Maynila sa kuko ng liwanag
(Filippine, 1975, Manila negli artigli della luce, colore, 125m); regia: Lino Brocka; produzione: Mike De Leon, Severino Manotok Jr. per Cinema Artists; soggetto: dal romanzo Sa mga kuko ng liwanag di Edgardo M. Reyes; sceneggiatura: Clodualdo del Mundo Jr.; fotografia: Mike De Leon; montaggio: Edgardo Jarlego, Ike Jarlego Jr.; musica: Max Jocson.
Ligaya, la ragazza di Julio Madiaga, viene reclutata da un lenone e finisce nelle mani di un cinese. Julio, semplice 'provinciale' privo di una qualsiasi formazione intellettuale, raggiunge Manila alla ricerca della fidanzata. Affascinato dalla metropoli, finirà per rimanerne schiacciato. Nelle sue peregrinazioni è guidato da tre amici: Atong, che lo introduce nel mondo degli operai sfruttati dai piccoli costruttori; Bobby, che gli fa scoprire il mondo della prostituzione, soprattutto omosessuale; e Pol, che gli fa conoscere la vita degli oppressi da parte della società. A poco a poco Julio esce dalla propria solitudine, si libera del proprio atteggiamento sottomesso, inizia a reagire con violenza alle provocazioni e prende coscienza del fatto che può divenire a sua volta violento. Intanto Atong, accusato di aver spinto alcuni operai a scioperare, viene assassinato. Julio, venuto a sapere da un amico che Ligaya è morta, uccide il cinese per vendicare la fidanzata.
In un'atmosfera opprimente, che tuttavia non diviene mai artificiale né schematica, Lino Brocka costruisce con Maynila sa kuko ng liwanag la propria descrizione delle leggi del mondo del lavoro, della vita nelle bidonvilles, dello sfruttamento in massa delle donne e degli operai, della prostituzione maschile e femminile, del degrado umano. Nello stesso tempo assistiamo al viaggio iniziatico di un adolescente alla ricerca della fidanzata perduta nei gironi infernali di Manila, al passaggio da una vita di provincia priva di conflitti a una vita urbana in cui egli è costretto ad affrontare la realtà sociale, improvvisamente proiettato in un'esistenza adulta. Tutto, per Julio Madiaga, si traduce in termini di denaro: lavorare, mangiare, avere una casa, vivere la propria sessualità, nulla si ottiene senza una contropartita. Ma a forza di vivere nascondendosi dietro una maschera, il giovane corre il rischio di perdersi.
La regia asseconda i vari momenti attraversati dal film con cambiamenti di tono (dalle scene molto frammentate dell'inizio ai lunghi piani-sequenza della parte finale), giungendo a un risultato al tempo stesso spietato ed elegante, in cui risalta la durezza dell'umanità descritta, mentre il potente realismo assume a volte un afflato lirico. Rispetto all'opera da cui è tratto‒ un romanzo di impronta documentaristica pubblicato su una rivista popolare ‒ il film si muove in una direzione molto più vicina alla fiction, riuscendo comunque a evitare i cliché da telefilm americano tipici di molte produzioni commerciali filippine del periodo. Grazie allo stile fluido e alla sensibilità degli attori, dal film emerge una grande autenticità, un senso di urgenza nel descrivere questa umanità, per quanto terribile essa sia.
Senza rifiutare il cinema di genere (in particolare il melodramma), Brocka ha proseguito nei film successivi l'ottima ed efficace descrizione della vita sociale filippina nei suoi aspetti più oscuri e nascosti. Insieme al film-rivelazione Insiang, realizzato un anno dopo Maynila sa kuko ng liwanag, sono stati Jaguar (Giaguaro) nel 1979, Angela Markado e Bona nel 1980, Bayan ko: kapit sa patalim (Il mio paese) nel 1984, a far conoscere Brocka a livello internazionale, grazie alla partecipazione dei suoi film ai festival, alla loro distribuzione in diversi paesi e al riconoscimento, in patria, di un'importanza diversa da quella che il regista aveva agli inizi della carriera, quando realizzava film più commerciali e meno polemici. Figlio di una storia del cinema filippino che egli stesso ha contribuito a far conoscere grazie al proprio archivio personale, il regista non ne ha mai rinnegato i generi, pur cercando di realizzare un cinema in presa diretta sulla realtà del suo paese.
Interpreti e personaggi: Rafael Roco Jr. (Julio Madiaga), Hilda Koronel (Ligaya Paraiso), Lou Salvador Jr. (Atong), Tommy Abuel (Pol), Jojo Abella (Bobby), Pio de Castro III (Imo), Danilo Posadas (Benny), Joonee Gamboa (Omeng), Lily Gamboa-Mendoza (Perla), Joseph Jardinazo (Frank), Panocho Pelagio (Balajadia), Juling Bagabaldo (Mrs. Cruz), Anne Marie Nicolas (Ligaya da piccola), Victor Diendo (Julio da piccolo), Mario O'Hara.
J. Imeson, Maynila, sa mga kuko ng liwanag, in "Monthly film bulletin", n. 569, June 1981.
F. Cuel, G. Gourdon, Manille, in "Cinématographie", n. 77, avril 1982.
M. Tessier, Manille: dans les griffes des ténèbres, in "La revue du cinéma", n. 372, mai 1982.
S. Toubiana, Quatre nuits d'un chômeur, in "Cahiers du cinéma", n. 336, mai 1982.
A. Masson, Manille, in "Positif", n. 256, juin 1982.
J. Valot, Du désir comme moteur de cinéma, in "La revue du cinéma", n. 382, avril 1983.