ASCOLI, Maurizio
Fratello di Giulio, nacque a Trieste il 14 luglio 1876. Studiò medicina a Torino, allievo di G. Bizzozzero, e nella capitale piemontese si laureò nel 1899. Per completare la sua formazione scientifica, si recò poi in Germania, ove conobbe P. Ehrlich, al quale rimase legato da vincoli di sincera amicizia. Tornato in Italia, proseguì gli studi sotto la guida di L. Devoto; nel 1904 conseguì la docenza in patologia speciale medica e dal 1907 al 1910 ebbe l'incarico dell'insegnamento di tale disciplina nell'università di Pavia; nel 1910 riuscì primo al concorso per la cattedra di patologia medica dell'università di Catania. Durante gli anni della prima guerra mondiale prestò servizio in zona di operazioni e raggiunse il grado di tenente colonnello. Dal 1920 al 1921 insegnò patologia medica all'università di Palermo; nei 1927 divenne titolare di clinica medica a Catania; infine, nel 1929 fu chiamato alla cattedra di clinica medica di Palermo. Allontanato nel 1938 per motivi razziali, fu reintegrato nell'insegnamento nel 1943. Lasciata l'attività didattica nel 1951 per aver superato i limiti di età, si dedicò per un certo tempo alla direzione dei Centro per lo studio e la cura dei tumori di Palermo, sorto per suo desiderio e a lui intitolato. Membro di numerose Accademie nazionali ed estere, socio di importanti Istituti scientifici, nel 1955 ottenne la medaglia d'oro al merito della cultura e della scuola. Morì a Palermo il 4 ag. 1958
Dotato di una mente acuta e geniale, l'A. fu un brillante clinico, autore di molte pubblicazioni e valoroso didatta. La sua ricchissima produzione scientifica ha recato notevoli contributi in vari campi della chnica medica, dalla siero-immunologia alla ematologia, alla oncologia, alla tisiologia. Numerosi, infatti, furono i suoi lavori di clinica, di biochimica, di farmacologia; illustrò uno dei primi casi di morbo di Vaquez, escogitò varie manovre per la palpazione dell'addome e un metodo palpatorio per la delimitazione dell'aia cardiaca, descrisse un segno semeiologico nella pericardite; studiò le malattie infettive ed epidemiche, concepì ed enunciò la dottrina della natura focale della malaria cronica e ne attuò la terapia con introduzione endovenosa di adrenalina; compì interessanti ricerche sul sangue di portatori di tumori maligni, nei quali riuscì a dimostrare un aumento del contenuto in acidi grassi insaturi del siero ed una esaltazione della glicolisi normalmente operata dalla frazione corpuscolata. Descrisse la reazione meiostagmica, consistente in una variazione della tensione supefficiale dei mezzo generata dal contatto tra antigene e anticorpo, che costituì un nuovo test di reazione immunologica largamente impiegato, poi, a scopo diagnostico laboratoristico, anche nella sierodiagnosi dei tumori maligni.
Gli studi più importanti dell'A. riguardano l'oncologia e la tisiologia. Per lunghi anni egli si dedicò allo studio dei neoplasmi, compiendo interessanti ricerche di biochimica e di sierologia dei tumori naligni e recando un notevole contributo alla conoscenza dei sieri neoplastici: l'A., in collaborazione con V. Mutolo, espose tali nozioni nel volumetto Sulla sierologia del cancro: un trentennio di ricerche,edito a Firenze nel 1948.
In tisiologia, l'A. si distinse per aver intuito che il pneumotorace compressivo attuato da C. Forlanini, non potendo essere che unilaterale, esclude dall'azione terapeutica le forme di tubercolosi polmonare bilaterale; l'A., ritenendo che per ottenere un reale beneficio terapeutico in tali casi non sia indispensabile la assoluta immobilizzazione dei polmoni, ma sia sufficiente una semplice riduzione delle escursioni respiratorie, ideò il pneumotorace ipotensivo o a bassa pressione.
Da tali principi derivò l'applicazione pratica dei pneumotorace bilaterale, che proposta dall'A. al Congresso italiano della tubercolosi del 1912, incontrò iniziabnente la diffidenza dei mondo medico, tanto da essere apprezzata ed operata soltanto circa venti anni più tardi. I concetti dell'A. su tale argomento sono esposti negli scritti: Le pneumothorax bilatéral simultané (in collab. con M. Lucacer), Paris 1932; Il pneumotorace ipotensivo: concetto, sviluppi, applicazioni,in Riv. sanitaria Siciliana, XXIV (1936), pp. 449-456.
Delle altre numerose pubblicazioni dell'A. si ricordano: Conferenze ai medici in guerra, Milano 1915,ove sono raccolti i suoi scritti del periodo in cui insegnò nei corsi di San Giorgio di Nogaro; Malattie dell'apparato uropoietico. Nozioni generali e malattie dei reni (in collab. con F. Serio), in Trattato italiano di medicina interna,Milano 1931, II, pp. 303-450, lucida e completa esposizione di anatomia, fisiopatologia, patologia e terapia delle malattie renali; Le tubercoline (in collab. con M. Gioseffi), in Trattato della tubercolosi,diretto da L. Devoto, Milano 1931, 11, pp. 295-412,comprendente una parte di nozioni biologiche ed una di applicazioni diagnostiche e terapeutiche delle tubercoline. Le nuove vedute sulla malaria,a cura dell'Istit. bibliografico italiano per la Collana di Studi di Medicina e Biologia, Roma 1946, comprendono anche capitoli di vari collaboratori, nei quali è esposto il pensiero dell'Ascoli sulla fisiopatologia, la clinica e la terapia dell'infezione malarica.
Bibl.: G. Fradà, M. A., in La Riforma medica, LXXII (1958), pp. 1259-1262; A. Ferrata-E. Storti, Le malattie del sangue, I, Milano 1958, p. 1185, sub voce Policitemia idiopatica; I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Aerzte, pp.44-45; Encicl. medica ital., VII,col. 1340, sub voce Pericarditi; Encicl. ital., IV, p.819, 111 Appendice, 1, p. 147.