GIGLIO, Maurizio
Nacque a Parigi il 20 dic. 1920 da Armando e da Anna Isnard. Trascorse la sua prima giovinezza tra la Francia e Roma, dove frequentò il ginnasio e il liceo e conseguì la laurea in giurisprudenza, svolgendo un'intensa pratica sportiva.
Nel 1939, allievo del corso ufficiali di Ancona, partì volontario per la campagna di Grecia. Ferito in Kurvelesh, fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare sul campo, proposto per altre ricompense e per il passaggio in servizio permanente effettivo. Comandato presso la Commissione d'armistizio a Torino, il G., insoddisfatto del lavoro sedentario, chiese e ottenne di tornare a un reggimento e fu assegnato all'81° di fanteria di stanza a Roma, dove lo colse l'8 sett. 1943.
In quel drammatico momento della vita nazionale il G., cresciuto nel culto dell'ideologia fascista - il padre apparteneva all'OVRA (Opera vigilanza repressione antifascista) -, maturò una scelta di radicale rottura con il proprio passato. Prese parte ai combattimenti contro i Tedeschi a porta S. Paolo e, dopo essere riuscito a evitare che le armi della sua caserma finissero in mano al nemico, il 17 settembre abbandonò Roma.
Il giorno stesso raggiunse Sulmona e il 4 ottobre arrivò a Benevento, dove incontrò le prime pattuglie americane. Il 7 dello stesso mese si trasferì a Napoli presentandosi al comando della 5ª armata statunitense per fornire importanti notizie sui movimenti delle truppe tedesche che aveva potuto osservare nel corso del suo avventuroso viaggio.
A Napoli venne indirizzato all'Office of strategic services (OSS), che lo invitò a prestare la sua opera come agente informativo nell'Italia occupata e lo inviò in aereo a Bari per mettere al corrente della sua posizione i rappresentanti del governo italiano. Rientrato a Napoli, il G. venne accompagnato in automobile in prossimità dell'altopiano del Matese, da dove, insieme con altri volontari del servizio segreto, riuscì a passare le linee tedesche e raggiungere Roma, recando con sé i quarzi e il cifrario di una radio trasmittente.
In città, il 28 ottobre, il G. si espose subito a gravi rischi, riuscendo per due volte a sfuggire ai controlli tedeschi e a salvare le preziose apparecchiature. Per non destare sospetti e avere libertà di movimento nelle ore del coprifuoco il G. entrò nella polizia ausiliaria repubblicana. Prese quindi contatto con numerosi esponenti dei partiti antifascisti, in particolare con i socialisti F. Malfatti e G. Vassalli, e con l'organizzazione militare clandestina che faceva capo al colonnello G. Lanza Cordero di Montezemolo.
Assunto il nome in codice Cervo, il G. divenne l'instancabile animatore di questa struttura, denominata Servizio informazioni radio vittoria, il cui compito consisteva essenzialmente nel procacciamento e nella tempestiva trasmissione di notizie di carattere militare. Un'altra importante missione affidata al G. era quella di predisporre sulla costa tirrenica, nel Grossetano, le basi da dove comandanti militari ed esponenti politici antifascisti avrebbero potuto raggiungere, a bordo di motosiluranti alleate, l'Italia liberata.
Il giorno precedente lo sbarco di truppe alleate ad Anzio (21-22 genn. 1944), il G. fu raggiunto a Roma dal maggiore P. Tompkins, agente dell'OSS, che ospitò per qualche tempo nella propria casa. Da quel momento la collaborazione tra il G. e il Tompkins divenne assai stretta e i loro contatti pressoché quotidiani, in particolare durante la fase che vide le truppe americane attestarsi sul fronte di Nettuno.
Per l'impegno profuso e il rilevante contributo offerto alle operazioni militari al G. e ai suoi collaboratori C. Menicanti ed E. Bonocore fu conferita la medaglia d'argento.
L'arresto del Bonocore, avvenuto il 16 marzo 1944, espose a grandi rischi gli altri appartenenti alla rete spionistica e indusse il G. ad attivarsi per porre in salvo le apparecchiature radio e i documenti. Proprio mentre cercava di prelevare un apparecchio radio nascosto in un galleggiante sul fiume Tevere, il 17 marzo il G. cadde in un'imboscata tesagli dagli uomini del questore di Roma, P. Caruso, e della banda fascista di P. Koch, che si trovavano lì ad attenderlo in seguito alle rivelazioni fatte dal Bonocore durante l'interrogatorio.
Il G. venne subito trasferito, insieme con il suo attendente G. Scottu, nella pensione Oltremare, quartier generale della banda Koch, dove fu sottoposto a estenuanti interrogatori. Egli si rese subito conto che era inutile negare la sua vera attività e decise di assumersi ogni responsabilità evitando di coinvolgere altri. Allo scopo di indurlo a rivelare i nomi delle persone con cui era in contatto e i luoghi in cui esse si nascondevano, al G. furono inflitte sevizie e torture di ogni genere, mentre restò inattuato un audace piano di attacco alla prigione per liberarlo, elaborato dal Tompkins. Delle atroci pene sopportate nei sei giorni delle detenzione resta la circostanziata testimonianza resa dallo Scottu al processo Caruso.
Dopo un ultimo interrogatorio subito nella notte del 23 marzo, il successivo 24 mattina il G., sfinito e incapace di reggersi in piedi, fu trasportato nel carcere di Regina Coeli. Da lì il G. fu condotto su una barella alle Fosse Ardeatine, dove fu ucciso, insieme con gli altri martiri, il 24 marzo 1944.
Alla sua memoria venne concessa la medaglia d'oro al valor militare.
Fonti e Bibl.: Documenti, tra i quali la dichiarazione del teste G. Scottu al processo Caruso, e materiale a stampa sul G. sono conservati a Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Arch. del Dizionario biografico degli Italiani, misc. CVIII-38; A. Troisio, Roma sotto il terrore nazifascista (8 settembre - 4 giugno 1944), Roma 1944, ad indicem; O. Mosca, Ritratto di M. G., in Il Tempo, 19 giugno 1944; In memoria di M. G., in Corriere di Roma, 21 giugno 1944; Ricordo di M. G., in Il Popolo, 19 ag. 1944; A.A. Fumarola, Essi non sono morti. Le medaglie d'oro nella guerra di Liberazione, Roma 1946, pp. 142-151; D. Nobels, Cadde da eroe l'antifascista M. G., in Il Messaggero, 20 marzo 1954; P. Tompkins, Una spia a Roma, Milano 1971, pp. 52 s., 60 s., 76 s., 94 s., 142 s., 219 s., 226 s., 230-237, 240 s.; E. Piscitelli, Storia della Resistenza a Roma, Bari 1965, ad indicem; R. Katz, Morte a Roma, Roma 1971, ad indicem; F. Faucci, Spie per la libertà. I servizi segreti della Resistenza italiana, Milano 1983, ad indicem; R. Trevelyan, Roma '44, Milano 1983, ad indicem; A. Di Paolo, Col servizio informativo Roma collabora alla disfatta nazista, in Roma Comune, aprile 1984, p. 64; Itinerari del I e II Risorgimento a Roma e nel Lazio, a cura di M. Mammucari - B. Altezza, Roma 1984, p. 109; P. Tompkins, L'altra Resistenza, Milano 1995, pp. 55 s., 92-98, 100, 102-105, 108, 111 s., 120 ss., 125 s., 128, 130, 144, 149 s., 153, 155, 157; A. Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma 1999, ad indicem; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, ad vocem.