MANIERI, Mauro
Nacque a Lecce il 24 marzo 1687 da Angiolo, medico e letterato originario di Nardò, e da Maria Grismondi. Il M., dottore in utroque iure, matematico e censore, fu membro dell'Accademia degli Spioni, fondata dal padre, di quella dei Trasformati e dell'Arcadia (con il nome di Liralbo). Nel 1710 sposò l'aristocratica Antonia di Emanuele De Pandis, dalla quale ebbe nove figli, tra cui Emanuele, architetto, e Bonaventura, che avrebbe firmato la tela raffigurante la Visione di s. Giovanni di Dio per l'altare maggiore della chiesa leccese dedicata a questo santo, ricostruita dal M. negli anni 1738-42.
I progetti architettonici del M. delineano una personalità colta, che conosce e reinterpreta i modelli manieristici e quelli barocchi romani (sono noti alcuni suoi disegni di edifici borrominiani). Le sue prime opere documentate sono i prospetti del duomo di Taranto (1713) e della chiesa dei Ss. Niccolò e Cataldo a Lecce (1716); in quest'ultimo, dimostrando sensibilità storica, conservò, incastonandole, le preesistenze romaniche.
Svolse in più occasioni il ruolo di consulente per il principe di Francavilla M. Imperiali, nipote del cardinale G.R. Imperiali: per la costruzione del palazzo di Casalnuovo, oggi Manduria (1717-22), per i lavori di ampliamento di quello di Francavilla Fontana (1720-27), per il concorso a inviti e per la costruzione (1743-44) della chiesa madre di Francavilla (nella quale sono da attribuire al M. il presbiterio e un progetto della torre campanaria). Nel 1724 disegnò il progetto per il palazzo Imperiali di Latiano, non documentato ma a lui riconducibile.
Al 1718 risalgono il dormitorio e il chiostro del monastero dei celestini a Oria e al 1720 il prospetto del seminario di Brindisi, del quale eseguì nello stesso anno un'incisione a bulino. Negli anni successivi il M. progettò anche il seminario di Salerno (1726-29) e dal 1729 l'attico del seminario di Lecce. Nel progetto per l'altare di S. Agata (1722) nella cattedrale di Gallipoli, elaborò, rivisitandolo, il disegno borrominiano dell'altare dell'Annunziata nella chiesa dei Ss. Apostoli a Napoli. Nello stesso anno restaurò e ampliò la chiesa di S. Antonio a Nardò. Al 1724 sono invece datati il palazzo del marchese di Campi Salentina G. Enriquez, accademico Trasformato, e la chiesa di S. Maria della Provvidenza a Lecce, la sua opera migliore, in cui la partizione degli spazi e i dettagli dell'ornamentazione poco lasciano all'eccesso decorativo dell'architettura locale.
A Lequile firmò la revisione del progetto per la chiesa matrice (1724-27), dove limitò il proprio intervento alla navata centrale, e l'altare dell'oratorio di palazzo Saluzzo (1742). Nel 1736 pronunciò un parere negativo sul progetto del soffitto della chiesa matrice di Tricase.
Tra il 1738 e il 1740 firmò il rifacimento del complesso leccese dell'Ordine di S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli). Nel 1741 dette una consulenza per la ricostruzione della cattedrale di Monopoli; in questa città progettò la chiesa di S. Leonardo (1742). L'anno seguente completò il palazzo dell'Annunziata a Matera, modificando il progetto iniziale di V. Valentino. Dopo il sisma del 1743 ristrutturò la cattedrale di Brindisi, dotandola di una nuova abside e ricostruendo il transetto, gli altari e la facciata.
Numerosi, inoltre, sono i palazzi leccesi che presentano caratteristiche strutturali o decorative riconducibili al M., ma non documentati come sue opere (Fatebenefratelli, Marrese, Belli, Panzera, Massa-Palmieri, Foscarini, Guarini, Brunetti, Lubelli; ai quali si possono aggiungere quelli dei Mezzacapo a Brindisi, dei Granafei a Sternatia e dei Castriota a Botrugno).
Nell'ambito della scultura il M. disegnò quattro statue raffiguranti Dottori della Chiesa, collocate nei pilastri del tamburo della chiesa del Ss. Crocifisso di Galatone e modellate nel 1714 da G. Saracino di Martano, e la bella S. Irene in origine in pietra dipinta del colore del bronzo, collocata nel 1717 sul portale di ingresso all'omonima chiesa leccese. Datati tra il 1731 e il 1737 sono l'altorilievo in terracotta argentata raffigurante l'Arcangelo Michele che sconfigge il drago, collocato su un altare della chiesa leccese del Carmine, e una serie di statue con figure di santi posta sulla facciata della stessa chiesa; sempre in terracotta argentata eseguì i busti di S. Giuseppe, di S. Anna e del Bambino Gesù nel seminario di Gallipoli. Per la statua di S. Oronzo, collocata nel 1739 a coronamento della colonna dedicata al santo in Lecce, il M. fornì il modello in terracotta. Del S. Nicola da Tolentino (Manduria, chiesa di S. Maria, sacrestia) eseguì la testa e le mani in cartapesta (ante 1740). Con quest'ultima tecnica, della cui fortuna in territorio pugliese il M. è considerato uno degli artefici, egli modellò anche una S. Elisabetta, una B. Michelina e un S. Ludovico per S. Francesco della Scarpa a Lecce (Museo provinciale).
Il M. fornì inoltre i disegni e i modelli delle statue poste nel 1743 sul coronamento del seminario di Brindisi, che raffigurano gli insegnamenti lì praticati: la loro esecuzione è da attribuire a un anonimo scultore, cui si deve l'accentuata rigidità dei gesti e la scarsa apertura nello spazio delle figure, difetti che mancano invece nei modelli del M. (collezione privata).
La produzione pittorica del M., di qualità piuttosto scarsa, consiste in sette dipinti eseguiti nel 1738 per il cappellone del Ss. Sacramento nella chiesa matrice di Campi Salentina, quattro dei quali furono poi spostati nella cappella dell'Assunta (S. Cecilia e S. Vincenzo Ferreri, la Moltiplicazione dei pani e la Profanazione del tempio): gli altri risultano dispersi.
Non sono noti il luogo e la data di morte del M., avvenuta comunque fra l'ottobre 1743 e il dicembre dell'anno successivo.
Il figlio Emanuele (Lecce 1714-80), chierico e architetto, dovette la sua prima formazione al padre, pur risentendo ampiamente dell'esempio di F. Sanfelice. Vennero da lui progettati, a Lecce, il palazzo della Regia Udienza (1755: demolito), il convento dei domenicani (prima del 1758), il rifacimento del palazzo vescovile (dopo il 1758), il prospetto architettonico d'ingresso alla piazza del duomo (incarico assegnatogli nel 1761), il conservatorio di S. Anna (1764-71), il monastero delle paolotte (1764-71) con la contigua chiesa (1769: demolita), i palazzi Balsamo e Lopez Royo Personè e, a Galatone, l'altare maggiore della chiesa del Crocefisso. Il suo modello progettuale, che attinge soluzioni ed elementi decorativi dal rococò e risulta adattabile al singolo edificio come all'intero contesto urbano, ebbe grande successo tra i suoi eredi salentini, cui si devono i numerosi progetti che hanno reso complessa la ricostruzione di un corpus di opere certe a lui attribuibili.
Fonti e Bibl.: N. Vacca, La colonna di s. Oronzo in Lecce, Lecce 1938, pp. 18-20; V. Liaci, Opera di un architetto leccese il palazzo degli Imperiali di Manduria, in Gazzetta del Mezzogiorno, 28 marzo 1957; P.F. Palumbo, M. M. e le sue fabbriche, in Studi salentini, V-VI (1958), pp. 207 s.; N. Vacca, Un ignoto maestro del barocco leccese, in Gazzetta del Mezzogiorno, 6 nov. 1962 (per Emanuele); M. Paone, Emanuele Manieri architetto leccese del Settecento, in Studi salentini, XIV (1962), pp. 453 s.; Id., I teatini in Lecce, in Regnum Dei, XXI (1965), 81-84, p. 157; M. Calvesi - M. Manieri Elia, Personalità e strutture caratterizzanti il barocco leccese, Milano 1966, pp. 167 s.; R. Jurlaro, Di alcuni architetti salentini e loro opere inedite, in Arch. stor. pugliese, XX (1967), 1-4, pp. 215, 217, 219; M.F. Urso, Un documento su Emanuele Manieri, in Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Lecce, IV (1967-68), pp. 457 s.; M. Paone, Influenze borrominiane nell'architettura barocca salentina, in Studi salentini, XXIII (1969), pp. 238-245; Id., La vita e le opere di M. M., in Barocco europeo, barocco italiano, barocco salentino, Lecce 1970, pp. 399-460; M. Calvesi - M. Manieri Elia, Architettura barocca a Lecce e in terra di Puglia, Milano-Roma 1971, pp. 11-27, 75-84 (anche per Emanuele); M. Paone, M. M. a Manduria, in Arch. stor. pugliese, XXIV (1971), 1-2, pp. 60-87; R. Poso, Ultimi studi sull'architettura barocca pugliese, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 3, II (1972), 2, pp. 873-881; A. Foscarini, Lequile: pagine sparse di storia cittadina, a cura di M. Paone, Galatina 1976, p. 59; M. Paone, Lecce elegia del barocco, Galatina 1979, pp. 60, 74, 90 s., 112, 128, 168, 187, 189, 203-206, 208, 230 s., 243 s., 246, 251, 301; Id., Per la storia del barocco leccese, in Quaderni dell'Archivio storico pugliese, I (1983), p. 11; M. Fagiolo - V. Cazzato, Le città nella storia d'Italia. Lecce, Roma-Bari 1984, pp. 96, 107, 206 n. 16; M. Cazzato, L'ultima attività di Emanuele Manieri, in Nuovi Orientamenti oggi, XIX (1988), pp. 89-96; M. Manieri Elia, Barocco leccese, Milano 1989, pp. 145-153 (pp. 154-163 per Emanuele); Francavilla Fontana. Architettura e immagine, a cura di R. Poso - F. Clavica, Galatina 1990, pp. 74-87; Confraternite, arte e devozione in Puglia dal Quattrocento al Settecento (catal.), a cura di C. Gelao, Napoli 1994, pp. 160 s.; Il barocco a Lecce e nel Salento (catal.), a cura di A. Cassiano, Roma 1995, pp. 156 s.; Storia di Lecce. Dagli Spagnoli all'Unità, a cura di B. Pellegrino, Roma-Bari 1995, pp. 537 s., 570-573, 645; V. Cazzato - M. Fagiolo - M. Pasculli Ferrara, Atlante del barocco in Italia. Terra di Bari e Capitanata, Roma 1996, p. 79; Il tempio di Tancredi. Il monastero dei Ss. Niccolò e Cataldo in Lecce, a cura di B. Pellegrino - B. Vetere, Lecce 1996, pp. 116, 118; M.T. Cuomo - C. Ragusa, Splendore dell'arte della cartapesta dal XVIII al XX secolo (catal.), Lecce 2001, pp. 11, 19 s.; M. Paone, Palazzi di Lecce. Il primo inventario ragionato degli edifici civili ed ecclesiastici di Lecce dal Rinascimento al rococò, Galatina 2001, pp. 10, 201 s., 206, 212, 215 s., 218, 221, 223 s., 230, 234 s., 304; R. Lamacchia, Il palazzo dell'Annunziata: storia di una fabbrica, in Id., La Biblioteca provinciale di Matera, Matera-Roma 2002, pp. 133-139; F. Tondo, La chiesa matrice di Lequile ed il suo archivio (1400-1986), Galatina 2002, p. 38; V. Cazzato, Il barocco leccese, Roma-Bari 2003, pp. 14 (per Emanuele), 63 s., 69, 86, 101 s.; M. Maselli Campagna, La personalità di M. M. nella lettura di alcune sue opere, in Studi sul Settecento napoletano, I, Napoli e l'Europa, a cura di F. Sanfelice - A. Gambardella, Napoli 2004, pp. 407-416; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 17.