ISNARD, Maximin
Uomo politico francese, nato a Grasse il 16 febbraio 1751, morto ivi il 12 marzo 1825. La rivoluzione lo tolse alla sua professione di profumiere. Ardente oratore del gruppo brissottino, ottenne grandi successi all'assemblea legislativa e nei circoli girondini. Con P. V. Vergniaud provocò contro i preti refrattarî e gli emigrati i decreti del 31 ottobre e del 9 novembre 1791; il 5 luglio 1792 accusò di tradimento il re e i ministri, ma si oppose alla proposta di decadenza e denunciò come cospiratori Anthoine e Robespierre. Alla Convenzione votò per la morte del re; ma poi temperò le sue idee, e quando nella seconda quindicina di maggio 1793 fu presidente della Convenzione, si oppose con indignazione alle petizioni della Comune e delle sezioni (25 maggio). Appartenne alla commissione dei 22 e fu più tardi arrestato, ma riuscì a fuggire. Rientrato alla Convenzione il 4 dicembre 1794, si mostrò spietato verso gli antichi montagnardi, contro i quali lanciò la sua Proscription d'Isnard (1795). Fu più tardi del consiglio dei Cinquecento; accettò Brumaio e l'impero (Réflexions relatives au sénatusconsulte du 28 floréal an XII, Draguignan 1804); tornò alla religione (De l'immortalité de l'âme, Parigi 1802), e riuscì anche a riconciliarsi con la monarchia borbonica.
Bibl.: A. Aulard, Les orateurs de la Législative et de la Convention, 2ª ed., Parigi 1906.