LEENHARDT, Maurice
Antropologo francese, nato a Montauban (Tarn-et-Garonne) il 9 marzo 1878, morto a Parigi il 26 gennaio 1954. Originale personalità di antropologo-missionario, fu pioniere in Francia della ricerca sul campo, da lui metodicamente praticata con rigore scientifico per un quarto di secolo (1902-26) fra i nativi della Nuova Caledonia, mentre svolgeva l'attività evangelica e pastorale come missionario della Société des Missions Evangéliques di Parigi. Fece sua la causa degli indigeni e, mentre affrontava i problemi della traduzione in lingua indigena della Bibbia e redigeva un vocabolario e una grammatica del vernacolo canaco, difese con interventi militanti la dignità e l'identità dei nativi contro la pratica di espropriazione di terre e contro la politica di etnocidio culturale, messa in atto dall'amministrazione coloniale. Ma insieme, come antropologo, cercò in modi nuovi mediante l'analisi dell'intera cultura locale − dalle tecniche materiali ai sistemi matrimoniali, al complesso di credenze, riti e miti, alla concezione del mondo − di ''capire'' la specifica mentalità dei nativi, che egli, grazie soprattutto alla conoscenza dell'idioma locale, si proponeva di guardare ''dall'interno'' nella sua completa autonomia di significati e valori, cercando di liberarsi dai propri condizionamenti culturali, religiosi, confessionali.
L'apertura speculativa e morale di L. ne fa un anticipatore di quell'''antropologia delle differenze'' e, più latamente, di quell'antropologia critica moderna, che pone in discussione il bipolare rapporto fra soggetto e oggetto nella ricerca etnologica. Il contrasto fra la ''visione specifica da dentro'' (oggi denominata ''emica'') e quella generalizzante ''da fuori'' (''etica'') allora (anni Venti-Quaranta) era adombrato da L. Lévy-Bruhl con la sua problematizzazione della cosiddetta ''mentalità primitiva''. In L. vi sono cenni di convergenza con la tesi lévybruhliana del ''prelogismo primitivo'', benché vi si noti la contraddittorietà fra una scelta che assume come proprio il presunto ''irrazionalismo mitizzante dei primitivi'' congiunto con un partecipazionismo emotivo, e la scelta che, ligia a un implicito etnocentrismo epistemologico, ammette una schematica ''differenza'' fra il nostro pensiero ''moderno'' e quello dei ''primitivi''. Forse proprio questa contraddizione ha contribuito a determinare (B. Caltagirone) l'ingiusta emarginazione in cui è stata lasciata in Francia (e altrove) l'opera di L., certo problematica ma ricca di originali spunti innovatori. Un altro fattore della sua emarginazione e dello scarso riconoscimento può trovarsi nella prevalenza dell'indirizzo strutturalista, dalla prima fase germinale (L. successe a M. Mauss all'Ecole pratique des hautes études di Parigi nel 1942) fino alla fase trionfante di esso (C. Lévi-Strauss subentrò a L. nel 1951), che soffocò l'interesse per uno studio del ''vissuto'' collettivo di una società tradizionale particolare, qual è precisamente il tipo di studio cui L. attese essenzialmente.
Alla produzione etnologica di L. (soprattutto Do Kamo: la Personne et le Mythe dans le monde mélanésien, del 1947, rappresenta un modello classico di problematizzazione del pensiero mitico) si affianca la sua attività d'insegnante all'Ecole pratique, all'Institut d'Ethnologie e all'Ecole Nationale des langues orientales di Parigi, e quella di operatore culturale come fondatore a Parigi della rivista Le Monde non-Chrétien, del Département d'Océanie al Musée de l'Homme e della Société des Océanistes, e, a Noumea, della Société d'études mélanésiennes. Tra i suoi meriti vi è quello d'avere congiunto all'azione diretta di stimolo morale e culturale presso i nativi, una sensibilità penetrante di studioso del pensiero e dell'uomo entro il quadro di un'antropologia che si pone come "interrogazione totale sull'uomo" (S. Moravia).
Opere di L.: La fête du Pilou en Nouvelle Calédonie, in L'Anthropologie (32, 1922, pp. 221-63); Notes d'ethnologie néo-calédonienne (1930); Documents néo-calédoniens (1932); La Bible en mission, in Evangile et liberté (21 ottobre 1934); Vocabulaire et grammaire de la langue houailou (1935); Gens de la Grande Terre (1937); La religion des peuples archaïques actuels, in Histoire générale des religions, t. i (1948); Le problème des migrations en Nouvelle Calédonie, in Etudes sur l'Océanie (1951), pp. 304-17.
Bibl.: R. Becker e altri, Journal de la Société des Océanistes, 10 (1954; dedicato a Leenhardt); A. Roux, J. Guiart e altri, Hommage à M. Leenhardt, in Le Monde non-Chrétien, 33 (1955); S. Moravia, La ragione nascosta, Firenze 1969; B. Caltagirone, M. Leenhardt etnologo e studioso del mito, in Annali della Facoltà di Magistero, Università di Cagliari, 3 (1978), pp. 137-211; J. Jamin, De l'idéalité à la différence: la personne colonisée, in Journal de la Société de Océanistes, 34 (1978), 58-59, pp. 51-56; J. Clifford, Fieldwork, reciprocity and the making of ethnographic texts: the example of M. Leenhardt, in Man, 15 (1980), 3, pp. 518-31; Id., Person and Myth: M. Leenhardt in the Melanesian world, Berkeley-Los Angeles 1981; B. Caltagirone, L'opera di M. Leenhardt. Tra vecchie e nuove tendenze dell'etnologia francese, in Dal Museo al Terreno. L'etnologia francese e italiana degli anni Trenta, Milano 1987, pp. 118-29.