Pialat, Maurice
Regista e attore cinematografico francese, nato a Cunlhat il 21 agosto 1925 e morto a Parigi l'11 gennaio 2003. Artista appartato, ostile a ogni ortodossia di scuola, P. intraprese per oltre un trentennio un itinerario di ricerca personale, che ottenne la sua consacrazione nel 1987 con la Palma d'oro a Cannes per Sous le soleil de Satan (Sotto il sole di Satana). Nonostante fosse cresciuto all'ombra della Nouvelle vague, mantenne sempre un tono di risentita polemica verso la raffinata cinefilia dei copains, contrapponendo a essa l'esigenza primaria di dare voce alla propria sofferta visione dei rapporti umani. Il bisogno di essere amati e la dolorosa incapacità di farsi amare, che si rovescia in aggressività distruttiva: questo il nucleo tematico-esistenziale intorno a cui ruotano tutte le sue opere, anche quelle non cinematografiche (P. fu anche interprete teatrale, pittore, romanziere). Da qui discendono i procedimenti espressivi caratteristici del suo cinema: l'attenzione accordata alla recitazione dell'attore, punto focale della messinscena; il rifiuto dell'intreccio convenzionale e dello psicologismo; la rinuncia al racconto chiuso, rigidamente definito in sede di sceneggiatura; l'insofferenza verso ogni eleganza e rifinitura stilistica.
Esordì nel 1960 con L'amour existe, un documentario lirico sulla vita nella banlieue parigina, cui seguirono anni di oscura attività come documentarista (da ricordare il cortometraggio, Janine, 1961, condizionato dalla presenza di Claude Berri). Nel 1968, quando uscì L'enfance nue, il suo nome fu accostato a quello di François Truffaut, anche se lo sguardo con cui P. racconta l'ostinata inadattabilità del protagonista ‒ un bambino abbandonato dalla madre e costretto a passare da una famiglia all'altra ‒ ha qualcosa di più fermo e dolente. Il motivo dell'infanzia difficile ritorna, con tonalità più pacate ma non prive di intensità drammatica, in La maison des bois (1971), uno sceneggiato televisivo ambientato durante la Grande guerra. Con Nous ne vieillirons pas ensemble (1972; L'amante giovane) P. affrontò per la prima volta il tema della disgregazione della coppia, che sarebbe diventato uno dei motivi dominanti del suo cinema; e assieme agli elementi della messinscena delineò anche la disposizione d'animo che avrebbe improntato i successivi La gueule ouverte (1974), Passe ton bac d'abord (1979), Loulou (1980), À nos amours (1983; Ai nostri amori), tutti accomunati da una ricerca sulla fenomenologia dei sentimenti priva degli artifici della convenzione rappresentativa e pronta a gettare sulla realtà quotidiana della Francia uno sguardo rabbioso e amoroso insieme, teso a smascherare la condizione di devastante sofferenza connaturata al vivere stesso.
Con Police (1985) P. avviò una nuova fase della sua ricerca, comprendente Sous le soleil de Satan e Van Gogh (1991); l'adesione a precisi modelli (il poliziesco, la trasposizione da un romanzo, la biografia romanzata) gli consentì di portare nei suoi film una maggiore robustezza compositiva, senza sacrificare la carica emozionale delle prove precedenti. Si tratta, beninteso, di un'adesione critica ai generi: così in Police il ricorso ai codici del noir non impedisce al film di muoversi su direttrici diverse, più vicine alla tradizione del realismo d'anteguerra; e se in Sous le soleil de Satan l'impasto turgidamente sentenzioso dei dialoghi di G. Bernanos viene coniugato con i volti e i corpi degli attori secondo procedure inedite in P., in Van Gogh la ricostruzione 'infedele' degli ultimi mesi di vita del pittore olandese risponde all'esigenza di prendere le distanze dal mito dell'artista maledetto per ricondurre il personaggio a una dimensione umana, più consona alle corde del regista. Nel 1995 P. girò Le garçu, un film dal percorso narrativo disorientante e frammentato, ma solo in apparenza minore, con cui ripropose le linee portanti di una ricerca sempre orgogliosamente fedele a sé stessa.
Oltre che in alcuni dei suoi film, P. recitò per Claude Chabrol (Que la bête meure, 1969, Ucciderò un uomo) e Jean Eustache (1974; Mes petites amoureuses).
J. Magny, Maurice Pialat, Paris 1992; Maurice Pialat, a cura di S. Toffetti, A. Tassone, Torino 1992; N. Rossello, Maurice Pialat, Recco 1998.