Planck, Max Karl Ernst Ludwig
Fisico tedesco (Kiel 1858 - Gottinga 1947). Fu uno dei maggiori artefici del trapasso rivoluzionario dalla fisica classica a quella novecentesca. Compiuti gli studi a Monaco e a Berlino, dove seguì le lezioni di von Helmholtz e G. Kirchhoff, conseguì il dottorato nel 1880 con una dissertazione sulle ricerche di Clausius in termodinamica. Prof. straordinario di fisica a Kiel (1885), fu chiamato nel 1889 a succedere a Kirchhoff all’univ. di Berlino, divenendo direttore, fino al 1926, dell’Istituto di fisica teorica. Insignito del premio Nobel per la fisica nel 1918 per i suoi lavori sulla radiazione termica e la scoperta della discontinuità quantistica dell’energia, dal 1930 fu presidente della principale associazione di ricerca scientifica tedesca, il Kaiser Wilhelm Institut (che nel 1948 cambiò il suo nome in Max Planck Institut Gesellschaft zur Förderung des Wissenschaften), dal quale fu in seguito allontanato per la sua aperta opposizione al nazismo. Lo svolgimento iniziale delle ricerche di P. fu segnato dal profondo interesse, di matrice helmoltziana, per le «grandi leggi generali, che hanno un significato per l’insieme dei processi naturali, indipendentemente dalle proprietà dei corpi che intervengono nei processi» (Zur Geschichte der Auffindung des physikalischen Wirkungsquantums, in «Naturwissenschaften», 31, 1943; trad. it. Per la storia della scoperta del quanto d’azione, in Scienza, filosofia e religione). Avverso alla frammentazione della fisica teorica in campi d’indagine separati, P. fu condotto dalle sue ricerche sull’equilibrio termico della radiazione elettromagnetica alla scoperta della legge della distribuzione spettrale dell’energia del «corpo nero» (una superficie ideale che assorbe tutta l’energia incidente). Questa legge, nel dic. 1900, trovò una fondazione teorica nell’ipotesi, inconciliabile con il postulato classico della natura continua dei processi naturali, che l’energia costituisse una grandezza discreta, e risultasse sempre multipla di una quantità elementare indivisibile (quantum). L’ipotesi di P. trovò la prima interpretazione fisica in una memoria che Einstein dedicò nel 1905 alla generazione e alla trasformazione della luce, concepita come un insieme di particelle indipendenti di energia, secondo un quadro corpuscolaristico irriducibile alla teoria elettromagnetica dei fenomeni luminosi. Il richiamo alla necessità di una revisione e di un ampliamento dell’edificio teorico della fisica, implicato nell’interpretazione einsteiniana del quantum di P., contribuì in misura essenziale all’elaborazione del modello atomico di N. Bohr, aprendo la strada alla costituzione della meccanica quantistica, ai cui sviluppi indeterministici tuttavia P., al pari di Einstein sostenuto da un orientamento epistemologico d’impronta fortemente realista, si oppose costantemente. P. mostrò forte interesse per le implicazioni filosofiche della ricerca scientifica, alle quali dedicò importanti contributi, tra cui si segnalano in partic.: Wege zur physikalischen Erkenntnis (1933; trad. it. La conoscenza del mondo fisico); Wissenschaftliche Selbstbiographie (post., 1948; trad. it. Autobiografia scientifica e ultimi scritti).