Mauritania
(XXII, p. 612; App. III, ii, p. 48; IV, ii, p. 419;V, iii, p. 364)
Geografia umana ed economica
di Alberta Migliaccio
Popolazione
Stime delle organizzazioni internazionali indicano che il numero di abitanti nel 1998 superava di poco i 2,5 milioni. Il tasso annuo di incremento demografico è molto elevato (negli anni Novanta, 32‰), soprattutto se rapportato alle reali potenzialità di sviluppo del paese. La popolazione della M. è piuttosto lontana dall'aver completato la fase di transizione demografica; i tassi di natalità si sono ridotti in misura modesta (nel 1990-95 erano circa il 40‰), mentre quelli di mortalità sono scesi a circa il 14‰, valore peraltro ancora assai elevato. La speranza di vita si aggira sui 50 anni e la mortalità infantile è molto alta (di poco superiore al 90‰).
Il periodo di espansione economica che ha interessato il paese negli anni Sessanta e i reiterati cicli siccitosi che hanno colpito la M. e tutta la regione saheliana a partire dagli anni Settanta hanno profondamente modificato le abitudini di vita degli abitanti. La popolazione nomade e semi-nomade si è sensibilmente ridotta e attualmente costituisce poco più di un decimo del totale (era circa l'80% nel 1965); di converso, tra il 1970 e il 1998 la popolazione definita come urbana è passata dal 14% al 55%. La capitale, Nouakchott, conta 735.000 ab.; la seconda città del paese, l'ex capitale Nouadhibou, è ancora lontana dai 100.000 abitanti. Per il resto si tratta di modesti insediamenti abitativi, con una struttura produttiva essenzialmente agricola.
Condizioni economiche
A seguito della scoperta e del conseguente sfruttamento dei giacimenti di ferro, nel corso degli anni Sessanta e fino ai primissimi anni del decennio successivo, la M. ha avuto modo di conoscere un periodo di rapida espansione economica con tassi di accrescimento valutabili - mediamente - attorno all'8% annuo. Va comunque osservato che questo importante incremento del reddito complessivamente prodotto dal paese ha provocato ripercussioni del tutto marginali nelle condizioni di vita della popolazione, rimasta ancorata a colture tradizionali e all'allevamento nomade.
Negli anni seguenti, una lunga serie di eventi negativi ha interrotto la fase espansiva e ha notevolmente ridimensionato le prospettive di sviluppo della Mauritania. La caduta della domanda internazionale di minerali di ferro, il repentino aumento del debito estero, la drammatica siccità, la crisi militare con il Senegal, i reiterati episodi di instabilità interna, la guerriglia condotta dal Polisario in territorio mauritano sono tutte concause della grave crisi che ha investito il paese. Nella seconda metà degli anni Ottanta e, soprattutto, negli anni Novanta l'economia ha mostrato buoni sintomi di ripresa, anche se i ritmi di crescita non sono più stati quelli degli anni precedenti: nel periodo 1992-95 l'incremento del PIL è risultato costantemente superiore al 4% l'anno (espresso, però, in termini pro capite, nel periodo 1990-97 l'incremento medio annuo è stato soltanto dell'1,5%). I 410 dollari pro capite stimati dalla Banca mondiale per il 1998 confinano la M. fra i paesi definiti a basso reddito e la relegano nel gruppo di Stati fortemente arretrati. D'altro canto, viene stimato che - ancor oggi - quasi un terzo della popolazione complessiva viva al di sotto della soglia di povertà.
La principale risorsa del paese continua a essere l'estrazione di minerali di ferro, nonostante questa sia notevolmente calata anche a causa dell'esaurimento delle miniere di Kédia d'Idjil (definitivamente chiuse nel 1992). A loro volta, i giacimenti di El Rhein si sono rivelati poco remunerativi per la lievitazione dei costi del processo di arricchimento del minerale e per le difficoltà di farlo affluire nei porti d'imbarco. Grazie al sostegno di gruppi finanziari internazionali, nel 1994 è stata inaugurata la miniera di M'Haoudat (nei pressi di Zouerate), che ha consentito al paese di raggiungere una produzione annua di circa 11,5 milioni di t.
Vicende travagliate ha avuto anche la produzione di rame. Le miniere di Akjoujt furono chiuse nel 1978 a causa del basso contenuto metallico; riaperte nel 1981, con finanziamenti provenienti da vari Stati arabi, è previsto che - nel breve-medio periodo - saranno in grado di produrre 65.000 t annue di minerale. La M. possiede inoltre enormi riserve di gesso, stimate in 4000 milioni di t; se ne producono, però, soltanto 3000 t l'anno, ben al di sotto delle reali potenzialità, a causa di problemi estrattivi e di trasporto.
Il settore primario, nonostante occupi oltre il 60% delle forze di lavoro, concorre solo per un quarto alla formazione del PIL. L'agricoltura viene praticata in forme molto tradizionali, le colture in massima parte sono destinate all'autoconsumo e l'entità delle produzioni è fortemente condizionata dall'andamento meteorologico. Le reiterate fasi siccitose hanno avuto conseguenze sugli ordinamenti colturali, fra l'altro con la diffusione di una varietà di riso con limitate esigenze idriche. Infine, il progressivo abbandono delle campagne e il consistente aumento del grado di urbanizzazione hanno fatto lievitare le importazioni di beni, e ora anche nei periodi climaticamente favorevoli il paese non è più in grado di garantire l'autosufficienza alimentare.
Le industrie sono rappresentate da una raffineria di petrolio (a Nouakchott), da alcuni impianti per la lavorazione del pesce (il pescato si aggira sulle 100.000 t annue), da un cementificio e da modeste fabbriche alimentari.
bibliografia
D. Retaillé, Sécheresse, migration, aménagement du territoire en Mauritanie, in Revue de géographie de Lyon, 1995, pp. 233-38; Espaces et sociétés en Mauritanie, éd A.M. Frerot, Tours 1998.
Storia
di Francesca Socrate
Gli anni Novanta furono segnati, in politica interna, dalla svolta democratica del luglio 1991 (varo della Costituzione), dall'egemonia politica del partito del presidente M.O.S. Taya, il PRDS (Parti Républicain Démocratique et Social), e dal perdurare di forti tensioni interetniche.
Sul finire del 1992, in seguito alla svalutazione della moneta nazionale e al conseguente aumento del costo della vita, esplosero proteste sociali che si protrassero anche l'anno successivo. L'introduzione di un'integrazione di salari e stipendi (gennaio 1993) sembrò tuttavia consentire una pacificazione, che nelle elezioni amministrative del febbraio 1994 premiò, con un nuovo successo elettorale, il PRDS (il quale conquistò il controllo di 172 distretti su 208). Nel 1995 riesplodeva tuttavia nel paese la protesta sociale per la politica autoritaria e repressiva del governo che, oltre a colpire ogni manifestazione di dissenso delle minoranze nere (negando, contro lo stesso dettato costituzionale, il riconoscimento delle loro associazioni), dalla fine del 1993 si era indirizzata anche contro i gruppi integralisti islamici. In un clima di gravi irregolarità, denunciate e boicottate dall'opposizione, nell'ottobre 1996 si svolgevano le elezioni legislative, che registrarono un netto successo per il PRDS. Nelle presidenziali del dicembre 1997 Taya veniva rieletto con il 90,2% dei voti, con un'affluenza alle urne che raggiungeva, nonostante il boicottaggio dell'opposizione, il 73,8% degli aventi diritto al voto.
La vittoria di Taya segnava il successo di una politica autoritaria tesa a mantenere, grazie anche a complesse strategie elettorali, la tradizionale rete di obbedienza tribale, regionale ed etnica e, quindi, una gerarchia sociale che vedeva la maggioranza mauro-berbera dominare la scena politica ed economica del paese a spese delle etnie nere, in larghissima misura ancora confinate in uno stato di povertà e di emarginazione. Sempre nel dicembre, Taya sostituiva C.A.O.M. Khouna, primo ministro dall'ottobre 1996, con M.L.O. Guig, il quale, con un'iniziativa inusuale per uno Stato islamico, inseriva tre donne nel suo nuovo gabinetto. La sostanziale immobilità del quadro politico si rifletteva nel ritorno di Khouna a capo del governo (aprile 1998) e nella vittoria del PRDS alle elezioni amministrative del gennaio 1999.
In politica estera, la M. riallacciò nel 1993 le relazioni diplomatiche con il Kuwait, stabilì rapporti diplomatici con Israele (1995), rafforzò i legami con la Francia, mentre dalla fine del 1994, insieme a Israele, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, partecipò alla nascita del Gruppo di cooperazione mediterranea della NATO (1997), di cui da allora fa parte.
bibliografia
M. Mohamedou, Social transition to democracy in Mauritania, Cairo 1995; M. Villasante-de Beauvais, Parenté et politique en Mauritanie: essais d'anthropologie historique, Paris 1998.