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Medici

di Arnaldo D'addario - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Medici

Arnaldo D'addario

A uno dei più antichi rami di questa consorteria, dalla quale sarebbero poi derivati i signori e quindi i sovrani di Firenze e della Toscana, venne attribuita - ma erroneamente - l'allusione contenuta nel verso dantesco di Pd XVI 109. Essa, peraltro, va riferita più propriamente agli Uberti, come dicono, fra gli altri commentatori della Commedia, l'Ottimo, il chiosatore Cassinese, Pietro e Benvenuto.

Dell'estesa consorteria medicea, già nella prima metà del Duecento vivevano ed erano economicamente operosi in Firenze i due figli di un Giambuono, cioè Bonagiunta (noto dai documenti fra il 1215 e il 1226) e Chiarissimo (citato nelle fonti fra il 1201 e il 1240). Dal primo di essi derivò un ramo il quale, a sua volta, ai primi del Trecento si suddivise (con i due figli di un Albizzo, Francesco e Giovanni) in altre due famiglie. Queste si perpetuarono fino alla metà del secolo XV e presero parte con molti membri all'attività della grande banca medicea.

Da Chiarissimo, attraverso il figlio Filippo e il nipote Averardo, ebbe lontana origine il ramo passato alla storia come quello ‛ di Averardo ' o ‛ di Cafaggiolo ': il ramo al quale, appunto, appartennero fra il XV ed il XVIII secolo i signori, poi duchi, di Firenze e di Siena, e granduchi di Toscana. Dall'altro nipote ex filio del suddetto Chiarissimo, un altro Chiarissimo, ebbero origine, nei primi decenni del secolo XIV, altri due rami: quello di Giambono - che si esaurì con la morte del lontano pronipote di lui, Rosso - e quello di Lippo. Fra i membri di quest'ultima ramificazione si trova messer Salvestro di Alamanno, il M. ben noto come esponente del moto politico-sociale dei Ciompi.

Bibl. - La questione è stata trattata autorevolmente da G. Todeschini, Scritti su D., a c. di B. Bressan, II, Vicenza 1872, 421-427, ripreso da Scartazzini, Enciclopedia II 1223. Fra le genealogie della famiglia M. cfr. quella edita a c. di P. Litta, in Famiglie celebri italiane, s.l. né d., tavole I-XXI, passim. Un esame critico dell'attività economica e del peso politico goduto dai M. contemporanei a D. è in Davidsohn, Storia, ad indicem, e in R. De Roover, The rise and decline of the M. bank. 1397-1494, Cambridge Mass. 1963, 34 ss.

Vedi anche
Granducato di Toscana Stato preunitario eretto (1569) dalla dinastia dei Medici e comprendente quasi tutta la regione. Avvicinatosi alla Francia alla fine del 16° sec. e inseritosi nella più vasta politica europea, conobbe successivamente un lento declino che coincise con l'estinzione della dinastia medicea (1737). Assegnato ... Firenze Comune della Toscana (102,4 km2 con 364.710 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e della regione, situato a un’altezza media di 50 m s.l.m., all’estremità sud-orientale di un bacino intermontano, percorso dall’Arno, nel quale sorgono altre due importanti città: Prato e Pistoia. Il fiume, che divide ... Toscana Regione dell’Italia centrale (22.993 km2 con 3.677.048 ab. nel 2008, ripartiti in 287 Comuni; densità 157 ab./km2). Di forma grosso modo triangolare, ha limiti naturali relativamente ben definiti, in quanto corrisponde approssimativamente al versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale, compreso ... banca Impresa che compie operazioni di raccolta di fondi ed eroga crediti non trasferibili sul mercato. 1. Funzione creditizia e monetaria La banca contemporanea è il risultato di due processi evolutivi. Il primo è la trasformazione dell’attività di custodia di fondi, o più semplicemente di monete, in attività ...
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Vocabolario
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