Rakosi, Matyas
Politico ungherese (Ada, Vojvodina, 1892-Gorki 1971). Incontrò Lenin a Pietrogrado nel 1918; tornato in Ungheria, fu commissario alla Produzione sociale e vicecommissario al Commercio nel governo comunista di Béla Kun. Costretto a lasciare il Paese, divenne (1920-24) segretario dell’esecutivo del Comintern; rientrato clandestinamente in Ungheria, fu condannato una prima volta (1925) a dieci anni di carcere, poi (1933) all’ergastolo; fu liberato (1940) in seguito a uno scambio di prigionieri politici fra URSS e Ungheria. Tornato in Ungheria (1944), quale segretario del Partito comunista ungherese, vicepresidente (dal 1945) e presidente (dal 1952) del Consiglio, dominò di fatto il Paese. Nel 1956, non essendosi adeguato agli orientamenti del 20° Congresso del PCUS, dovette dimettersi e fu esiliato nell’URSS. Nell’apr. 1958 N.S. Chruščëv lo accusò di aver provocato con il suo estremismo stalinista l’insurrezione del 1956. Nel 1962 fu espulso dal Partito comunista ungherese.