Escher, Maurits Cornelis
Disegnare l'impossibile
Figure che non hanno né inizio né fine, pesci che si trasformano in uccelli, architetture impossibili: le incisioni dell'artista olandese Cornelis Escher, vissuto nel Novecento, sono una sfida alla percezione e nascondono, sotto la loro apparenza, formule matematiche, teoremi geometrici e paradossi della logica
Escher è un artista apprezzato sia da chi ama l'arte figurativa sia da chi si occupa di scienza. Anzi, i primi a riconoscere la sua originalità furono proprio alcuni scienziati, attratti dalla simmetria e regolarità delle sue composizioni, seguiti poi dal vasto pubblico. Il motivo di questa predilezione è che le immagini di Escher, oltre a essere belle, colpiscono il nostro senso logico.
Se osserviamo Mani che disegnano, oltre alla bravura dell'artista, ci attira l'assurdità dell'immagine: due mani, ognuna delle quali disegna l'altra. Dove comincia e dove finisce l'azione rappresentata? Ci troviamo infatti di fronte a un paradosso, una situazione all'apparenza assurda, illogica, ambigua, ma che sta lì, davanti ai nostri occhi, rappresentata con una tecnica grafica su un foglio di carta.
Di fronte a questo tipo di immagini proviamo un'attrazione che non dipende solo dalla bellezza di ciò che è raffigurato, ma dal meccanismo del pensiero che si scatena nella nostra testa nel momento in cui le osserviamo con attenzione e cerchiamo di spiegarle: il piacere dell'occhio che 'pensa'.
Escher, nato nel 1898 in Olanda e morto nel 1972, è un maestro nel suscitare questo piacere, attraverso illusioni ottiche di vario tipo. Mani che disegnano appartiene al genere delle figure 'ad anello', nelle quali è rappresentato un movimento senza principio né fine: altri esempi di questo tipo di illusione sono le opere Cascata e Salita e discesa.
Un altro tema indagato dall'artista è ispirato da una visita all'Alhambra, fortezza e palazzo arabi della città spagnola di Granada costruiti fra il 13° e il 14° secolo. Lì rimane affascinato dai mosaici realizzati dagli Arabi per decorare il palazzo: si tratta di decorazioni geometriche regolari che riempiono una superficie con tasselli di diverse forme, come in un puzzle.
Escher cerca di ottenere lo stesso effetto utilizzando figure di animali e di uomini, accostate in maniera che ciascuna di esse appaia contemporaneamente come sfondo e primo piano.
Le opere che Escher dedica a questo tema (come Mosaico o Metamorfosi) oltre a essere molto celebri e riprodotte in tanti poster, hanno un interesse per i matematici, che vi vedono realizzate le ricerche sul problema del riempimento regolare delle superfici piane. In queste immagini il fascino sta nell'ambiguità con cui sfidano la nostra percezione.
L'infinito e il particolare. Escher ha cercato di rappresentare sia i piccoli dettagli del mondo (gocce, insetti, fili d'erba), sia il loro opposto: l'idea dell'infinito.
Come si fa a rappresentare una dimensione senza limiti? La risposta di Escher sta in alcune opere (per esempio, Limite del cerchio) in cui riduce progressivamente la grandezza delle figure. Esse, pur rimanendo perfettamente riconoscibili, diventano sempre più piccole, minuscole, infinitesimali. E danno l'idea di continuare senza fine di là del bordo del foglio.
Nei suoi tanti disegni e soprattutto nelle incisioni su legno o su metallo poi stampate su carta, Escher ha creato Universi possibili che rendono visibile un particolare aspetto del mondo: la relatività, l'ordine e il caos, l'inganno della terza dimensione, la bellezza delle figure regolari, la metamorfosi delle forme, il gioco dei riflessi su superfici tonde, l'illusione di spazi senza fine. Ogni sua opera può essere indagata da tanti punti di vista e rivelare molto di più di quello che appare sulla sua superficie.
Un olandese in Italia. Originario dell'Olanda, come Vincent van Gogh e il pittore astrattista Piet Mondrian, Escher ha vissuto anche in Italia, negli anni fra le due guerre, e ha lasciato il nostro paese a causa della dittatura fascista. Ma vi è ritornato in seguito molte volte. Ha raffigurato molti paesaggi italiani, vedute di Roma di notte e anche l'interno della basilica di S. Pietro vista dall'alto, sempre con il suo stile inconfondibile, che cerca di individuare una struttura regolare dietro la varietà delle forme della natura e delle cose.