FERRILLO, Mazzeo
Appartenente a una famiglia patrizia napoletana ascritta al "sedile" di Porto, che aveva fondato la chiesa di S. Maria delle Anime, nacque nella prima metà del sec. XV da Giacomo Andrea, nel 1440 luogotenente del gran camerario, e da Caterinella de Majo. Il F. fu camerlengo e consigliere del re Ferdinando I d'Aragona e precettore del duca di Calabria, il futuro Alfonso II, e avviò la sua carriera, a partire dal 1468, come scrivano di razione e funzionario della tesoreria del duca, del quale divenne primo guardaroba nel 1482. A questa attività egli aggiunse altri uffici ed incarichi, talora anche di natura politica, ma soprattutto si preoccupò di accrescere il proprio prestigio mediante l'acquisto di beni feudali.
Sappiamo che nel 1463 gli venne assegnata dal re una pensione vitalizia di 100 ducati annui sugli introiti delle saline di Altomonte in Calabria e che nel 1466 era proprietario di una galea, inclusa poi nel 1471 nella flotta dell'ammiraglio Galzerano de Requesens. Più numerose attestazioni documentarie relative alle sue mansioni alle dipendenze del duca sono disponibili per l'anno 1473, giacché nel Giornale della sede napoletana del banco di Filippo Strozzi gli sono imputate in quell'anno ben cinquantaquattro partite, per un ammontare di 7.941 ducati. Analoghe operazioni sono segnate anche nel Giornale del medesimo banco per l'anno 1476, finora inedito, tra le quali spiccano l'acquisto del giardino della Duchesca e le spese per i lavori di Castelcapuano.
Nel frattempo il F. era stato nominato castellano di Caramanico negli Abruzzi e, almeno dal 1474, fu anche castellano di Capri. Infatti un atto del 28 febbraio di quell'anno della R. Camera della Sommaria risolse a suo favore una vertenza con l'università locale circa il diritto di legna. Il F. fece apporre le armi aragonesi sulla porta principale dell'isola.
Il 10 marzo o, più probabilmente, il 10 maggio 1477 comprò per la somma di 10.000 ducati la città di Muro, che gli venne mutata dal re in contea l'8 apr. 1483. Un solo dubbio sul momento dell'acquisto deriva da un lasciapassare del 23 genn. 1475, con il quale il F. otteneva, già come barone di Muro, di poter inviare a Napoli dalle sue terre, senza corresponsione di dazio, le provviste occorrenti ai figli che studiavano nella capitale. Quindi comprò dalla corte, nel 1479, i feudi di Genzano e Acerenza, sempre nella Lucania, per 12.000 ducati, e l'anno seguente ebbe concessione a vita dell'ancoraggio, del falangaggio e della cosiddetta gabella nuova di Capri e Anacapri. Nel 1482 comprò anche la città di Spinazzola, riscattata però dal re per 5.000 ducati, nel 1487. È ricordato inoltre, nello stesso periodo, come signore di Montefredano.
Durante la guerra di Otranto il F. diede sostegno alla galea armata di Alessandro di Capri. Rimangono altresì due sue lettere del 2 febbraio e del 7 apr. 1481, dirette a Firenze all'oratore napoletano G. Albino, presso il quale venne inviato in missione dalla regina il successivo 11 aprile. Altre notizie sparse contribuiscono a delineare il profilo del personaggio: risulta che il 10 febbr. 1483 godeva di un credito verso la corte di 3.000 ducati, per una ragione imprecisata; che il 9 apr. 1484 acquistò piperni lavorati da adoperare per la "scarpa" delle sue case in Napoli; che il 3 novembre dello stesso 1484 era nel corteo di baroni che accolse il duca al suo ritorno dalla guerra di Ferrara; che ricevette da Alfonso la gabella nuova delle 6 grana per oncia nelle Calabrie.
Non è sicuro se il F. avesse preso parte alla congiura dei baroni: la perdita della città di Spinazzola lo potrebbe far pensare. In ogni caso assunse un posto di spicco nella cerimonia di incoronazione di Alfonso, l'8 maggio 1494, in rappresentanza del seggio di Porto, reggendo l'elmo del sovrano. In quell'anno comprò anche, forse da Masella Coppola di Missanello, il luogo disabitato di Ruoti, in provincia di Potenza. Non esitò però di lì a poco a passare alla parte francese, tanto che da Carlo VIII venne reintegrato nel possesso di Spinazzola. Appena partiti i Francesi, ritornò alla fedeltà aragonese: figura infatti di nuovo tra i consiglieri regi il 15 luglio 1495, quando giunse la notizia della battaglia di Fornovo. Ancora nell'ottobre 1497 Federico d'Aragona gli chiedeva aiuto di fanti, mentre si stava dirigendo contro il principe di Salerno.
È incerto, infine, se col F. si possa identificare il cosiddetto "barone di Muro", cioè il poeta che negli anni 1480-81 corrispose in versi con F. Galeota e che fu amico di G. Aloisio, il quale gli dedicò una raccolta di rime. L'identificazione, sostenuta dal Percopo, in contrasto con F. Flamini e con F. Torraca, che riteneva autore dei componimenti Errichetto Fortis, è stata più recentemente ridiscussa da M. Santagata. Sembra infatti difficile presumere l'esistenza di un secondo barone di Muro, se il F. tenne questo titolo fino al 1483, per mutarlo solo allora in quello di conte.Il F. sposò Maria Anna Rossi e fu padre di Giacomo Alfonso, suo erede e segretario di Beatrice d'Aragona, di Giovanni Antonio, di Diana, andata sposa il 1ºagosto 1488 a Barnaba Caracciolo con una dote di 2.000 ducati, di una figlia forse di nome Clemenza, che il 22 genn. 1491 sposò Giovanni Antonio Poderico, tesoriere del duca di Calabria, e probabilmente anche di Beatrice, divenuta duchessa di Gravina.
Nel 1499 fece costruire nella chiesa di S. Maria la Nova in Napoli il sepolcro gentilizio visibile nel chiostro del monastero (descritto da R. Pane), intitolato all'Assunzione della Vergine e attribuito a Iacopo della Pila.
Non si conosce la data della sua morte.
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