• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

BATTINI, Mattia

di Francesco Santi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
  • Condividi

BATTINI (Batini), Mattia

Francesco Santi

Nacque a Città di Castello nel 1666; recatosi giovanissimo a Perugia, divenne scolaro del pittore Pietro Montanini (ottenne la cittadinanza perugina l'11 giugno 1713). Alternò tuttavia la sua attività fra Perugia e la città natale, dove nel 1688 dipinse un gonfalone (perduto) per le confraternite di S. Spirito e della Madonna del Carmine. Sempre a Città di Castello dipinse ad affresco la cupola della cappella della Madonna nella chiesa del Gesù con l'Incoronazione della Vergine esanti (scomparsa), le lunette nella chiesa delle monache di S. Benedetto (scomparse); sin dal 1684 aveva affrescato con grottesche e Storie di s. Barbara la volta dell'omonima confraternita (tuttora esistenti). Altri lavori eseguiti nella città natale (scomparsi) erano un grande affresco sopra la distrutta porta di S. Egidio (Madonna del Belvedere, S. Egidio e Processione con veduta del colle del Santuario del Belvedere; ne fu tratta una stampa da I. Lazzari), altro affresco nella chiesa del Belvedere e la volta della Chiesa Nuova dei filippini. Per la vicina Fratta (Umbertide) eseguì una grande tela con l'Ultima Cena, scomparsa durante l'occupazione francese. Altri quadri, provenienti dalla chiesa di S. Domenico ed anch'essi perduti, erano nella casa Paci in Città di Castello (Adorazione dei Magi, Natività).

A Perugia, dove godette della protezione della famiglia patrizia dei Graziani, operò più a lungo: nella chiesa di S. Domenico lasciò varie tele ed affreschi nella sacrestia (Fatti della vita di S. Pio V, Gloria di S. Domenico); due tele con Episodi della vita di s. Bernardo, nella chiesa di S. Giuliana, scomparse; un piccolo Presepio su tela nella sacrestia di S. Maria della Misericordia o dell'Ospedale (perduto); una tela con i Ss. Atanasia e Andronico sull'altare degli Orefici nella chiesa di S.Spirito; gli affreschi nella volta e la tela con la Concezione nella chiesa delle monache di S. Caterina; due tele con S. Francesco e S. Lodovico ai lati dell'altare dell'oratorio della confraternita dei disciplinati di S. Francesco. Ma la maggiore opera superstite del pittore è la serie di cinque tele (S. Sebastiano e S. Rocco ai lati del finestrone; S. Filippo, S. Agostino, S. Giacomo sul soffitto) nell'oratorio della confraternita di S. Agostino; opera pure impegnativa, ma scadente, è il complesso di affreschi della cupola della chiesa della Madonna di Mongiovino nei pressi di Perugia. Nel 1704 ridipingeva la grande "mostra" ad affresco dell'orologio del palazzo dei Priori in Perugia, ora scomparsa.

La critica è unanime nel giudicare il B. pittore fiacco e scorretto, specie nelle opere di maggiori proporzioni; più piacevole e interessante nelle piccole tele, che ai tempi dell'Orsini e del Siepi si trovavano numerose nei palazzi perugini, soprattutto in quello dei Graziani.

Il B. fu membro dell'Accademia del disegno, presso cui fu conservata la sua maschera funebre. Morì a Perugia il 22 ag. 1727 e fu sepolto in S. Fiorenzo. Anche il figlio Michelangelo fu pittore quadraturista e tale attività era esercitata, a dire dell'Orsini da altri discendenti del pittore al primi dello scorso secolo.

Fonti e Bibl.: B. Orsini, Guida al forestiere per la città di Perugia, Perugia 1784, pp. 59, 60, 66, 150, 153 s., 295, 333, 338, 346; Id., Mem. de'pittori perugini del sec.XVIII, Perugia 1806, pp. 21-27; S. Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 181, 193, 202, 203, 459, 497, 525, 663, 691, 715, 716, 825, 826, 920; G. Mancini, Memorie di alcuni artefici del disegno... in Città di Castello, Perugia 1832, pp. 209-218; G. Muzi, Memorie civili di Città di Castello, Città di Castello 1844, II, p. 202; A. Rossi, Note al Morelli, in Giorn. di erudiz. artistica, IV(1875), p. 215; L. Bonazzi, Storia di Perugia, II, Perugia 1879, p. 454; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia, Foligno 1895, p. 76; F. Canuti, Il Santuario di Mongiovino, Perugia 1954, p. 43; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 44.

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). lunétta lunétta Porzione di parete compresa fra l'arco di intersezione della parete stessa con la volta e il piano di imposta di quest'ultima. Le volte che hanno la lunetta sono quelle a generatrici perpendicolari alla parete (a botte, a crociera, a padiglione) o quelle la cui forma geometrica risulta dall'intersezione ... oratorio religione Secondo il Codex iuris canonici, luogo destinato, su licenza dell’Ordinario, al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli e al quale possono accedere anche altri fedeli con il consenso del superiore competente; sono considerati oratorio a tutti gli effetti anche le cappelle ... pittura Arte di dipingere, raffigurando qualche cosa, o esprimendo altrimenti l’intuizione della fantasia, per mezzo di linee, colori, masse, valori e toni su una superficie. I procedimenti che permettono di fissare su una superficie (supporto) sostanze coloranti o pigmenti, secondo la volontà e il progetto ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Arti visive
Vocabolario
mattìa
mattia mattìa s. f. [der. di matto1], non com. – Mattezza, sia nel suo sign. astratto: Loda l’ingegno, loda la mattia (Giusti); sia in quello concreto: dire, fare mattie.
matto¹
matto1 matto1 agg. e s. m. (f. -a) [forse lat. tardo mattus, matus «ubriaco»]. – 1. a. ant. Stupido, stolto: così m. come egli è, senza alcuna cagione è ... fuori d’ogni misura geloso di me (Boccaccio). Privo di discernimento: Uomini siate,...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali