• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

matto

di Lucia Onder - Enciclopedia Dantesca (1970)
  • Condividi

matto

Lucia Onder

Si rilevano nell'uso di questo aggettivo due diverse gradazioni d'intensità. La più forte dà m. nello stesso grave significato con cui D. usa ‛ folle ' (v.), cioè " contrario alla ragione ", che dev'essere guidata dalla grazia di Dio: così in Pg III 34 matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone. Ma il Bosco (D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 56 n. 1 e 63 n. 5) propende a credere che il termine valga semplicemente " sciocco ".

In If XI 82 matta / bestialitate, a giudizio del Boccaccio, l'aggettivo è superfluo, " perciò che bestialità e mattezza si posson dire essere una medesima cosa "; in realtà la bestialità (v.) è m. in quanto denota un atteggiamento che esula dalla natura umana che è regolata dall'intelletto: essa è caratteristica anche della compagnia malvagia e scempia che sarebbe divenuta tutta ingrata, tutta matta ed empia (Pd XVII 64) contro D. durante l'esilio.

Con il valore dispregiativo di " stolto ", " insensato ", M. ricorre in Cv II X 10 Meglio sarebbe a li miseri grandi, matti, stolti tanto infamati (v. anche MATTERIA; mattia); ugualmente in Detto 362. Con valore analogo il termine è riferito alle pecore (Pd V 80) che, prive di discernimento, agiscono ma lo 'mperché non sanno (Pg III 84; cfr. per l'immagine Cv I XI 9). D. userebbe un termine tecnico di pastorizia, ché " matte " sono definite dai mandriani le pecore affette da " cenurosi ", un disturbo nervoso che i mandriani chiamano " capostorno ", a causa di strani movimenti del capo, dei salti, ecc., che in certi casi si manifestano. Con efficace analogia D. paragona l'eccitazione disordinata delle pecore al contegno ribelle di taluni cristiani.

Interessante è l'espressione per un matto guardamento d'occhi (Rime dubbie V 15), dove l'aggettivo ha probabilmente il valore di " malizioso ", come s'intuisce dai versi seguenti, nei quali lo sguardo è paragonato a dardi e stocchi.

Il valore predominante del termine mat nel francese antico, di " afflitto ", " abbattuto ", " triste ", si può probabilmente attribuire a m. in If XXVIII 111, dove Mosca dei Lamberti è presentato nell'atto di allontanarsi come persona trista e matta avendo ripensato alla disgrazia della sua famiglia e a quella della gente tosca di cui egli stesso è responsabile. Sicché trista e matta sarebbe una dittologia; ma secondo l'interpretazione vulgata m. varrebbe " fuori di sé ". Lo stesso significato in Fiore CXXXII 4: qui l'aggettivo è accoppiato a ‛ tapino ' e riferito a Falsembiante e a Costretta Astinenza, i pellegrini che andavan sì matti e si tapini, " umili e dimessi " (Parodi).

In Detto 361 e 362 Perch'Amor m'aggia matto, / o che mi tenga a matto / Ragion, cui poco amo, / già, se Dio Piace, ad amo / ch'ell'aggia non m'ha crocco, il termine compare due volte, in rima; nel primo caso (al v. 361) m. è probabilmente participio passato di ‛ mattare ' (v. voce seguente) e vale " vinto " (Parodi), ma non si esclude che esso sia tratto dall'espressione in uso nel gioco degli scacchi (v. MATTO).

Bibl. - P. Di Mattei, Sulle " pecore matte " di D., in " Nuova Ant. ", n. 2042 (febbr. 1971) 254-258.

Vocabolario
matto²
matto2 matto2 agg. e s. m. [dall’arabo-persiano (shāh) māt «(il re) è morto», negli scacchi]. – Nel gioco degli scacchi, si dice che il re è matto, o che ha ricevuto scacco matto, quando non è possibile sottrarlo all’offesa di un pezzo...
mattata
mattata s. f. [der. di matto1], non com. – Azione da matto: fare una m.; sono stanca delle sue mattate.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali