BLANCHOT, Maurice
Romanziere e critico francese nato a Quain nel 1907, collaboratore di Critique e della Nouvelle revue française. Mirando alla distruzione del concetto tradizionale di letteratura e profondamente influenzato da Mallarmé e Kafka, come da Husserl e Heidegger, propone, come mezzo d'indagine sull'essenza dell'essere, il linguaggio, chiave di ogni enigma; il ruolo della letteratura viene a essere quello di "riportare il linguaggio alla sua vera essenza: comunicare il silenzio attraverso la parola ed esprimere la libertà attraverso le regole". Esperienza strettamente legata alla morte, intesa in senso metafisico, come privazione del contatto con l'essere. Nei suoi saggi critici (Comment la littérature est-elle possible? 1942; Faux pas 1943; Lautréamont et Sade, 1949; La part du feu, 1949; L'espace littéraire, 1955; Le livre à venir, 1959), B. si fa esploratore di quello "spazio letterario" che è per lui lo "spazio della morte". Nei romanzi (romanzi della "coscienza" e della "scrittura") e nei racconti, si serve dei temi esistenzialisti per chiarificare i rapporti del linguaggio con l'essere e dello scrittore con l'opera: Thomas l'obscur (1941), Aminadab (1942) e Le Très-Haut (1948), Le dernier mot (1947), L'arrêt de mort (1948), Le ressassement éternel (1951), Celui qui ne m'accompagnait pas (1953), Le dernier homme (1957). Ultime raccolte di testi: L'Entretien infini (1969) e Fragmentaires (1971).
Bibl.: G. Bataille, L'expérience intérieure, Parigi 1943; M. Butor, Celui qui ne m'accompagnait pas, in Nouvelle revue française, 8 (1953); A. Robbe-Grillet, Dans le labyrinthe, Parigi 1959; Maurice Blanchot, in Critique, 229 (giugno 1966); Fr. Collin, Maurice Blanchot et la question de l'écriture, Montpellier 1971; D. Wilhelm, Maurice Blanchot: la voix narrative, Parigi 1974; E. Londyn, Maurice Blanchot romancier, ivi 1976.