Brettii; altre comunanze d'eventi con Hipponion potrebbero suggerire, per analogia, vicende legate all'espansione brettia e all'intervento di Agatocle.
Il passo di Tucidide citato sopra e la breve descrizione, probabilmente di seconda mano, di Strabone (VI, 1,5) pongono il problema non tanto dell'esatta localizzazione di M., solidamente ancorata alla collina di Rosarno dopo gli scavi di Paolo Orsi, quanto del suo territorio e del rapporto fra esso e quelli delle πόλεις adiacenti, Locri e Hipponion, che Tucidide dichiara fra loro όμοροι. Ciò sembra implicare un'occupazione del territorio interno fino al crinale appenninico, e naturalmente pone il problema delle vie interne di comunicazione e quello, più intricato a intendersi, del rapporto con le popolazioni indigene. Nell'ambito di quest'ultimo problema, s'è aggiunta al già noto un'assai interessante, ma isolatissima, ansa di capeduncola dell'Età del Ferro (Maggiani, 1972). Ma il profilo complessivo dei rinvenimenti, a Ν e a S del Mesima, sembra indicare che il fiume, piuttosto che confine settentrionale del territorio di M. abbia funzionato come suo asse di rotazione: con la città disposta a S insieme alle necropoli, e sue dipendenze rurali, piccole fattorie o insediamenti misti greco-indigeni, sparsi anche a Ν di esso. È questo il quadro in cui s'iscrive tanto il problema della localizzazionedell’empòrion di M. menzionato da Strabone (loc. cit.) quanto quello della fondazione a Ν del Mesima di Nicotera, la quale fu più tardi sede vescovile, e sino a oggi sopravvive con l'identico nome, e però non è attestata prima dell'età romana: essa potrebbe essere stata, nel medesimo territorio inteso come incentrato sul fiume, un più tardo polo di aggregazione, in seguito a una fine o decadimento di M. di cui non sappiamo ancora offrire la data. Quanto alla μεγάλη κρήνη menzionata da Strabone, essa va probabilmente identificata, pur nelle molteplici varîazioni idrogeologiche della zona, con l'attuale Testa dell'Acqua. Al problema della definizione della Chòra di M. e di quelle, confinanti, di Locri e di Hipponion si lega anche l'ipotesi, meglio definita per Hipponion, della produzione locale di anfore vinarie, e dunque di una caratterizzazione delle attività agricole e commerciali del sito.
La localizzazione di M. a Rosarno è stata confermata da altre ricerche di scavo, in parte pubblicate (Sabbione; Paoletti-Parra; Agostino), e però con risultati riferibili a un ristretto periodo, fra la fine del V e il IV sec. a.C.; la novità più notevole sono alcuni resti di edifici di abitazione (apparentemente distribuiti secondo lotti ampî, a maglie rade) e di strade, ma la topografia complessiva resta ancora insufficientemente definita. È tuttavia già evidente, nell'ultimo quarto
del V sec. a.C., un impianto urbanistico ad assi ortogonali, con orientamento NE-SO probabilmente incardinato sopra un asse mediano corrispondente alla via di mezzeria del pianoro di Rosarno, che dall'attuale centro abitato si prolunga verso la campagna portando il nome parlante di Ceramidìo: è su questo asse che si sono scoperti i resti di una strada (intorno al 400 a.C.) dal lastricato accuratissimo. Meno chiaro ê il rapporto cronologico fra quest'abitato e gli scarsi resti finora rilevati di una cinta fortificata. La raccolta dei materiali per una carta archeologica, tanto a Ν che a S del fiume, si è posta come la premessa a un'indagine più sistematica, che tuttavia resta ancora da compiere. Incerta resta, nonostante la scoperta di importanti stipi votive, la localizzazione e la caratterizzazione delle aree di culto.
Poverissimo è il materiale epigrafico, a cui si è aggiunta di recente una dedica a Demetra Elouia, trovata a Ν del Mesima. Fra i nuovi rinvenimenti, spiccano alcuni bronzetti, il più antico dei quali è un kouros di imitazione laconica, forse prodotto a Taranto. Manca invece ogni prova di una produzione bronzistica locale; l'artigianato medmeo ci appare perciò ancora concentrato in una ricchissima produzione di terrecotte, delle quali gli scavi hanno offerto serie amplissime, da integrarsi con quelle che vanno emergendo via via nelle collezioni e nei musei, e che sono state recentemente sottoposte a una classificazione e quantificazione per tipi e a un'analisi iconografica, che sembrerebbe riconnettere il grosso della produzione al culto di Persefone, nella duplice accezione di divinità delle nozze e (in altra interpretazione) signora dell'aldilà. La tipologia sembra derivata da quelle in vigore a Locri, e che la produzione si sia innescata quando M. era nell'orbita locrese non può esservi dubbio; ma uno studio accurato del suo svolgimento dovrà, lavorando in parallelo anche a Hipponion, sceverare gli scarti e le varîanti epicoriche rispetto ai modelli locresi, a partire da produzioni altamente caratteristiche come i pìnakes, di cui è attestata a M. e l'importazione e l'imitazione nella caratteristica argilla locale; nonché provare a rapportare la produzione medmea a quel poco che è noto della storia del luogo; tanto più che la fortuna dei tipi coroplastici in uso a M. va legata a un'ampia Typenwanderung (se non sempre, com'è stato proposto per Francavilla di Sicilia, esportazione di prodotti), a base non solo locrese. È nell'ambito della diffusione di una tale κοινή che andranno spiegate, e bilanciate, le tangenze con la coroplastica centro-italica notate da G. Hafner.
Bibl.: In generale: M. Paoletti, S. Settis (ed.), Medma e il suo territorio. Materiali per una carta archeologica, Bari 1981 (con bibl.). - Sul nome di Μ. v. specialmente: H. Rix, Medma, Ort und Fluß in Bruttium, in Beiträge zur Namenforschung, III, 1951-1952, p. 243; A. Maggiani, S. Settis, Nuove note medmee, in Klearchos, XIV, 1972, pp. 29-75 (ripubblicato in Archeologia in Calabria. Figure e temi, Roma-Reggio Calabria 1987, pp. 170-175). - Sulla M. ligure: M. Paoletti, in BTCGI, XI, in corso di stampa, s.v. Pisa. - Sulle fonti letterarie: S. Settis, Fonti letterarie per la storia e la topografia di Medma, in AthenaeumPavia, XLIII, 1965, p. 114 ss. (ripubblicato in Archeologia in Calabria..., cit., p. 119 ss.); F. Moltrasio, Profilo storico di Medma, in Atti del Centro ricerche e documentazione sull'antichità classica, IV, 1972-73, p. 173 ss.; F. Cantarelli, Introduzione ambientale alla tradizione geografica di Medma, ibid., VI, 1974-75, p. 32 ss. - Su Tucidide: S. Settis, Una testa di Medma da Atene a Ginevra, in Απαρχαι. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di Paolo Enrico Arias, Pisa 1982, p. 393 ss. (ripubblicato in Archeologia in Calabria..., cit., p. 393 ss.). - Per l'iscrizione di Olimpia: M. Giangiulio, Ricerche su Crotone arcaica, Pisa 1989, in part, p. 256 s. - Sui problemi della monetazione: G. Gorini, Per uno studio della monetazione di Medma, in NumAntCl, XIV, 1985, p. 127 ss.; N. F. Parise, in S. Settis (ed.), Storia della Calabria antica, I, Reggio Calabria-Roma 1988, p. 310 ss. - Sulle arnie medmee e il loro rapporto con modelli attici: S. Settis, Bellerophon in Medma, in AA, 1977, p. ss. (ripubblicato in Archeologia in Calabria..., cit., p. 241 ss.); M. Paoletti, S. Settis (ed.), Medma e il suo territorio..., cit., p. 145 ss.; M. Paoletti, Arnie di Medma e tragedie attiche, in Απαρχαι..., cit., p. 371 ss.; F. Costabile, I. Caruso, Scena su uno specchio locrese (Influssi della tragedia attica a Locri e a Medma), ibid., p. 361 ss. - Scavi dell'abitato: M. Paoletti, A proposito di uno striglie bronzeo da Medma, in ArchStorCalabria, XLIV-XLV, 1977-1978, p. 43 ss.; C. Sabbione, Scavi a Rosarno dal 1979 al 1980, in M. Paoletti, S. Settis (ed.), Medma e il suo territorio..., cit., p. 93 ss.; M. Paoletti, M. C. Parra, Nuove ricerche sull'abitato di Medma. Saggi a Rosarno, località Piano delle Vigne, 1984, in RStorCalabr, VI, 1985, p. 217 ss.; R. Agostino, Medma: rinvenimento di una strada lastricata in area urbana, in ArchStorCalabria, in corso di stampa.
Per la Chòra di M. e gli itinerari transappenninici: A. Maggiani, S. Settis, Nuove note..., cit., p. 41 ss. (ripubblicato in Archeologia in Calabria..., cit., pp. 155 ss.). - Per l'ansa di capeduncola: A. Maggiani, S. Settis, Nuove note..., cit., p. 32 ss. - Per l'Emporio di M.: S. Settis, in BTCGI, VII, 1989, s.v. Emporio di Medma, p. 176 ss. - Per il vino e le anfore di Hipponion: C. van der Mersch, Monnaies et amphores commerciales d'Hipponion. A propos d'une famille de conteneurs magno-grecs du IVe siècle avant J.C., in PP, XL, 1985, p. no ss.; id., Productions magno-grecques et siciliotes du IVe siècle av J.C., in J. T. Empereur, T. Garlan (ed.), Recherches sur les amphores grecques (BCH, Suppl. XIII), Atene-Parigi 1986, p. 567 ss. - Iscrizione di Demetra: S. Settis, Su un kouros da Medma, in ArchCl, XXIII, 1972, p. 52 ss. (ripubblicato in. Archeologia in Calabria..., cit., p. 203 ss.); M. Cygielman, Demetra Elouia a Medma, in ZPE, XXXVII, 1980, p. 99 ss. - Terrecotte: G. Hafner, Frauen und Mädchenbilder aus Terrakotta im Museo Gregoriano Etrusco, in RM, LXII, 1965, p. 41 ss.; Th. Hadzisteliou-Price, «To the Groves of Persephoneia...». A Group of «Medma» Figurines, in AntK, XII, 1969, p. 51 ss.; P. E. Arias, L'arte locrese nelle sue principali manifestazioni artigianali, in Locri Epizefirii, Napoli 1977, pp. 479-579; S. Caranti Martignago, La collezione archeologica «Paolo Orsi» del Museo Civico di Rovereto, Trento 1981, nn. 44, 52, 53; H. Herdejürgen, Terrakotten aus Medma, in E. Berger (ed.), Antike Kunstwerke aus der Sammlung Ludwig, II, Basilea 1982, p. 143 ss.; E. Ochner, Terrecotte della Magna Grecia nella collezione «P. Orsi», Rovereto 1983; R. Miller, The Terracotta Votives from Medma: Cult and Coroplastic Craft in Magna Graecia (diss.), University of Michigan 1983; R. M. Ammermann, Medma and the Exchange of Votive Terracottas, in C. Malone, S. Stoddart (ed.), Classical and Medieval Archaeology. Papers in Italian Archaeology, IV, 4 (BAR, Int. S., 246), Oxford 1985, p. 5 ss.; P. G. Guzzo, L'archeologia delle colonie arcaiche, in S. Settis (ed.), Storia della Calabria antica, I, cit., p. 197 ss.; M. C. Parra, Pinakes di Hipponion. Alcune note, in AnnPisa, XIX, 1989, pp. 559-565.