MEDICINA
(XXII, p. 703; App. IV, II, p. 422)
Storia della medicina. − Orientamenti di metodo e sviluppo della disciplina. - Lo sviluppo della moderna storiografia della m. si deve a H. E. Sigerist (1891-1957), un professore della Johns Hopkins University di Baltimora che nel 1945 abbandonò l'attività di docente per dedicarsi interamente a un produttivo lavoro di ricerca con il fine di raccogliere in una ''Storia della medicina'', concepita in 8 volumi, la summa dell'intero sapere storico medico.
L'inizio del grande progetto avvenne, come annotò sul suo diario, il 15 luglio 1945: ''Un gran giorno. Oggi 15 luglio ho dato inizio alla Storia della medicina. Per più di vent'anni mi sono preparato a questo libro...'' (Sigerist-Beeson 1970). Sigerist si era infatti prefisso di concentrare e contemporaneamente approfondire le importanti singole conquiste dei suoi predecessori. La sua competenza e versatilità, l'ampiezza delle sue letture, la conoscenza approfondita dei vari sistemi sanitari dell'Europa, del Nordamerica e della Russia gli consentirono di coronare il lavoro di tre generazioni di storici, che avevano contribuito a rendere la storia della m. una disciplina specialistica (primo fra tutti K. Sudhoff, 1895-1938). In una seconda opera monumentale in 4 volumi, ''Sociologia della medicina'', Sigerist avrebbe dovuto poi studiare le condizioni socioeconomiche della nascita della m., allo scopo di rendere finalmente trasparente il nesso, fino a quel momento trascurato, tra m. e società. Sigerist voleva in tal modo portare la storiografia della m. a un livello più alto, conferirle, in quanto disciplina accademica, un più ampio riconoscimento, e contemporaneamente rendere accessibile e fruttuosa ai medici e alla m. contemporanea la massa di dati storico-medici raccolta dal lavoro dei filologi e degli storici del suo tempo (Sigerist 1930; Sigerist-Beeson 1970).
Sigerist, nella solitudine di Pura, una piccola località svizzera dove si era trasferito nel 1947, potette completare prima della morte solamente due volumi della sua History of medicine: il primo, con il sottotitolo Primitive and archaic medicine, apparve nel 1951; il secondo, postumo, nel 1961, con il sottotitolo Early Greek, Hindu and Persian medicine. La sintesi da lui voluta non fu portata a termine neanche dai suoi successori, fatto sintomatico delle incipienti tendenze della storia della m. nel cui futuro infatti non ci sarà più posto per una storiografia nel senso di una storia mondiale, ma piuttosto un lavoro di indagine storiografica analitica, ben diversa da quella operata da un medico poliglotta come Sigerist, di cultura universale, spinto da un ''bisogno di medico'', ''per i medici del suo tempo''. Non si cercherà più di delineare ''un quadro spirituale del passato medico'' (Sigerist 1931), bensì prende avvio una storiografia della m. praticata da studiosi specializzati senza riguardo alcuno verso le discipline di provenienza. Prima di chiarire brevemente i motivi di questo mutato orientamento della storia della m. nel dopoguerra sarà bene esaminarne le conseguenze sotto tre aspetti fondamentali: istituzionalizzazione, specializzazione e professionalizzazione.
Istituzionalizzazione. - L'impianto della ''storia della medicina'', come disciplina istituzionale, già fortemente accelerato tra le due guerre mondiali, dopo il 1945 venne portato avanti a livello internazionale. Modello per numerose istituzioni fu l'Istituto di Lipsia, che era stato fondato nel 1906 con il lascito di Th. Puschmann (1844-1899) con il fine di promuovere la ricerca nel campo medico-storico e fino al 1925 fu diretto da K. Sudhoff, che lo portò a rinomanza mondiale.
Tra gli istituti fondati prima del 1945 si ricordano: Vienna (1914), Würzburg (1922), Düsseldorf (1925), Friburgo (1926), Leida (1928), Baltimora (1929), Berlino (1930), Buenos Aires (1937), Francoforte sul Meno (1938), dove già nel 1927 era stato istituito un seminario di storia della m. diretto da R. Koch (1882-1949; Rothschuh 1980; Preiser 1988), Monaco (1939) e Bonn (1943), gli istituti polacchi di Cracovia, Posen, Wilno, Lemberg e Varsavia, l'Istituto rumeno presso l'Università di Cluj, quindi gli istituti ad Atene, Istanbul, Praga, Firenze, Napoli, Gand e Mosca. Esistevano inoltre alcune istituzioni funzionanti come musei, quali il Wellcome Medical Historical Museum di Londra, inaugurato nel 1913, l'Istituto storico italiano dell'arte sanitaria di Roma, il Musée et Bibliothèque d'Histoire de la Médecine presso la facoltà di Medicina di Parigi, il Museo di storia della medicina di Lione e di Copenaghen. In molte facoltà mediche o di scienze naturali, particolarmente delle università italiane, ma anche in Svizzera e in Ungheria, esistevano poi collezioni di storia della farmacia e/o di storia della m. (Sigerist 1930; 1940; 1941).
Dopo il 1945 il boom delle fondazioni di istituti di storia della m. continua nei più diversi paesi come Inghilterra, Scozia, Spagna, Svizzera, Turchia, Germania occidentale e orientale (Sigerist 1952; Risse 1980; Ackerknecht 1982; Örs 1982; Kuhn 1986; Saudan 1989; Bernès 1990). Negli anni Cinquanta e Sessanta iniziarono a essere organizzati corsi di storia della m. per laureati nelle università degli Stati Uniti e, in base a un accordo del 1986, tali corsi vennero introdotti e continuati in Canada e negli Stati Uniti presso le Medical Schools di 17 università, ma anche nei Departments of History di altre 11 università vennero istituiti corsi di formazione e ricerca in storia della m. (Carmichael 1986). È da ricordare inoltre l'istituzione di cattedre di Storia della m., voluta da J. A. Hannah, in 5 università canadesi.
In Gran Bretagna nacquero dopo il Wellcome Institute di Londra, dal 1976 associato all'University College, gli istituti di Oxford (R. Smith), Cambridge (R. French), Glasgow (J. Geyer-Kordesch) e Manchester (J. Pickstone; cf. Bynum, in Bernès 1990, pp. 29-39), anche essi finanziati dalla Wellcome Foundation. Anche qui, analogamente a quanto si verifica negli USA, il legame istituzionale è variegato. Così per esempio l'istituto di Cambridge è stato associato al Department for the History and Philosophy of Science, mentre l'istituto di Glasgow è stato associato alla facoltà di Medicina. In Svizzera la storia della m., disciplina obbligatoria per i futuri medici, è presente non solo con le cattedre di Berna, Zurigo e Losanna, ma anche, per incarico d'insegnamento, a Ginevra e Friburgo. In Austria la disciplina viene insegnata come materia facoltativa oltre che presso la cattedra di Vienna, anche a Graz e Innsbruck. In Spagna, oltre alla cattedra di storia della m. istituita a Madrid da P. Lain-Entralgo nel dopoguerra, esistono le cattedre di Salamanca (L. Sanchez Grangel) e di Valencia (J. M. Lopez Piñero; cfr. Bujosa Homar, in Bernès 1990, pp. 7-27). In Francia la storia della m. è coltivata soprattutto all'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi (M. Grmek, D. Gourevitch), al Centre National de la Recherche Scientifique (D. Jacquart) di Parigi, al Centre Jean-Palerne a Saint-Etienne (G. Sabbah; A. Debru; cfr. Comiti, in Bernès 1990, pp. 63-76). In Italia esistono cattedre di storia della m. a Bologna (R. A. Bernabeo), a Cassino (P. Corsi, F. Leoni), a Milano (B. Zanobio), a Pisa (C. M. Macerata) e a Roma (M. Baldini; cfr. Universitas 1991). Si ricordano ancora: in Olanda gli Istituti di Amsterdam, Rotterdam, Utrecht e Nimega; in Belgio le attività di storia della m. nelle varie università (Beuckers, in Bernès 1990, pp. 55-59 e Halleux, ibid., pp. 59-61); in Norvegia l'Istituto di Oslo; in Ungheria quello di Budapest.
I motivi della progressiva istituzionalizzazione della storia della m. come disciplina sono di vario tipo, differenziati per nazione, ma in parte ancora poco studiati. Ciò riguarda in particolare la fondazione dell'Istituto di Bonn nel 1943, avvenuta durante la guerra. In Germania ha influito positivamente sulla fondazione di istituti di storia della m. la disposizione del ministero dell'Educazione del Terzo Reich del 1938, che rese obbligatorio lo studio della storia della m. per la formazione medica, norma reinserita nell'ordinamento sulla formazione e sulla valutazione del 1970. Ancora oggi la storia della m. è compresa tra i corsi obbligatori, determinanti ai fini degli esami, nella formazione dei medici e dei dentisti; anche il corso obbligatorio di Terminologia medica viene tenuto da storici della medicina. Nella ex Repubblica democratica tedesca, dove invece l'insegnamento di Terminologia medica era affidato ai filologi classici, la storia della m. venne resa obbligatoria nelle facoltà di medicina a partire dal 1977. Con la riunificazione della Germania del 1990, nulla è mutato dal punto di vista istituzionale, mentre si registrano cambiamenti sotto l'aspetto del personale e nella sensibile ristrutturazione del panorama universitario e dei rispettivi istituti (Tröhler, in Bernès 1990, pp. 41-48). A confronto con la Germania, i non-medici sono più fortemente rappresentati dei medici negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia e in Italia.
In Italia, dove la storia della m. non è materia obbligatoria per la formazione medica, accanto a medici, come L. Belloni (1914-1989; cfr. Mazzolini 1990), L. Premuda, A. Pazzini (1898-1975; cfr. Stroppiana 1975) e L. Stroppiana, numerosi filologi (P. Manuli [1946-1992], F. Sbordone, A. Garzya, I. Mazzini, I. Garofalo, A. Barigazzi, S. Fortuna) e storici della filosofia (M. Vegetti, F. Trevisani, C. Crisciani) hanno operato e operano nel campo della storia della m., il cui caposcuola fu, senz'ombra di dubbio, A. Castiglioni (1874-1953; cfr. Sigerist 1944).
Oltre alla fondazione di istituti di storia della m., un altro indicatore dell'accelerata istituzionalizzazione di tale disciplina dopo il 1945 è il ruolo svolto dalle società: più volte è stato sottolineato (Sudhoff 1929; Artelt 1961) quello svolto in particolare dalla Società tedesca per la storia della medicina, delle scienze naturali e della tecnica, fondata da Sudhoff nel 1901, nel promuovere lo sviluppo della storia della m. intesa come disciplina.
Analoghe società furono fondate nel 1902 in Francia e in Austria, nel 1907 in Italia (Società italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali), nel 1912 in Inghilterra, nel 1913 in Olanda, nel 1918 in Belgio e nel 1921 in Svizzera. Nel 1921, a Parigi, si giunse, contestualmente alla nascita della Société Internationale d'Histoire de la Médecine, a un'unificazione internazionale delle iniziative storico-mediche. Fino al 1938, con intervalli oscillanti da uno a tre anni, e dal 1950 regolarmente ogni due anni, questa società organizza congressi; l'ultimo, il 33°, ha avuto luogo nel 1992 a Granada e a Siviglia. Entro il 1945 altre Società nazionali nacquero in Argentina, Perù, Venezuela e Russia. Dopo la guerra, nel 1947, in Germania fu rifondata la 'vecchia' Società (Artelt 1961). Nello stesso anno si costituì la Società scozzese ad Aberdeen, nel 1957 la Società messicana di Storia e filosofia della medicina, e nel 1959 la Società spagnola di storia della medicina. Nel 1962 ebbe luogo il secondo incontro internazionale di storici della m. ospitato dalla International Academy of the History of Medicine. Nel 1965 si formò la Società tedesca di storia della scienza; nel 1969 la Società per la storia della m. della Germania orientale e la Society for the Social History of Medicine di Oxford; nel 1988 la Societas Belgica Historiae Medicinae. Nel 1990 e 1991 vennero rispettivamente fondate la International Society for the History of East Asian Science, Technology and Medicine, e la European Society for the History of Medicine and Health.
Questo elenco di società, pur incompleto, rende tuttavia un'idea della straordinaria continuità, dagli anni Trenta in poi, dello sviluppo della disciplina. L'istituzionalizzazione di essa, fortemente voluta nel periodo anteguerra da Sudhoff, Koch e Sigerist, poté essere realizzata successivamente con strategie argomentative e rivendicazioni di legittimità pressoché simili a quelle usate dai suoi propugnatori. Tuttavia, un fenomeno specifico individuabile nel dopoguerra è la tendenza a dar vita a società autonome, volte alla tutela di singoli settori della storia della medicina. Così, negli Stati Uniti, esistono Società per la m. antica, per la storia della farmacia, per la storia dell'odontoiatria, per la storia della veterinaria, della chirurgia, dell'anestesia, ecc. La Germania non si sottrae a questa tendenza, come mostrano la fondazione della Società Julius-Hirschberg (1987) oppure della Società tedesca per la storia e teoria della biologia (1991).
Strettamente collegata alle attività delle società in questione è l'esistenza di riviste specializzate. Così, per fare alcuni esempi, la rivista Clio Medica (1965-) rappresenta l'organo dell'International Academy of History of Medicine, la rivista Gesnerus (1943-) l'organo della Società svizzera per la storia della medicina e delle scienze naturali, i Berichte zur Wissenschaftsgeschichte (1978-) quello della Società tedesca di storia della scienza, gli Acta Belgica Historiae Medicinae (1988-) l'organo della Societas Belgica Historiae Medicinae. Tra le più importanti riviste di storia della m. sono da ricordare inoltre: Sudhoffs Archiv (1907-), Archiwum historii i filizofii medycyny (1924-), Bulletin of the History of Medicine (1933-), Journal of the History of Medicine and Allied Sciences (1946-), Révue d'Histoire des Sciences (1947-), Asclepio (1949-), Koroth (1952-), Acta Medicae Historiae Patavina (1954-), Medical History (1957-), Pagine di Storia della Medicina (1957-); Internationale Zeitschrift für Geschichte und Ethik der Naturwissenschaften, Technik und Medizin (1960-), Cuadernos de Historia de la Medicina española (1962-), Medicina nei secoli (1964-), Medizinhistorisches Journal (1966-), Gewina. Tjidschrift voor de geschiedenis der geneeskunde, naturwetenschappen, wiskunde en techniek (1978-), Canadian Bulletin of Medical History (1984-), Social History of Medicine (1988-).
Considerata l'ampiezza del settore, ben si capisce come solamente una piccola parte della più rilevante ricerca storico-medica possa trovare eco nelle citate pubblicazioni, dal momento che la storia della m. non è altro che una disciplina ponte e, in quanto tale, ha contatti con quasi tutti i campi della ricerca medica e storico-scientifica.
Specializzazione. - L'orientamento verso la specializzazione, che caratterizza in generale la più recente ricerca storica, si ripropone anche nella storia della m., come è stato evidenziato parlando della nascita delle società. In Germania tuttavia la disciplina si è adattata malvolentieri a questa tendenza, dal momento che la specializzazione in qualche modo contraddice la sua prerogativa che è quella, in quanto storia generale della m., di fornire alla m. attuale i mezzi per riflettere sul suo passato, per analizzare il suo presente e per orientarsi sul suo futuro, e così pure di restituirle nella sua interezza, in quanto elemento costitutivo e integrante, quella dimensione storica che essa aveva smarrito all'inizio del 19° secolo, nel momento in cui aveva riconosciuto come proprio programma quello delle scienze naturali e della loro astorica fiducia nel progresso. L'ambizione di traghettare il passato nel futuro, di mettere al servizio della m. attuale la storia nella sua funzione critica, integrale e promotrice di identità, presuppone una consapevolezza dei problemi che, nell'attuale alta specializzazione disciplinare delle strutture universitarie, non può più essere né conseguita né scientificamente praticata. Così l'aspirazione universalistica della storia della m. ha potuto finora essere realizzata in una cornice ben più modesta di quanto avesse forse sognato Sigerist nel 1945. La specializzazione d'altronde è stata a un tempo conseguenza e premessa del vertiginoso aumento di fonti storico-mediche di rilievo, nonché della disponibilità enormemente accresciuta a livello quasi mondiale di tale materiale, grazie ai microfilm, ai CD-ROM, alle banche dati e ad analoghe conquiste dell'era dell'informatica. La mole di fonti storiche disponibili sulla m. fornisce d'altra parte la misura dell'aumento di soggetti che si confrontano con il problema esistenziale di fenomeni come salute, malattia, guarigione, nascita e morte. La scelta di distribuire il lavoro, sottoponendo dapprima questo materiale all'analisi di specialisti come antropologi, epigrafisti, papirologi, codicologi, traduttori, ecc., e poi di lasciar valutare il tutto agli attuali storici della m. non è, per motivi metodologici, praticabile. Piuttosto che di una distribuzione del lavoro tra specialisti non-medici e medici dotati di versatilità intellettuale, la ricerca storico-medica ha bisogno di cooperazione interdisciplinare. Una cooperazione che presuppone, da parte del non-medico, capacità di comprendere i problemi fondamentali della m., e da parte del medico che operi nel campo storico-medico, una dimestichezza con gli strumenti interpretativi tipici di chi professionalmente si dedica all'esegesi critica delle fonti. A meno che lo storico della m. non sia contemporaneamente medico e specialista nel campo dell'analisi storica.
La differenziazione in numerose discipline speciali della storia della m. può essere illustrata sulla base delle ricerche attorno alla m. ippocratica. Grazie alla supremazia esercitata insieme alla m. galenica fino al 16° secolo, e grazie anche alla perdurante sfida etica contenuta nei suoi scritti deontologici, la m. ippocratica costituisce infatti non solo la più grande sintesi di pensiero mai esistita nella storia della m., ma anche una delle più rappresentative, pur accettando con una qualche cautela l'affermazione di Sigerist, secondo cui "la storia dell'ippocratismo coincide con la storia stessa della medicina" (Sigerist 1931).
È incontestabile comunque che quanto meno la ricerca sulla m. antica, che ha le sue sedi privilegiate nella statunitense Society for Ancient Medicine and Pharmacy e nel Centre Jean-Palerne di Saint-Etienne, si concentri in conformità alla tradizione sul fenomeno Ippocrate, consacrato sin dalla prima ora come il padre della m. razionale in occidente. Degli scritti tramandati sotto il suo nome, dal dopoguerra in poi si è avuto un crescendo di edizioni critiche, accompagnate spesso da traduzioni moderne e da commenti. Su tutte emergono le raccolte del Corpus Medicorum Graecorum (Kollesch 1968; 1980; Smith 1992), dell'Ars Medica (Ars Medica, 1968, 1981), dell'edizione greca con traduzione francese per le ''Belles Lettres'' arrivata finora a 6 volumi (1967, 1970, 1972, 1978, 1988, 1990) e dell'edizione greca con traduzione inglese della Loeb Classical Library (1959, 1988). Ma oltre queste raccolte, testi di Ippocrate sono stati pubblicati in edizioni critiche e in traduzioni, una delle quali anche in italiano (1982). Un'impresa editoriale agevolata peraltro dallo studio della tradizione manoscritta, che ha messo a disposizione dello storico della m. importanti elenchi per l'Ippocrate greco (Sinkewicz 1990) e per quello latino (Kibre 1985). In tal modo, soprattutto dopo la guerra, la ricerca su Ippocrate si è venuta costituendo una solida base testuale che, grazie alle traduzioni, va estendendo il suo campo d'azione oltre la cerchia ristretta dei grecisti
Un secondo decisivo passo in avanti è stato fatto nel miglioramento della comprensione lessicale, la cui carenza, per quanto riguarda gli autori del Corpus Hippocraticum, non era minore di quella relativa a molti altri autori dell'antichità. Lo stato della ricerca su Ippocrate è notevolmente migliorato grazie all'inclusione dei testi nel Thesaurus Linguae Graecae (TLG) californiano, un database di circa 2800 opere di autori di lingua greca da Omero fino al 14° secolo d.C., disponibile da alcuni anni su CD-ROM. Questo strumento di ricerca ha incrementato altri progetti di elaborazione dati, come la concordanza prodotta in Canada (Maloney-Frohn, 1986) e l'Index fatto ad Amburgo (Kühn-Fleischer 1989). Inoltre, più recentemente, agli strumenti indispensabili alla ricerca su Ippocrate, si sono aggiunti una bibliografia (Maloney-Savoie 1982) e un manuale (Potter 1988). Di grande utilità per la ricerca sono anche i colloqui internazionali su Ippocrate, tenuti con cadenza triennale a partire dal 1972 (Hippokrateskolloquien 1972, 1975, 1978, 1981, 1984, 1987, 1990), nel corso dei quali, oltre alla cosiddetta ''questione ippocratica'', relativa a fondamentali problemi come datazione, paternità, appartenenza a una determinata scuola dei numerosi scritti, sono stati affrontati problemi altrettanto importanti per la storia della m., come le questioni relative alle idee, alla loro recezione, alla dimensione storico-sociale. Di contro alla stretta filologizzazione della ricerca ippocratica, lamentata già prima della guerra da parte degli storici della m., a seguito, per es., della prassi editoriale del Corpus Medicorum Graecorum, tali incontri hanno esercitato un'azione efficace, contribuendo in tal modo a render consapevole la m. contemporanea della perdurante vitalità del corpus ippocratico. Ma all'interno degli studi ippocratici ulteriori specializzazioni si annunciano: basti pensare, per es., che il 5° Congresso internazionale su Ippocrate (Berlino 1984) si è tenuto sotto il titolo Le Epidemie di Ippocrate, o che come ramificazioni della ricerca ippocratica si sono affrontati argomenti come il Giuramento, nel quale si riflette la storia della deontologia medica, o la ginecologia ippocratica.
Questi ultimissimi sviluppi hanno valorizzato la ricchezza di prospettive del Corpus Hippocraticum molto più di quanto non lo avesse fatto, prima della guerra, una storiografia della m. orientata prevalentemente nel senso di una sinossi storica di eroi del pensiero medico. Oggi la ricerca su Ippocrate sembra procedere piuttosto nel segno della decostruzione, aprendosi in questo modo a una più libera prospettiva storica della m. ippocratica e del suo iniziatore, delle condizioni da cui prende origine il fenomeno, dei suoi collegamenti con paralleli concetti medici e di filosofia naturale, come pure sui differenti modi in cui si esercita la sua influenza storica (Smith 1979; Gourevitch 1984; Temkin 1991; Jouanna 1992).
Un tale modo di restituire Ippocrate alla sua dimensione storica ha, per es., l'effetto di sottrarre dall'ombra di suo ideale precursore Galeno, a cui sono stati specificamente dedicati, a partire dal 1979, vari colloqui internazionali (Nutton 1981; Manuli-Vegetti 1988; López Férez 1991) e la cui opera è stata sottoposta a una pari e approfondita ricerca storico-critica. Questa prospettiva apre nuovi orizzonti su personalità mediche successive, come Erofilo (von Staden 1989), Erasistrato (Garofalo 1988), Areteo di Cappadocia (Kudlien 1963), Rufo di Efeso (Rufus von Ephesos 1962, 1977, 1978, 1983), Sorano (Soranos 1988-90, 1991), Diocle di Caristo (van der Eijk, in preparazione) e Asclepiade di Bitinia (Vallance 1990).
Questa rivisitazione di Ippocrate, che lo ha liberato dal ruolo di primo fondatore di una m. ''scientifica'', oltre a far emergere gli aspetti irrazionali, o prescientifici, propri di ogni concezione medica fino al giorno d'oggi (Kudlien 1963), ci presenta l'immagine di un'autorità medica antica di secoli, ma anche di un'autorità funzionale per la politica della professione medica, un'istanza di riferimento che divise e divide − ovviamente con alterno mutar di segno − spiriti progressisti e spiriti conservatori in campo medico, in quanto eroe e capostipite di tutti i ''grandi medici'', la cui aneddotica biografica ha ispirato il modello di una storiografia della m. intesa come storia ideale eroica. In quanto fenomeno di quasi mitica costanza, Ippocrate ha connessioni e assomma in sé quasi tutti i campi specifici e le specifiche storie della m., i cui maggiori rappresentanti non saranno qui citati, per motivi di spazio.
Professionalizzazione. - Nell'ambito della storia della m. il concetto di professionalizzazione non evoca i meccanismi e le norme che generalmente presiedono alla formazione di una comunità scientifica omogenea che si incarica di conferire professionalità ai suoi associati con l'indicazione di curricula di formazione professionale, di un sistema valutativo e di ogni riferimento atto a dare dignità alla disciplina stessa. Corsi di studio istituzionalizzati con relativi diplomi per storici della m. per fortuna non esistono ancora; la provenienza accademica e le relazioni istituzionali dell'attività della storia della m. sono troppo eterogenee perché si possa pensare a un criterio di professionalità valido a livello internazionale. Per professionalizzazione si intende piuttosto la misura della riflessione metodologica nell'ambito medico-storico, così come essa si esplica in pubblicazioni dedicate precipuamente ai problemi metodologici della storiografia medica e, implicitamente, a opere di storia della medicina. Naturalmente è la parte esplicita di queste attività che è più facile richiamare ed è di questa che ci occuperemo principalmente.
Esemplare del livello di riflessione metodologica sulla storia della m. nel periodo del dopoguerra è il libro di W. Artelt sull'essenza, il modo di lavorare e i mezzi ausiliari della storiografia della m. (Artelt 1949), di cui, vista con gli occhi di oggi, colpiscono il carattere bibliografico e l'espressa pretesa che la storiografia medica debba far uso di una propria e specifica metodologia. Tale pretesa, talvolta ancora oggi espressa, ha impedito che la discussione metodologica sviluppatasi nelle scienze storiche particolarmente nel dopoguerra venisse per lungo tempo recepita e praticata.
A tale discussione si è preferito di norma adagiarsi sul ristretto orizzonte indicato da uno storicismo alla Droysen o alla Ranke che, privilegiando il metodo critico sviluppatosi a partire dal Rinascimento (che nulla chiariva rispetto ai fatti politici, religiosi e culturali in quanto manifestazioni di una istanza metastorica), preferiva concentrarsi sui grandi medici, trasferendo alla storia delle personalità che in passato hanno operato in m., il concetto idealistico di individualità e di autorità tipico del vecchio paradigma statuale, conformemente a un genere letterario preferito e fino ai nostri giorni perseguito nella storiografia medica: la storia di eroi, travestita da biografia o ''bioergografia''. Insieme con i rinvenimenti che venivano collegati tra loro in una concatenazione lineare di invenzioni cariche di conseguenze, così da formare una storia dell'accumulo del sapere medico, degli errori e del loro superamento, questa storia eroica si collegava a quella del progresso, decadendo talvolta a livello di una storiografia cortigiana della m. moderna. Tale modo astorico di considerare vedeva il processo storico come uno sviluppo agito da personaggi eccezionali, il cui rilievo per la storia della m. era assunto solo in relazione al presente e solo in ragione della loro funzione di archetipi originari. Il programma di questa storiografia della m. non voleva indagare epoche con immediato rapporto a Dio (Ranke), ma grandi medici con immediato rapporto al presente (come sia possibile realizzare, in contrapposizione con questa biografia ''nostrocentrica'' una biografia ''idiocentrica'', è mostrato in verità dai libri di W. Pagel, o dagli studi su von Haller di R. Toellner: Pagel 1982; Toellner 1971).
Il passaggio che la storiografia generale ha compiuto dal paradigma statuale a quello sociale con particolare riferimento alla storia economico-sociale, ovvero alla sociologia storica (M. Weber), ha avuto luogo senza che in un primo momento la storia della m. se ne avvedesse. Solo le teorie scientifiche argomentate su base storica come quella, tardivamente scoperta, di L. Fleck, e quella di T. Kuhn (Rothschuh 1980; Tsouyopoulos 1982) unitamente alla ricezione delle Annales (Mann 1978) diedero avvio tra gli storici della m. a una feconda discussione sul metodo. Nella concezione strutturalista delle Annales, che voleva riunire in una science humaine i punti di vista economico, sociale, politico, climatico-geografico, tecnico e naturalistico, nonché quello artistico-letterario, anche la m. recita la sua parte. Negli anni Ottanta, soprattutto in ambito anglosassone, sono stati introdotti nella discussione metodologica il punto di vista delle teorie storico-sociali e procedure di misurazione statistica, che attualmente conoscono una vivace diffusione (Labisch 1980). La gamma delle metodologie si è venuta ampliando con l'influenza proveniente dalla storia delle mentalità, dalla storia del quotidiano e dalle ricerche sulla storia delle donne. La molteplicità dei criteri metodologici e l'intensità del dibattito attuale (Clarke 1971; Corsi-Weindling 1983; Porter-Wear 1987) pone lo storiografo della m. ancora una volta di fronte alla scelta di quale sia l'istanza metastorica da privilegiare e al dilemma se a fare la storia siano gli uomini e le loro idee oppure le relazioni e i contesti. Ancora una volta deve scegliere un metodo adatto al suo oggetto di ricerca, senza aver prima trovato la via storiografica.
Conclusioni. - Un settore speciale della storia della m. ha mostrato in particolare in Germania (dove la storia della m. ha avuto i più importanti cultori nel primo Novecento) che riflessioni teoriche e dibattiti metodologici possono avere pieno sviluppo solo se coinvolgono il livello prefigurativo (nel senso di H. White) e prescientifico della storiografia. Ne è un esempio la ricerca sulla m. durante il nazionalsocialismo, avviata solo negli anni Ottanta (Baader-Schulz 1980) e solo con un ritardo di 10 anni avvertita come compito della m. da parte di più vasti settori della comunità medica tedesca (Toellner 1989). Nel 1945, oltre che la storia, anche la storia della m. era entrata in una profonda crisi, la cui vastità solo lentamente fu percepita. Ma la storia non aveva insegnato nulla, neppure agli storici della medicina. Sigerist era fuggito in tempo negli USA, e con lui anche O. Temkin e L. Edelstein; E. Ackerknecht, parimenti perseguitato, fuggì da Lipsia e, attraverso la Francia, riparò al Johns Hopkins Institute; W. Pagel emigrò nel 1933 in Inghilterra, passando per Parigi. Nello stesso anno a R. Koch venne ritirato il permesso di insegnare; il suo seminario di storia della m. a Francoforte venne sciolto e il suo studio medico privato boicottato, finché nel 1937 riparò sul Caucaso (Rothschuh 1980; Preiser 1988). Anche A. Castiglioni in quanto non ariano fu costretto all'esilio (Sigerist 1944). W. Leibbrand, unito in nozze miste, resistette e sopravvisse (Kudlien 1986). Sudhoff, molto avanti negli anni, aderì nel 1933 al nazionalsocialismo, come fece Artelt nel 1941 (Hammerstein 1989). Nel 1933, durante la presidenza di P. Diepgen, carica che mantenne anche dopo la rifondazione della Società avvenuta nel 1949, su pressione del ministero responsabile, tutti i soci non ariani o fattisi notare per atteggiamento antifascista, tra i quali lo stesso Sigerist, furono esclusi dalla Società tedesca di storia della medicina, delle scienze naturali e della tecnica (Artelt 1961). Questi fatti mettono in evidenza quali effetti devastanti ebbe il Terzo Reich anche sulla storia della m. e sui suoi rappresentanti. L'ingenua speranza coltivata nel dopoguerra di potersi richiamare direttamente al passato, se necessario con l'ausilio di piccoli ritocchi, come quelli apportati da Diepgen al suo Die Heilkunde und der ärztliche Beruf (1938, 19472) − l'ultimo capitolo della prima edizione intitolato Il medico nella nuova Germania, scompare nella seconda edizione, senza alcun commento o sostituzione −, era destinata a restare tale. Ma anche quanti erano stati esiliati condividevano la speranza di poter favorire, con l'ausilio della vecchia storiografia, l'umanizzazione della m. del dopoguerra (Leibbrand 1946; Ackerknecht 1947) ed erano restii a prefigurarsi quanto ampia sarebbe stata la revisione della storiografia della m., che prima dell'esodo di numerosi storici costituiva una parte non indifferente della storiografia degli scienziati tedeschi, e per quanto tempo ancora i nefasti errori del Terzo Reich e della guerra avrebbero avuto effetto.
Quanto sia lento questo processo lo dimostra il destino della documentazione di Mitscherlich e Mielke (1947 e 1962) sui processi di Norimberga, come pure il destino medesimo dei suoi stessi autori. Il desiderio di continuità si rivelò tardivamente essere quello che era, e cioè privo di fondamento, solo quando finalmente si comprese che il nazionalsocialismo aveva provocato una frattura nella vita spirituale dell'Occidente unica nella storia del mondo. I suoi effetti sulla storia della m. solo gradualmente cominciano a essere rielaborati e quindi consapevolmente accettati. Le continuità istituzionali e personali non possono lasciare dubbi sul fatto che la discontinuità è nelle stesse condizioni di possibilità del fare storia della medicina. Se è qui che debba essere cercato un ulteriore e forse più rilevante motivo del fallimento del grande progetto di Sigerist, resta oggetto di una ulteriore ''ricerca di sé'' storico-medica.
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