BRACCIOLI (Bracciuoli), Mauro
Nacque a Bologna nel 1761. Dopo aver appreso i rudimenti dell'arte dal quadraturista bibienesco G. B. Alberoni, si perfezionò con D. Zanotti, ma dovette sempre guardare con molto interesse le imprese scenografiche realizzate nei più importanti teatri d'Europa dagli ultimi Bibiena.
Dagli Atti dell'Accad. Clementina di Bologna risulta aver ricevuto premi presso quella istituzione nel 1777 (cc. 251, 255), nel 1778 (cc. 282, 285, 286) e nel 1779 (c. 303). Negli stessi Atti compare quando nel 1789 (c. 54) Giacomo de Maria propone che il B. venga aggregato come accademico; ma non risulta poi eletto.
Ancora molto giovane il B. incominciò a lavorare in proprio a Bologna (1787), per i teatri Zagnoni (dove fu attivo anche nel 1789, 1790, 1791) e Comunale (anni 1788, 1792, 1796, 1800). Nel 1796 dipinse scene per il Teatro Scroffa di Ferrara; nel 1799 per il Teatro di corte di Parma. Chiamato a Piacenza (1804) per decorare alcuni ambienti del Teatro Municipale, appena finito, vi dimorò fino alla morte, (27 apr. 1811), portando a termine nel teatro stesso gran parte delle decorazioni del soffitto della sala grande e lavori importanti in alcuni palazzi nobiliari.
A Bologna aveva eseguito decorazioni in ambienti dei palazzi Bianchetti-Goretti e Coppi-Cataldi e nella chiesa di S. Bartolomeo (le lunette fra le volte, la cornice e gli ornati intorno all'organo); a Piacenza dipinse a tempera in stile rococò una sala del palazzo Anguissola da Vigolzone (via Taverna, 39), che documenta bene la sua abilità anche nella figura: in quattro medaglioni inserì i ritratti di famiglia (due dame e due gentiluomini), con intonazione robusta e un fare ancora tutto settecentesco, come se il neoclassicismo non fosse il movimento artistico del momento. È probabile che altri palazzi piacentini conservino suoi lavori (per es. il palazzo Calciati), ma le memorie locali sono mute al riguardo e l'analisi stilistica risulta particolarmente difficile perché, operando egli in epoca di transizione, deve aver assecondato nello stile il gusto e le esigenze dei committenti. Le sue decorazioni nel Teatro Municipale e l'ammirazione per il cassettonato neoclassico di Giov. Batt. Ercole in S. Maria di Campagna dimostrano che aveva accettato le forme nuove.
Nei salotti piacentini erano appesi suoi dipinti su tela di piccole dimensioni; nella raccolta Angiolini erano un Sepolcro delle Vestali e un Sepolcro degli Scipioni (Schede Rapetti). Nel testamento del dottor G. Morigi (29 dic. 1856) sono ricordati "quattro quadretti" destinati alla signora Luigia Le Roux Zangrandi (in L'Indipendente, 6 dic. 1864): ce ne possiamo fare un'idea osservando i bozzetti della raccolta A. Certani di Bologna e i tre della Galleria di Parma, caratterizzati da una forte accentuazione degli effetti di luce. Nel Carcere i ricordi piranesiani risultano ammorbiditi dall'inserto di rovine classiche accanto alle quali Socrate affida ai discepoli il suo testamento spirituale. Anche nel Tempio antico, del 1801, è rimasto qualcosa di piranesiano, interpretato in chiave preromantica, e quindi contemporaneamente reminiscenza e anticipazione. La composizione di solito risulta sviluppata intorno a un perno centrale da cui partono le direttrici prospettiche, evidenziate da fasci violenti di luce che accentuano quell'impostazione d'angolo degli edifici che da Ferdinando Bibiena in poi era diventata una caratteristica costante della scuola bolognese.
Fonti e Bibl.: Piacenza, Bibl. Comunale, ms. Pallastrelli 124: G. F. Bugoni, Mem. storiche (sec. XIX), f. 21; Ibid.: G. B. Anguissola, Il Cicerone della cattedr. di Piacenza..., ms. (sec. XIX), f 46v; Ibid., Schede Rapetti (1930-60), ad vocem; Gazz. di Bologna, 25 maggio 1790; M. A. Gualandi, Memorie originali ital. riguardanti le Belle Arti, Bologna 1840, I, p. 165; L. Scarabelli, Guida ai monumenti... di Piacenza, Lodi 1841, p. 129; G. Buttafuoco, Nuovissima guida della città di Piacenza, Piacenza 1842, p. 252; S. Muzzi, Notizie... su Mauro Berti, Bologna 1842, p. 5; P. Martini, Guida di Parma, Parma 1871, p. 84; G. Ferrari, La scenografia, Milano 1903, pp. 141, 170, 201 nota, 211; E. Papi, Il Teatro Municipale di Piacenza, Piacenza 1912, p. 20; C. Ricci, La scenografia ital., Milano 1930, figg. 128-130; G. Zucchini, Paesaggi e rovine nella pittura bolognese del Settecento, Bologna 1947, pp. 6, 63, nota 145; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 501; Encicl. dello Spett., II, col. 962 (con elenco delle scenografie).