MAURIZIO elettore di Sassonia
Nacque il 21 marzo 1521 a Freiberg, primogenito del duca Enrico della linea albertina della casa Wettin; fino all'età di 16 anni fu educato alla corte del cardinale Alberto di Magonza nella religione cattolica, poi a Wittenberg, sotto le cure dell'elettore Giovanni Federico, nella religione evangelica. Nel 1539 passò apertamente al luteranesimo e nel 1541 sposò Agnese di Assia, una delle figlie del langravio Filippo. Era uomo di grande abilità, sicuro di sé e ambizioso; ma era così poco preparato per il suo ufficio di reggente, che alla sua ascesa al trono del ducato di Sassonia (agosto 1541) lasciò sulle prime gli affari in mano degli sperimentati consiglieri di suo zio Giorgio, specialmente del cancelliere Giorgio di Karlowitz. Nell'interno del ducato il luteranesimo, introdotto dal padre di M., trionfava completamente e i beni della Chiesa sequestrati erano adibiti alla dotazione dell'università di Lipsia e delle scuole principesche di Grimma, di Meissen e di Pforta. Tuttavia M. non aderì alla Lega di Smalcalda, cercando invece di tenere una posizione intermedia fra i due grandi partiti in lotta, il luterano e il cattolico imperiale. Egli era entrato in rapporti personali con gli Asburgo e partecipò (1542-1543), in qualità di colonnello imperiale, alle campagne contro i Turchi e contro la Francia. Anzi l'antico contrasto fra la linea albertina e quella ernestina della casa Wettin, resosi ancora più acuto, quando tutti e due i rami vollero confiscare i vescovadi della Sassonia, contribuì, insieme con l'influenza dei suoi consiglieri, a spingere il giovane duca dalla parte dell'imperatore allo scoppio della guerra di Smalcalda. Mentre egli stava esitando fra l'una e l'altra parte e avrebbe più volentieri preferito rimanere neutrale, il cancelliere Karlowitz negoziava con i diplomatici degli Asburgo; e finalmente, venuto a Ratisbona nel 1546, M. si obbligò con un trattato (19 giugno 1546) a non dare alcun aiuto ai principi della Lega di Smalcalda e a sottomettersi a un concilio. In compenso gli fu promessa solo la difesa delle sue istituzioni ecclesiastiche. Di acquisti territoriali - di cui si erano serviti per adescarlo i consiglieri imperiali - non fu fatta parola nel trattato. Egli aspettò quindi l'ulteriore svolgersi degli eventi; ma quando nell'autunno il re dei Romani Ferdinando si accinse a invadere la Sassonia elettorale, preso dal timore che gli Asburgo potessero appropriarsi in permanenza dei paesi elettorali della casa di Wettin, concluse nell'ottobre 1546 un altro trattato con Ferdinando, in cui egli prometteva di occupare i territorî della linea ernestina e in cambio otteneva l'acquisto della dignità e dei paesi elettorali. Gli Asburgo avevano bisogno delle sue armi e dovettero pagargli questo prezzo. Nella campagna, iniziata subito dopo contro Giovanni Federico, questi ebbe sulle prime il sopravvento, ma la vittoria riportata a Mühlberg (24 aprile 1547) dall'imperatore decise anche la questione della Sassonia. Il 4 giugno 1547 M. fu solennemente infeudato della dignità e dei paesi elettorali. Ma pur con tutti questi successi egli si sentiva sempre meno sicuro. I protestanti e anche i suoi sudditi lo consideravano come un rinnegato, e l'accettazione dell'interim di Lipsia come anche la partecipazione al Concilio di Trento non fecero che aumentare l'odio che si nutriva contro di lui. Egli non si sentiva affatto sicuro dei suoi nuovi acquisti. L'imprigionamento di suo suocero, il langravio Filippo d'Assia, fu per lui un'offesa personale, e il governo assoluto di Carlo V, che progettava di assicurare la successione all'impero a suo figlio Filippo, non faceva che accrescere la sua diffidenza verso l'Asburgo. Così, per ristabilire la sua dignità e per affermare e accrescere la sua influenza nell'impero, egli si mise a capo della rivolta dei principi. Dopo essersi accordato nel 1550 col cognato Guglielmo d'Assia e con alcuni protestanti, conclusi nell'ottobre, con altri principi tedeschi, un trattato nella pianura di Lochau, a cui fece poi seguito, il 15 gennaio 1552, il trattato di Chambord col re di Francia Enrico II: per esso egli e i suoi alleati si assicuravano l'aiuto dei Francesi, mentre al re di Francia doveva spettare il vicariato imperiale delle città di Metz, Toul e Verdun. L'imperatore fu completamente ingannato da M., in modo che quando, al principio del 1552, M. mosse all'attacco, Carlo V dovette lasciare la Germania meridionale e rifugiarsi a Innsbruck. Mentre erano già iniziati i negoziati per un accordo, M. invase nel maggio il Tirolo e s'impossessò della chiusa di Ehrenberg: a stento Carlo V poté salvarsi attraverso il Brennero. Il 2 agosto 1552 M. concluse col re Ferdinando il trattato di Passau, che stabiliva la liberazione del langravio Filippo d'Assia, l'amnistia ai ribelli e una pace religiosa che doveva valere fino alla convocazione della dieta. Tuttavia la posizione di M., che nell'imperatore vedeva il suo nemico principale, era molto pericolosa. Infatti Carlo V negoziò con i principi della linea ernestina e spinse il margravio Alberto Alcibiade, che era entrato al suo servizio, contro M., che proprio allora aveva intrapreso una campagna insieme col re Ferdinando contro i Turchi. M. si mosse subito contro il suo ex-compagno d'armi per non permettere che egli invadesse lo stato elettorale. Il 9 luglio 1553 tra Brunswick e Hannover si venne a una battaglia presso il villaggio di Sievershausen. M. riportò la vittoria, ma fu mortalmente ferito e due giorni dopo, l'11 luglio 1553, morì a soli 32 anni.
Non avendo lasciato figli maschi, gli succedette suo fratello Augusto: la sua unica figlia, Anna, sposò più tardi il principe Guglielmo d'Orange. L'opera sua - l'innalzamento della linea albertina e la salvezza del protestantesimo tedesco - rimase intatta. Fra i principi tedeschi del sec. XVI, egli rappresenta un nuovo tipo che si fa guidare non più da considerazioni teologiche, ma dalla cura della potenza e degl'interessi della sua casa. Nella sua diplomazia scaltra egli fu un discepolo di Carlo V, superando in ultimo perfino il suo maestro.
La corrispondenza di M. è stata edita, fino al 1546, da E. Brandenburg (Politische Korrespondenz von M. v. S., voll. 2, 1900 e 1904).
Bibl.: E. Brandenburg, Moritz von Sachsen, I (fino al 1547), 1898; P. Issleib, Moritz v. Sachsen als evangelischer Fürst, 1907; M. Lenz, in Kleine hist. Schriften, II, 1920.