MAULINI
– Famiglia lucchese appartenente al consortato degli Antelminelli e dei Malagonnella, dal quale si distinse tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Nel corso del Duecento i membri di maggior rilievo furono Aldobrandino di Guglielmo (maggior console nel 1237 e nel 1238) e Guglielmo di Gherardino, giudice (console treguano nel 1265), entrambi dotati della qualifica di dominus; il secondo è probabilmente lo stesso personaggio che coprì la carica di vicario a Villabasilica nel 1307 e che, ancora in vita nel 1315, risulta ormai defunto nel 1332.
I M. furono verosimilmente banditi nel 1308 con i loro consorti, quando lo statuto del Popolo sancì l’esclusione dai pubblici incarichi delle famiglie di potentes et casatici; recuperarono tuttavia un certo prestigio all’epoca della signoria di Castruccio Castracani e ancor più durante la soggezione di Lucca al dominio pisano (1342-69). Tra i figli di Guglielmo (Dino, Ciardellino, Vanni e Chiaruccia, che andò sposa a Pacino di Cello Martini) Dino è ricordato come detentore di numerosi incarichi ufficiali, tra i quali quelli di camerario dell’esazione nella provincia di Versilia nel 1330, di console della Curia Nuova di Giustizia nel 1343, di doganiere del sale nel 1346; negli anni 1335, 1336, 1338, 1347-48 fu degli Anziani.
Durante la signoria dei Pisani emerse la figura del giudice Bartolomeo di Gherardino, degli Anziani negli anni 1353-56, 1358, 1361, che fu l’elemento di maggior spicco della casata intorno alla metà del secolo.
Nel settembre 1348 Bartolomeo fu inviato come ambasciatore a Pisa con Iacopo Sbarra, Bonagiunta Orbicciani e Iacopo Rapondi; nell’aprile 1349 fu chiamato a intervenire nella correzione di alcuni capitoli statutari che gli Anziani di Lucca, dopo averne proposto la riforma, sottoponevano al governo pisano; nel 1354 era avvocato del Comune di Lucca; nel 1355 e nel 1357 console della Curia di S. Cristoforo; ancora nel 1361 partecipò a una commissione formata dal governo pisano per deliberare circa la proposta di sgravi fiscali richiesti dalle vicarie di Valleriana e Villabasilica. Bartolomeo, che morì poco dopo il 1365, ebbe come figli Margherita, che sposò Chello di Corrado di Poggio, Gherardino, Nicolao e Giovanni (da non confondersi con l’omonimo e contemporaneo Giovanni di Vaggio, mercante, residente nel terziere di S. Martino e partecipante alle attività consiliari per quella circoscrizione).
Fu proprio Giovanni di Bartolomeo, nato intorno alla metà del secolo, il rappresentante di maggior peso della famiglia nella seconda metà del Trecento. Studiò diritto e le fonti lo ricordano come legum doctor fin dagli anni Settanta.
Giovanni dovette legarsi precocemente e stabilmente al partito dei Forteguerra, contrapposto alla fazione guinigiana. I M. erano legati ai Forteguerra anche da vincoli parentali: la moglie di Forteguerra Forteguerra era infatti una Maulini, e quando Maddalena di Forteguerra ebbe a vendere alcune rendite nel 1408 citò Gherardino di Bartolomeo come suo consanguineo più prossimo (Arch. di Stato di Lucca, Diplomatico, 27 giugno 1408); nel dicembre 1390, inoltre, Nicolao di Bartolomeo, fratello di Giovanni e di Gherardino nonché mercante attivo e residente a Parigi, faceva procura «ad lites et causas» in Forteguerra Forteguerra (ibid., 12 dic. 1390). Negli anni Ottanta Giovanni maturò una posizione di primissimo piano nella vita politica cittadina; già nel 1380 detenne per la prima volta la carica di anziano, che avrebbe nuovamente ricoperto nel 1384 e nel 1391; nel 1387 raggiunse il gonfalonierato di Giustizia. La sua ascesa fu sicuramente connessa alla crescita e al consolidamento del potere della parte forteguerriana dopo la morte di Francesco Guinigi (5 giugno 1384). Si fece infatti sempre più teso il confronto tra le due principali fazioni; emergeva con forza in quel torno di anni il prestigio di Bartolomeo Forteguerra, che intensificò gli sforzi per porre fine all’egemonia degli avversari assestando un colpo decisivo con l’abolizione della giunta dei Dodici sulla conservazione della libertà, voluta da Francesco Guinigi; al posto di questa il Consiglio generale promosse la creazione dei dodici «comixarii palatii super bono statu civitatis», tra cui figurò anche Giovanni, che ricoprì quella funzione anche in seguito. La sua partecipazione al Consiglio generale e a quello più ristretto dei Trentasei fu in quel periodo continuativa, anche in qualità di invitato (invitato era stato peraltro pure in alcune occasioni alle riunioni dei Dodici sulla conservazione della libertà); fece parte di numerose balie e di collegi di rilievo come quello che si occupava dell’elezione del podestà o di quella del maggior sindaco; nell’aprile 1387 fu avvocato del Comune; in qualità di membro del consiglio direttivo del Collegio dei giudici e dei notai detenne con continuità la funzione di giudice delle vicarie del territorio. Fu inoltre membro di ambascerie, tra le quali si ricordano quella a Firenze e a Siena con Giannino Spada, nel 1384; a Genova, dove nel 1385 fu inviato con il cancelliere Guido da Pietrasanta per chiedere il rilascio di merci lucchesi sequestrate dalle autorità locali; con Arrigo Sandei nello stesso anno visitava Gian Galeazzo Visconti, per ringraziarlo di aver ricevuto in lega i Lucchesi e ringraziare Nicoletto Diversi che aveva fatto da tramite con il conte; particolarmente rilevante una seconda missione a Pavia nel maggio 1389, quando, con Nicolao Ceccorini di Poggio, Giovanni fu incaricato di trattare le condizioni di adesione a una nuova lega che si profilava tra Milano, Firenze e Bologna: si trattava di limitare per Lucca i rischi del pericoloso coinvolgimento in un’alleanza che esponeva il territorio a danni e saccheggi; si intendeva nel contempo garantire, senza incorrere nelle ire del duca, la permanenza a Lucca di alcuni banditi e ribelli, «et la ragione si è – avvertivano gli Anziani nelle istruzioni ai commissari – perché Lucca è poco popolosa et a dovere tutti scacciare sere’ guastare la nostra cità, come ne le leghe vecchie porrete chiaramente mostrare» (R. Arch. di Stato in Lucca, Regesti, II, p. 273). La brillante carriera di Giovanni fu troncata dal coinvolgimento diretto nei fatti che nel maggio del 1392 conclusero drammaticamente il confronto tra le due sette cittadine; il 12 maggio un sanguinoso conflitto armato ebbe come esito l’uccisione del gonfaloniere Forteguerra Forteguerra e di Bartolomeo Forteguerra; i Guinigi riconquistarono il primato abbandonandosi subito a vendette ed epurazioni; tra i cittadini colpiti, Giovanni dovette subire l’esilio a Roma. Assai travagliato fu l’allontanamento dalla città; Giovanni era infatti malato – come ricordano alcune notazioni nei registri delle riformagioni e il testo di una petizione rivolta agli Anziani dai suoi parenti, che intercedevano per ottenere una dilazione dei termini previsti per raggiungere Roma; il 18 maggio 1392 era comunque a Pisa, dove costituiva suoi procuratori il suocero Giovanni di Puccinello Mingogi e il fratello Gherardino. Morì probabilmente nel 1395.
Figura non secondaria in seno alla famiglia in quel periodo cruciale della storia lucchese fu anche quella di Nicolao di Gherardino; zio paterno di Giovanni, Gherardino e Nicolao, di cui figura come tutore in un documento del 1363 (Arch. di Stato di Siena, Diplomatico Mazzarosa-Cittadella, 6 genn. 1363), è citato nelle fonti come miles almeno a partire dagli anni Sessanta.
Partecipò alla vita politica cittadina come membro dei Consigli generale e dei Cinquanta subito dopo la riconquista della libertà dal dominio pisano nel 1369; allorché però, nel luglio 1370, la riforma popolare dell’amministrazione cittadina si tradusse nell’esclusione dei maggiori consortati dagli incarichi di vertice (anzianato, vessilliferato, gonfalonierato, pennonierato), egli giurò con altri magnati di accettare le condizioni restrittive che avrebbero tuttavia consentito la detenzione di incarichi non secondari; Nicolao ricoprì da allora con assoluta continuità la carica di vicario nelle circoscrizioni più importanti del territorio lucchese, come Castiglione, Camporgiano, Coreglia, Valdilima, Valleriana, veri e propri baluardi del dominio contro le iniziative di ribelli e sbanditi; proprio nella sua qualità di vicario di Castiglione rivolse agli Anziani una petizione il 15 luglio 1378 per segnalare provvedimenti necessari al funzionamento della rocca. Nel 1395 fu ambasciatore a Milano con Giovanni Garzoni, per congratularsi con Gian Galeazzo Visconti che aveva acquisito il titolo ducale. I fatti del maggio 1392 lo videro implicato solo marginalmente, tanto che la sua carriera non ne risultò gravemente pregiudicata: nonostante infatti la rimozione dall’incarico di vicario di Castiglione conferitogli per gli ultimi sei mesi del 1392 («maxime cum terra Castilionis sit principali set a qua quasi tota illa contrata dependet in partibus Garfagnana», recita il testo di un provvedimento degli Anziani del 19 maggio 1392; Ibid., Consiglio generale, 12, p. 104), egli ebbe un incarico analogo in una zona meno strategica del territorio lucchese, Massa Lunense. Tornò quindi a ricoprire l’incarico di vicario fino all’epoca del governo di Paolo Guinigi. Morì probabilmente tra la fine del primo e l’inizio del secondo decennio del Quattrocento.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Consiglio generale, 1-12; 702-703; Diplomatico, Arch. di Stato, 26 maggio 1233; 5 ag. 1315; 23 luglio 1330; 5 ott. 1385; 12 giugno 1387; 14 maggio 1389; 12 dic. 1390; 31 ag. 1392; 27 giugno 1408; ibid., S. Ponziano, 4 dic. 1237; ibid., Spedale di S. Luca, 2 apr. 1343; ibid., Mazzarosa-Cittadella, 6 genn. 1363; Rocchi Burlamacchi, 1° febbr. 1350; 2 dic. 1394; Arnolfini, 23 febbr. 1363; Capitoli, 52, p. 19; Bigazzi (acquisto), 9 apr. 1365; Recuperate, 23 febbr. 1363; 18 maggio 1392; 12 nov. 1375; G. Sercambi, Croniche, a cura di S. Bongi, Roma 1892-93, ad ind.; R. Arch. di Stato in Lucca, Regesti, II, Carteggio degli Anziani, a cura di L. Fumi, Lucca 1903, ad ind.; III, 1, Carteggio di Paolo Guinigi, a cura di L. Fumi - E. Lazzareschi, ibid. 1925, ad ind.; Il memoriale di Iacopo di Coluccino Bonavia medico lucchese, a cura di M. Pittino Calamari, in Studi di filologia italiana, XXIV (1966), p. 368; Arch. di Stato di Lucca, Anziani avanti la libertà. Lucca, 1330-1369, a cura di S. Nelli - G. Simonetti, I, Lucca 2007, ad ind.; C. Meek, Lucca 1369-1400, Oxford 1978, ad ind.; A. Romiti, Le commissioni parlamentari lucchesi agli albori della Repubblica, in Actum Luce, VIII (1979), pp. 112, 115, 117, 121, 134; L. Green, Lucca under many masters, Firenze 1995, ad ind.; G. Tori, Forteguerra, Bartolomeo, in Diz. biogr. degli Italiani, XLIX, Roma 1997, pp. 141-144.