ΜΑΖΙ
Piccolo villaggio dell'Elide (Peloponneso nord-occidentale) situato a S del fiume Alfeo. Nei suoi dintorni si trovava una città antica, come indicano i resti visibili di grandi edifici, le necropoli, un tempio di età classica e ritrovamenti occasionali.
M. ha trovato una collocazione nella bibliografia archeologica principalmente in merito alle sculture rinvenute nello scavo del tempio. Questo edificio, di cui si conservano solo le fondazioni, si trovava a O del villaggio su una bassa collina, il Kastro. Era di ordine dorico, períptero, con 6 colonne sui lati brevi e 13 sui lunghi; misura all'euthynterìa m 15,85 di larghezza e m 35,10 di lunghezza e aveva un pronao, una cella con colonnato interno e un opistodomo.
Dagli elementi che forniscono le sculture rinvenute nello scavo a E e a O del tempio si deduce che la sua decorazione frontonale era costituita da gruppi raffiguranti probabilmente la Gigantomachia (frontone orientale) e l'Amazzonomachia (frontone occidentale). Per quanto riguarda la Gigantomachia l'ipotesi è basata principalmente su una delle quattro teste superstiti, quella di un uomo barbato di età matura, dai lineamenti contratti, che porta un elmo modellato nella parte superiore in forma di protome animale somigliante a un lupo.
Questo particolare è indicativo per l'identificazione del personaggio raffigurato: si tratta probabilmente del gigante Arpalykos - al cui nome sinteticamente allude quello dell'animale - che appare in combattimento con Hera su un'anfora della metà del VI sec. a.C. al Museo del Louvre.
Arpalykos, peraltro, ha rapporti con la mitologia della regione dove sorge il tempio essendo uno dei figli di Licaone, il leggendario re dell'Arcadia, i quali vennero fulminati da Zeus; proprio in Arcadia, secondo alcune fonti, ebbe luogo la Gigantomachia. Non è da escludere, inoltre, che la testa da M. raffiguri lo stesso re Licaone. A un altro gigante, che era probabilmente rappresentato in gruppo con una dea, appartiene una seconda testa, simile nell'espressione; anche della figura femminile si conserva solamente il capo. Infine, una testa di maggiori dimensioni con la chioma stretta in trecce nella parte posteriore raffigurava probabilmente Zeus, che doveva occupare la parte centrale del frontone.
L'Amazzonomachia come tema del frontone occidentale è rivelata da frammenti di zampe equine pertinenti a statue di figure montate a cavallo, da mani armate di spada, da due piedi con calzari chiusi e anche da una figura di guerriero con elmo che affronta un avversario proveniente da sinistra.
Agli angoli dei frontoni il tempio presentava, come acroteri, figure di Nikai, a quanto indicano gli orli mossi di vesti pieghettate, un braccio sinistro dal gomito in giù che sorregge l'estremità di un himàtion, un tratto di statua femminile dove rimane un foro per l'inserimento di un'ala e altri frammenti minori, tutti in marmo pentelico al contrario delle sculture dei frontoni che sono eseguite in un marmo a grana grossa.
Un carattere particolare delle sculture di M. è la costruzione delle teste. L'asse della profondità è accentuato e la linea di contorno del volto, della calotta cranica e del collo assume una forma quasi quadrata; un'altra caratteristica di tutte le figure è la fronte bassa. Nel torso della statua del guerriero, l'unica che si è conservata, l'ampio petto è sottolineato anche nel senso dell'altezza, così come, nella veduta frontale, sono accentuate le partizioni orizzontali, la curva dei pettorali, l'arcata epigastrica e i solchi inguinali. Queste caratteristiche generali trovano confronti in coevi complessi di sculture architettoniche come il fregio di Figalia, le metope e i frontoni dell'Heràion di Argo e, infine, in tre sculture architettoniche del museo di Patrasso, rinvenute nel vicino villaggio di Bozaitika.
Le sculture del tempio di M. sono state attribuite a Timotheos, con la collaborazione del giovane Skopas. Il nome di Skopas come esecutore delle sculture è stato proposto anche da altri studiosi, principalmente sulla base della statua di guerriero. Uno studio approfondito del complesso di M. ha però portato a escludere un'attribuzione a questi o ad altro artista noto e anche agli artefici delle sculture di Figalia, Argo e Patrasso. Questi complessi, come pure le sculture di M., presentano comuni caratteristiche di base che li differenziano dalla contemporanea arte attica, p.es. dal fregio e dalla balaustra del Tempio di Atena Nìke o dal fregio dell'Eretteo. Possiamo pertanto considerarli come produzioni rappresentative di officine peloponnesiache della fine del V e degli inizî del IV sec. a.C. Se il complesso dell'Heràion di Argo si data intorno al 410 a.C. e poco più tardi si pongono le sculture da Bozaitika presso Patrasso, le sculture di M. possono collocarsi agli inizî del IV sec., immediatamente seguite dal fregio di Figalia.
Per l'identificazione della città alla quale apparteneva il tempio e della divinità in questo venerata, sono state formulate diverse ipotesi. La supposizione che l'edificio fosse dedicato ad Artemide si basa sulla notizia di Senofonte (Anab., V, 3, 7) sulla fondazione a Scillunte di un tempio della dea, che aveva come modello l’Artemìsion di Efeso. L'ipotesi che si tratti del tempio di Atena Skillountìa si fonda sul passo di Strabone (VIII, 3, 14) a questo relativo. La statuetta bronzea da M. al museo di Boston che reca l'iscrizione χιμαριδας thi δαιδαλειαι ha costituito un argomento per ritenere che la divinità venerata fosse Artemide Daidàleia. Infine l'eventualità che si tratti del Tempio di Atena Kydonìa della città di Phrixa di cui parla Pausania (VI, 21, 6) si fonda sul presupposto che questo centro dovesse trovarsi nei pressi del villaggio di Mazi. Nuovi elementi sono offerti da un'iscrizione su bronzo, rinvenuta nel 1978 nell'ala meridionale del tempio: il testo ci informa che i Trifilii, conferendo la cittadinanza ai Macisti elencati alla fine del decreto, avvertono che saranno puniti co me rei di empietà verso Atena quanti non si comportino secondo le norme della costituzione. Molto probabilmente il tempio era dedicato ad Atena e la città va identificata con Makistos.
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