MEDICI, Luigi cavalier de', principe d'Ottaiano e duca di Sarno
Uomo politico, nato a Napoli il 22 aprile 1759, morto a Madrid il 25 gennaio 1830. Cominciò a esercitare la professione forense, ma presto (1783) passò alla pubblica amministrazione raggiungendo giovanissimo la carica di reggente della Gran Corte della Vicaria (3 novembre 1791). Spazzò Napoli dai ladri e dagli accattoni; illuminò la città di notte e diede nomi alle piazze e alle vie e numeri alle case. Già si parlava di lui come del futuro ministro dirigente del regno, allorché J. Acton lo prevenne, lo coinvolse nelle congiure giacobine, lo fece arrestare (27 febbraio 1795). Della colpabilità del M. mancano prove sicure ed egli fu tutt'altro che in favore durante il breve periodo della repubblica napoletana del 1799. Caduto G. Zurlo, il M. fu chiamato a sostituirlo prima come presidente nel consiglio delle reali finanze (16 luglio 1803), poi come direttore della Segreteria di stato e azienda (19 aprile 1804). Concepì l'idea d'una cassa di sconto che voleva unire ai Banchi e considerò la moneta come una semplice merce, permettendone la libera esportazione. Seguì i Borboni in Sicilia nel 1806 e continuò a occuparsi delle finanze, ma venne in urto col parlamento siciliano e W. Bentinck nel 1811 impose al re il suo esilio. M. si recò a Londra e continuò a consigliare a Maria Carolina la necessità di restare nell'alleanza inglese. Nominato plenipotenziario ai congressi per il riassetto europeo, il 20 febbraio 1814, contribuì nel congresso di Vienna alla restaurazione borbonica a Napoli. Divenuto ministro dirigente di fatto del regno nel maggio 1815, ebbe il torto d'interpretare la restaurazione essenzialmente come problema di ricostruzione economico-finanziaria. Concluse un concordato con la S. Sede nel 1818 e compilò un codice nel 1819. Ma su lui ricadono le responsabilità della fucilazione di Murat nel 1815, della creazione del regno unito delle Due Sicilie, che minò l'esistenza dei Borboni di Napoli, e del tentato svuotamento degl'ideali politici, poiché egli combatté con vigore tanto i reazionarî, come A. di Canosa, quanto i liberali. Vittorioso dei reazionarî nel 1816, col congedo di Canosa, fu sbalzato dal potere dai liberali nella rivoluzione del 1820. Fuggì allora a Roma, ma, restaurato di nuovo l'assolutismo monarchico, dopo un altro infelice esperimento di governo del Canosa, ritornò al potere, imposto a re Ferdinando dai Rothschild e da Metternich. Liquidata l'eredità della reazione (1821-22), il M. riprese la sua politica anti-reazionaria e anti-liberale (processo de Matteis, esilio di Canosa e di Carlo Troya), ricostruì di nuovo le finanze del regno e creò, con una serie di misure protettive, la marina mercantile delle Due Sicilie. Ottenne nel 1827 lo sgombero dal regno degli Austriaci, ma si disgustò con Metternich e per dare prova di forza credette utile domare severamente la rivolta del Cilento del 1828.
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