media company
loc. s.le f. inv. Società che si propone di ideare, produrre e diffondere contenuti multimediali destinati a essere veicolati attraverso piattaforme diverse.
• Bianca Berlinguer riconosce l’impegno dell’azienda e della redazione: «Oggi la concorrenza è fortemente aumentata e non arriva più solo dalle altre emittenti, per questo è necessario avere un processo produttivo veloce e tecnologicamente adeguato», commenta. Soddisfatto il direttore generale, Luigi Gubitosi, che immagina una Rai «media company» da qui al 2016, motivo per cui «bisogna proteggere l’innovazione dai tagli». (Unità, 25 maggio 2014, p. 5, Politica) • «Un passo avanti fondamentale nel percorso che sta trasformando la Rai in una Media Company ‒ ha dichiarato il Direttore Generale Antonio Campo Dall’Orto ‒, i cittadini saranno liberi di fruire dei nostri contenuti dove e quando vogliono, avendo sempre e ovunque a disposizione tutta la nostra offerta». (Asif) (Sole 24 Ore, 25 settembre 2016, p. 45, In scena) • È il momento di dirsi con chiarezza dove vogliamo andare: se la Rai sia ancora un’istituzione centrale del Paese che agisce da media company o se la sua natura pubblica debba essere la sua condanna. (Monica Maggioni, Corriere della sera, 28 febbraio 2017, p. 1, Prima pagina).
- Espressione inglese composta dai s. media ‘mezzi d’informazione’ e company ‘società’.
- Già attestato nella Repubblica del 22 dicembre 1997, Affari & Finanza, p. 20 (Valentin Consiglio), nella variante grafica media-company.