DUNCKER, Max (Maximilian Wolfgang)
Erudito, storico, uomo politico tedesco, nato a Berlino il 15 ottobre 1811, morto ad Ansbach il 26 luglio 1886. Nelle università di Berlino e di Bonn studiò filosofia sotto il Brandis e storia sotto il Loebell, ma sul suo spirito esercitarono una decisiva influenza il Ranke e il Boeckh. Il suo ideale politico fu l'unità della Germania sotto l'egemonia della Prussia. Prese parte attiva alla vita politica durante la rivoluzione del 1848 e agli avvenimenti degli anni successivi; ma per il suo atteggiamento politico dovette rinunziare alla cattedra universitaria di Halle (che aveva dal 1842) e, chiamato all'università di Kiel, non poté ottenere l'approvazione del governo prussiano. Costretto da necessità di famiglia, accettò una cattedra a Tubinga (1857). Negli anni trascorsi a Halle il D. passò dalla storia degli antichi Germani a quella delle popolazioni indo-europee e fondò la sua fama con la prima edizione della Storia dell'antichità. In quest'opera egli ha per primo riunito e sfruttato i risultati delle ricerche degli orientalisti, fondando sui nuovi materiali la storia dei popoli dell'Oriente. Nel 1884 succedette al Droysen nella facoltà di filosofia di Berlino e l'anno dopo ebbe il titolo di storiografo del Brandeburgo.
Opere: L'opera principale è la Geschichte des Alterthums, 1ª ed. in 4 voll., Berlino 1852-57; 5ª ed. 1881 segg. in 7 voll., cui aggiunse il vol. 8° sull'Egemonia Ateniese (1884) e il 9° su Pericle e la guerra del Peloponneso (1886). Fu tradotta in italiano da Renato Manzato. Numerosi studî pubblicò nelle Abhandl. der Berl. Akad., dal 1873 (Das Alter des Avesta) fino al 1886 (Strategie und Taktik des Miltiades) e nella Historische Zeit- schrift. Intervenne nei dibattiti suscitati dalla pubblicazione della Vita di Gesù dello Strauss (Die Krisis der Reformation, Halle 1845).
Bibl.: R. Brode, Max Duncker, in Jahresbericht del Bursian, 1886, pp. 147-174; S. Reinach, Maximilien-Wolfang Duncker, in Revue historique, XXXII (1886), pp. 167-174; J. E. Sandys, A history of classical scholarship, III, Cambridge 1908, p. 230.