MAWLAWIYYAH
. In turco Mevleviyyé, nome di una confraternita religiosa musulmana, i cui affiliati sono notissimi nei libri europei con l'appellativo di "derviches tourneurs". Fu fondata a Konya (Qōniyah; v. conia) nell'Asia Minore dal celebre poeta e mistico persiano di Balkh (v.) mawlānā Gialāl ad-Dīn Rūmī (v.). Ebbe grande diffusione nella parte turca dell'impero ottomano, attraendo le classi influenti con le sue dottrine elevate; nei secoli XVIII e XIX era consuetudine che i sultani assumessero il potere facendosi cingere la sciabola (a guisa d'incoronazione) dal celebī o capo generale della confraternita; durante la guerra balcanica del 1912-1913 e nella mondiale i mawlawiyyah contribuirono a tenere alto lo spirito bellicoso e di resistenza dei turchi.
Una caratteristica esteriore degli affiliati è l'altissimo cappello duro, senza falda, di feltro chiaro e a forma di cono tronco, detto kulāh; mentre la parte più tipica del loro dhikr o cerimonia in comune è l'uso della danza al suono di strumenti musicali (soprattutto flauti lunghissimi), la cui musica dolce e malinconica vuole esprimere l'intimo lamento delle anime bramose di lasciare la terra per unirsi al loro creatore. Ogni partecipante alla cerimonia danza girando rapidamente su sé stesso appoggiato al solo tallone destro, e spostandosi lentamente in modo da compiere il giro della sala; tale danza simboleggia il girare degli astri intorno all'asse della sfera celeste (immagine di Dio) e il danzare delle anime elette intorno alla divinità.
Con decreto-legge del 2 settembre 1925, convertito in legge il 30 novembre successivo, la repubblica turca soppresse tutte le confraternite religiose e ne confiscò i beni. Il capo dei mawlawiyyah emigrò con i suoi ad Aleppo, che scelse a sede principale della confraternita: altre sue sedi sono a Damasco, Ḥomṣ (Emessa), Tripoli di Soria, Antiochia e Laodicea (al-Lādhiqiyyah). Un loro convento era anche al Cairo; ma nell'ottobre del 1933 il ministero egiziano dei waqf o fondazioni pie stabilì di sopprimerlo, confiscandone le rendite, da devolvere ad altri scopi, e accordando un piccolo assegno mensile ai membri attuali della confraternita al Cairo.
Bibl.: D. S. Margoliouth, in Encyclopédie de l'Islām, ed. franc., III (1931), pp. 479-481; M. D'Ohsson, Tableau général de l'empire othoman, IV, Parigi 1791, pp. 634-36, 649-55, 673-74, e anche 113-14, 117-18 sul kulāh (nell'ed. in 4° è anche la figura della loro danza); M. Hartmann, Der islamische Orient, III: Unpolitische Briefe aus der Türkei, Lipsia 1910, pp. 3-4, 10-16, 191-193 (e altrove altre notizie). Figure di dervisci della confraternita in J.P. Brown, The Darvishes or Oriental spiritualism, Londra 1868 (2ª ed., Oxford e Londra 1927). Le dottrine della confraternita sono esposte nel grande poema persiano Mathnawī-i man‛awī del suo fondatore.